Oggi, 26 Giugno, si celebra anche ad Andria la “Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga”: Nino Milazzo del Club Famiglie “Uniti per vivere” della Parrocchia di San Giuseppe Artigiano affida a una lettera aperta alcune riflessioni sull’abuso di sostanze che provocano danni, nei giovani e negli adulti, soffermandosi sull’alcool, dopo una lunga esperienza del lavoro di volontariato con famiglie che hanno problemi di alcol e droga.
«Vi siete chiesti che significato ha l’alcol, contenuto anche nel vino, per i nostri ragazzi, i giovani, gli adulti?
L’alcol è una sostanza tossica, psicoattiva, cancerogena, calorica e può provocare dipendenza al pari di tutte le “droghe illegali” che i nostri ragazzi possono acquistare dovunque. Molti ragazzi lo utilizzano per “sciogliersi”, sentirsi meno timidi, più coraggiosi o per rendere più lievi le difficoltà, sensazioni effimere e che presentano il conto immediatamente alla loro salute.
L’alcol è la sostanza essenziale di tutte le bevande “alcoliche” la cui caratteristica principale è agire attivamente sul cervello (sostanza psicoattiva) provocando sensazioni iniziali di piacere, euforia, disinibizione che spingono chi beve ad abbassare la percezione del rischio, ad aumentare progressivamente le quantità consumate conseguendo la perdita del controllo razionale di idee e azioni e uno stato generale di intossicazione (ubriachezza) che può evolvere sino al coma etilico.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 15 anni, in Italia con la Legge 8.11.2012 n.189 vige il divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni.
Il fenomeno a cui dobbiamo porre attenzione è anche il “binge drinking” che ci dice chiaramente come l’assunzione di alcol viene praticata per gli effetti desiderati di sballo e non tanto per accompagnare i pasti. Il “binge drinking” è una modalità di consumo di bevande alcoliche caratteristica in particolar modo delle fasce di popolazione giovanile e sviluppatasi inizialmente nei Paesi del Nord Europa. Con questo termine si vuole normalmente identificare una modalità di “consumo eccessivo episodico” concentrato in un arco ristretto di tempo di bevande alcoliche di qualsiasi tipo in modo consecutivo. In Italia questo tipo di comportamento è da molti anni rilevato dall’ISTAT attraverso l’indagine Multiscopo sulle famiglie come un consumo di oltre 6 bicchieri di bevande alcoliche (un bicchiere corrisponde ad una UA standard contenente 12 grammi di alcol puro), indipendentemente dal sesso, concentrato in un’unica occasione di consumo.
Le percentuali di binge drinker sia di sesso maschile che femminile aumentano nell’adolescenza e raggiungono i valori massimi tra i 18-24enni (M=22,2%;F=8,6%).
Quando si tratta di bevande alcoliche, non può esistere un rischio pari a zero e qualsiasi modalità di consumo comporterà un rischio, tanto più elevato quanto maggiore sarà la quantità di alcol consumata.
Comunque, trattandosi però di bevande piacevoli al palato, che vengono ampiamente consumate e che fanno parte delle tradizioni alimentari del nostro Paese, sia gli operatori sanitari sia coloro che si occupano di comunicazione scientifica devono affrontare l’argomento in maniera corretta. In altri termini, occorre evitare di generare fraintendimenti, di fornire alibi a consumi voluttuari o persino di indurre nuovi comportamenti a rischio, in quanto non esistono dati che autorizzino a suggerire agli astemi di divenire bevitori, seppure nel gruppo di consumo a basso rischio. Anche l’indulgenza nei confronti di vino e birra dovrebbe essere riconsiderata: è vero che contengono meno alcol di altre bevande alcoliche, ma restano comunque la maggior fonte alimentare di etanolo, sostanza cancerogena e tossica. La piccola quota di componenti bioattivi in essi contenuta e irrilevante rispetto alla quantità di etanolo presente. É per questo motivo che le organizzazioni internazionali raccomandano estrema prudenza nel consumo di etanolo, indipendentemente dalla bevanda che lo contiene, sia essa vino, birra, amari o liquori.
Dobbiamo essere chiari con l’alcol, che come sostanza tossica e cancerogena, non può essere proposta ai giovani come diversa dalle droghe illegali e neanche ci si può far abbindolare dall’industria degli alcolici, anche se abbiamo bisogno di risorse economiche per le nostre iniziative. L’industria ha lo scopo primario del profitto, talvolta anche a scapito della persona, della salute, del benessere sociale, che genera conseguenze a cascata e costi sociali ed economici incalcolabili. Coloro che si propongono come educatori non si possono prestare a questo gioco, perché possiamo constatare cosa fanno i nostri ragazzi lasciati a se stessi nel centro storico, come non vanno a ricercare la bottiglia doc e come si procurano i bidoncini di vino sfuso a buon mercato per sballarsi.
Nessuno ha iniziato con una damigiana e nessuno ha previsto di arrivare a situazioni indescrivibili da un bere considerato “sociale”».
Non c'è nemmeno bisogno di rispondere come l'altra volta, anche perché sarebbe sprecato…se avessi voluto sapere che cos'è l'alcol e quali sono i suoi effetti l'avrei cercato su Google. Ho notato che avete steso anche una percentuale sul “binge drinker” tra ragazzi e ragazze compresi nella fascia di età di 18-24 anni. “Possiamo constatare cosa fanno i nostri ragazzi lasciati a se stessi nel centro storico, come non vanno a ricercare la bottiglia doc e come si procurano i bidoncini di vino sfuso a buon mercato per sballarsi”…cari signori&signore e caro scrittore, voi che volete tanto fare le brave persone della situazione sappiate che,
I VOSTRI FIGLI SONO I PRIMI A RICERCARE LA BOTTIGLIA DOC, E SONO I PRIMI A PROCURARSI I BIDONCINI (L tra letr) DI VINO SFUSO A BUON MERCATO PER SBALLARS