Cultura

E silenzio fu

Vincenzo D'Avanzo
Il fischio del capostazione quel giorno lacerò il cielo procurando a san Pietro una giornata movimentata: abituato ad accogliere le anime alla spicciolata, all'improvviso se ne vide arrivare 23 tutte insieme
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Si avvicina il secondo anniversario di quel tragico 12 Luglio 2016, a distanza di due anni si attende ancora giustizia. Nei prossimi giorni si alterneranno celebrazioni, probabilmente sarà scoperta una targa commemorativa presso la stazione di Andria, altre lacrime pubbliche saranno versate e ancora critiche saranno mosse. Nonostante le promesse dei rappresentanti istituzionali, a tutti i livelli, la giustizia tarda ad arrivare e logora, come un macigno, la responsabilità di chi ha il potere di cambiare le cose e non lo fa!

Riproponiamo oggi un racconto già pubblicato, lo scorso anno, sulle nostre pagine a firma di Vincenzo D’Avanzo per i nostri “racconti della domenica”. A questo seguirà, domenica prossima, la parte seconda del racconto.

Il racconto

Il fischio del capostazione quel giorno lacerò il cielo procurando a san Pietro una giornata movimentata: abituato ad accogliere le anime alla spicciolata, all’improvviso se ne vide arrivare 23 tutte insieme e il poveretto andò in panico. Le mise nell’anticamera avvisandole che dovevano aspettare il giudice. Invano l’anima del poliziotto cercò di spiegare che quelli che avevano bisogno del giudice erano i responsabili del disastro sulla terra. Ma san Pietro non volle sentire ragioni. Per fortuna Alessandra al momento dello schianto aveva esclamato: “Madonna Ausiliatrice!”. La nonna, con un filo di voce, aveva invocato: “Madonn du Carmn, u mninn!”. La Madonna senza badare ai titoli, appena ascoltate quelle invocazioni disse al Figlio: “bada tu al bambino della vecchietta” e si precipitò all’ingresso del Paradiso e diede disposizioni a san Pietro di farli entrare immediatamente. San Pietro cercò di resistere dicendo che le disposizioni che aveva erano per lui vincolanti, ma la Madonna tagliò corto e per la prima volta anche lei fu costretta a utilizzare una frase molto in voga sulla terra: “che devo ricordarti chi sono io?” “No per carità”, rispose Pietro arrossendo e spalancò il portone: ed ecco Rossella, Gabriele, Serafina, Luciano, Giovanni, Francesco, Donata, Maurizio, Julia, Benedetta, Salvatore, Giuseppe, Albino, Enrico, Patty, Nicola, Pasquale, Jolanda, con la tesi di laurea in mano, ma Pietro la scambiò per un libro di preghiere e non disse niente. Quindi Michele, Maria, poi Alessandra vestita da clown. San Pietro cerca di fermarla ma la Madonna fece cenno di entrare; fu quindi il turno di Fulvio che si tolse subito il berretto in segno di saluto e infine Tonio con la tromba in mano. San Pietro questa volta, prima di prendere iniziative, guarda la Madonna per capire le sue intenzioni ma Lei lo fulmina con un sorriso e Pietro lascia entrare anche la tromba.

La Madonna circondata dalle 23 anime si recò dal Figlio proprio mentre Questi con garbo stava facendo rilevare al Padre che era molto dispiaciuto per il disastro avvenuto: “che sono andato a fare io sulla terra? Ad Andria poi mi venerano come il Salvatore”, disse con rispetto. Ma lo Spirito Santo spiegò che il Padre non c’entrava niente perché avendo creato l’uomo libero non poteva stare continuamente a correggere le fesserie che si facevano sulla terra. A questo punto la Madonna disse che quei 23 erano sotto la sua protezione e che quindi avrebbe gradito che fossero rimasti vicino a Lei nei primi tempi per poterli consolare.

Il Figlio acconsentì anche perché sulla terra gli uomini stavano dando fondo alla loro bontà: la gara di solidarietà nei soccorsi, nel donare il sangue, nel consolare i parenti diede soddisfazione al buon Dio: “vedi, disse al Figlio, io ho fatto dell’uomo un capolavoro, peccato che a volte egli si fa abbindolare dal serpente. Infatti qualcuno si è precipitato sul luogo del disastro per accaparrarsi incarichi professionali, ma questi sono la eccezione. Vedi invece i tifosi dell’Andria come si danno da fare con l’acqua. Per tutto questo bene che gli uomini stanno facendo sul luogo del disastro le 23 anime saranno privilegiate”.

Quando tutti ebbero preso posto Tonio, con la sua naturale timidezza, disse alla Madonna: “noi non abbiamo bisogno di essere consolati, qui stiamo bene. È sulla terra che c’è bisogno di consolazione” e invitò la Madonna a guardare giù dove si vedevano chiaramente i suoi genitori che piangevano a dirotto mentre i familiari tentavano di consolarli ma non riuscivano a trovare le parole. La Vergine accarezzò il ragazzo e gli disse di non preoccuparsi: si fece dare dal Figlio 23 Arcangeli e li mandò sulla terra a collaborare con gli angeli custodi per asciugare le lacrime. Anche in due l’impresa non era facile e tuttavia si diedero da fare per lenire la sofferenza.

Fu un Arcangelo che, sostando a fianco dei parenti di Fulvio, si rese conto che la cosa che li tormentava era “la giustizia”. Lui poveretto non sapeva cosa fosse perché abituato al Paradiso dove c’è solo Amore e allora decise di ritornare su e chiedere che si trovasse il modo per concedere alle famiglie questa “giustizia”. Intervenne a questo punto san Riccardo che in silenzio gironzolava, insieme a san Biagio di Ruvo e san Cataldo di Corato, nei dintorni per rendersi conto che tutto andasse per il meglio: “per la giustizia sulla terra è complicato intervenire. Non ci intendiamo manco sulla parola. Avete visto che cosa è successo ai funerali? Tutti a chiedere giustizia e il capo romano (fiorentino di nascita) invece a promettere denari. Come si fa a spiegare che i familiari non sono interessati ai soldi ma vorrebbero che fossero puniti i responsabili del disastro in modo che mai più altri avessero a soffrire come loro?” L’arcangelo chiese allora cosa potesse fare sulla terra per favorire la giustizia: “tu non puoi fare niente, disse la Madonna, stai vicino alle persone che soffrono. Per la giustizia vediamo noi quello che si può fare: l’unica cosa che puoi dire loro è che prima o poi “lor signori” qui verranno e qui non si può barare; qui non servono carte bollate o timbri, qui si conosce tutto di tutti e il giudice non si fa corrompere nemmeno da me, che sono la madre”.

Poi disse alle 23 anime: “fate i turni a guardare giù e seguiamo tutto quello che combinano”. Fu ancora Tonio, che non riusciva a stare fermo, a chiedere alla Madonna di rimanere sempre alla balconata per poter guardare la mamma e il papà: “me li son goduti così poco”, disse sconsolato. Ma fare il turno per gli altri si rivelò di una noia mortale, si vedeva sempre lo stesso spettacolo indecoroso: uno dava la colpa all’altro, chi se la prendeva con la regione, chi se la prendeva con il governo ecc. … per poco non se la prendevano con chi era salito sul treno. E meno male che il capostazione era stato onesto: “la colpa è mia, aveva detto, ma in queste condizioni poteva succedere, anzi, è una fortuna che non sia successo prima. Io sono l’ultimo anello di una catena umana, ognuno dei quali poteva sbagliare”. Dal che era conseguenziale che tutto era dipeso dagli uomini che non erano intervenuti adeguatamente negli anni ciascuno secondo i propri poteri. Le responsabilità sembravano semplici, ma per chi doveva giudicare esse si complicavano sempre di più. Un giorno fu proprio Tonio a notare sui binari strani movimenti, poi più distintamente vide due treni che percorrevano lo stesso binario, uno contro l’altro. Ebbe paura di un nuovo incidente e allertò gli altri. Ma questa volta fu san Biagio a parlare: “calma, non succede niente, è una simulazione, vedrai che andrà tutto bene”. Tonio non capì e disse: “ma se non muoiono come fanno a capire quello che è successo a noi?” Allora san Riccardo lo fece sedere su una sua gamba e gli spiegò che sulla terra così sono abituati a fare. Quando succede una disgrazia prima vanno da Vespa, esperto in simulazioni, e poi i giudici fanno i processi. Solo che questa volta Vespa si è rifiutato perché gli avevano portato i due trenini ma avevano dimenticato la pista. A questo punto dissero che era meglio farla con i treni veri. E tutti salirono sopra dopo che i tecnici avevano controllato che i freni funzionassero bene. Il piccolo Tonio disse: io non capisco. San Riccardo rispose: “nemmeno io, ma io il treno non l’ho provato, a me fecero fare a piedi dall’Inghilterra ad Andria: arrivai stanco, tanto che mi sedetti al primo chiangaun che trovai, ma incidenti a piedi non se ne verificavano”.

Passò del tempo senza che accadesse granchè al punto che il 13 giugno 2017 si videro i familiari andare a manifestare davanti al tribunale. Tutti e 23 si affacciarono dal cielo per salutare e per vedere quello che accadeva. Ma mentre guardavano i familiari sulla piazza del duomo a Trani ecco un altro botto. Tutti e ventitre lo riconobbero e si girarono verso il Salento e videro altri due treni scontrarsi sullo stesso binario. Per fortuna questi treni andavano piano e non successe nulla di grave. Fu l’anima du vcchiaridd che a questo punto disse: “anime belle, andiamo a goderci il paradiso, tanto sulla terra non imparano mai niente. Hann fatt tutt quand u chiandedd l’ann passoit ma poue s n’han scrdoit”, disse in dialetto per non farsi capire dalla Madonna, ma Lei si rivolse a san Riccardo chiedendo di tradurre: l’anno scorso tutti hanno pianto ma poi se ne sono dimenticati. Maria assunse un atteggiamento bonario trattenendo a stento il sorriso. Fulvio, per recuperare il buon umore, prese la chitarra da un Serafino e intonò l’Ave Maria di Gounod, Tonio fu svelto a prendere la sua tromba e rese più struggente la musica. Si creò un silenzio in paradiso che si sentì fin sulla terra. Il Figlio sorrise compiaciuto alla Madre, senza nascondere un velo di invidia: sulla terra e in cielo vogliono più bene a te che a me. Non ti preoccupare, rispose Maria, e poi tentando di parlare il dialetto pugliese in omaggio al tributo ricevuto: “cherr ca ià r moie ià piure r tiue”.

Intanto sulla terra si preparavano manifestazioni, cerimonie, discorsi, discussioni, film ecc. in vista dell’anniversario. Ancora Tonio esclamò: “chissà che noia quel giorno!” Allora Alessandra disse: “perché non organizziamo noi una festa così non siamo costretti a sentire quello che dicono?”

Avuto il consenso tutti si diedero da fare: angeli, arcangeli, cherubini, serafini, beati, santi. I preparativi crearono un frastuono incredibile che si sentiva fino all’inferno. Belzebù salì allora in Paradiso per capire cosa stesse succedendo. Ma San Pietro lo fermò sulla porta e con la sua tipica saggezza popolare disse: il frastuono a volte serve per non sentire quello che si dice laggiù. Se sulla terra facessero silenzio il 12 luglio sentirebbero il palpito del cuore di quelle 23 creature. E anche Belzebù si commosse e chiese a san Pietro se per quel giorno poteva spegnere le caldaie nell’inferno per attutire il lamento dei condannati in modo che anche loro sentissero il palpito del cuore dei 23 angeli e per un giorno anche essi provassero AMORE. San Pietro disse ammiccando: fallo ma io non ne so niente. Comunque sappi che qui si sono quasi pentiti di aver creato l’inferno.

Il giorno della festa la vecchietta chiese però di concludere la festa alle ore 20 quando nella Cattedrale di Andria sarebbe iniziata la santa Messa, quando il Vescovo Mansi alzerà il pane e il vino l’intero universo farà silenzio: è il momento in cui il cielo e la terra formano un corpo unico; è il momento in cui noi sentiremo i nostri cari e loro sentiranno noi, sarà il momento in cui l’AMORE si rivelerà a tutti.

E così fu, anche sulla terra fecero silenzio.

domenica 1 Luglio 2018

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