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«Per chi voterei? Con Renzo no, sicuro»

Simona Di Terlizzi
L'ignoranza sul referendum costituzionale ad Andria, soprattutto tra i giovani
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Il 4 dicembre 2016, gli italiani saranno chiamati ai seggi elettorali per l’approvazione o meno del referendum Costituzionale. Si voterà per riformare il Senato, per l’abolizione del bicameralismo perfetto e del Cnel, e per regolare le relazioni tra Stato e Regioni.

Ma, effettivamente, quanti sono a conoscenza di tutto questo?

L’11 ottobre 2016, un giornalista di Teledehon ha percorso le strade della nostra città durante il mercato del lunedì, domandando cosa si fosse deciso di votare per la riforma: l’ignoranza sull’argomento da parte degli adulti è stata sbalorditiva, si limitavano a rispondere con un “sì” o con un “no” ma senza dare una motivazione effettiva. Fa sorridere e riflettere il commento di una signora che, con vitalità, affermava : «Con Renzo no, sicuro»; e se il nostro caro Presidente del Consiglio ha cambiato cognome, anche il referendum diventa tutt’altro, addirittura un’elezione.

Tra chi diceva di non essersi ancora informato e chi aveva promesso di farlo, è passato più di un mese. Il video ha spopolato tra i giovani, tutti si sono fatti quattro risate nel vederlo e qualcuno  ha anche accennato una smorfia di disgusto per i suoi concittadini.

E i ragazzi, cosa ne sanno del referendum? In un sondaggio fatto su 60 neo maggiorenni andriesi (tra i 18 e i 20 anni), 51 non conoscono gli argomenti della riforma; 9 si sono astenuti dal rispondere e, se la matematica non è un’opinione, nessuno ha saputo controbattere alla questione.

Sarebbe facile attribuire la colpa alla poca propaganda televisiva o al Governo stesso, eppure chi decide di non esprimere un giudizio, lo fa per pura e semplice “pigrizia”.

«La politica non mi interessa». È stata questa  una delle risposte più frequenti che potrebbe trovare giustificazione se consideriamo che la semplice proposta del referendum risulta incomprensibile o rifiutata dai membri più illustri del PD.

Politica e scuola – L’istruzione scolastica è nata per essere apolitica, anche se dovrebbe aiutare i suoi studenti a comprendere il funzionamento del loro Paese (la chiamavano “Educazione Civica”), accanto ai corsi di Diritto ed Economia. D’altro canto, i ragazzi dovrebbero risvegliarsi dal loro “letargo” e prestare orecchio a quelle parole, interessarsi e far sentire la propria voce.

Non si discute se scegliere un partito piuttosto che un altro.  Si parla del futuro dell’Italia, del suo cambiamento e, se possibile, anche di un suo miglioramento.

 

 

Articolo scritto da Simona Di Terlizzi  – IV L, Liceo Linguistico C. Troya – nell'ambito del progetto Alternanza scuola/lavoro 

lunedì 14 Novembre 2016

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Leonardon Matera
Leonardon Matera
7 anni fa

Hegel sosteneva che la lettura del giornale è la preghiera del mattino del laico.A questa affermazione, aggiungerei quella che informarsi è dovere di ogni cittadino a cui prema la res publica. Informarsi, non condividere link senza verificare le notizie perché “nonsisamai”, non mettere il mi piace a post.Documentarsi, approfondire: parole ridotte ad ectoplasmi in un mondo dove si ha la presunzione di essere tuttologi solo perché si ha una tastiera collegata col web.Internet senza uno spirito critico genera idioti. La Costituzione è la summa delle regole poste a base della nostra convivenza civile ed ogni cittadino ha il dovere di informarsi per farsi una propria idea ed esprimerla attraverso il voto. Penso sia giunto il momento di subordinare il principio del suffragio universale all’esercizio del diritto di voto:chi non lo esercita, votando anche scheda bianca purchè voti, lo perda.

Alessandro Rendine
Alessandro Rendine
7 anni fa

Il vero problema è che si parla di “cambiamento e, se possibile, anche di miglioramento” ma poco o nulla si sa -in effetti- delle variazioni del testo costituzionale sottoposto a referendum. Chiedo alla sig.na Di Terlizzi se ha letto e valutato tali modifiche e, magari, di spiegare come è possibile coniugare le belle parole (cambiamento e miglioramento) con la semplice sostituzione di Senatori eletti dal popolo con Senatori nominati (da fatto dai segretari di partito) o con la compressione del diritto dei cittadini di proporre leggi (si passerebbe da 50mila a 150mila firme necessarie) o con lo svilimento dei poteri della Consulta, atteso che -secondo il nuovo testo- la nomina dei Giudici Costituzionali diventerà un affare di Governo (la Corte ha il compito di valutare la costituzionalità delle leggi, anche di quelle proposte dal Governo o fatte approvare dal Governo).Attendo fiducioso.