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Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, a 4 anni dal naufragio di Lampedusa

Geremia Acri
I morti in mare sono diminuiti, ma sono aumentati in terra ferma nella non lontana Libia, l'importante che non galleggino più i corpi sul mare nostrum
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Si è celebrato, ieri, l’anniversario del naufragio di Lampedusa, avvenuto il 3 ottobre del 2013: 368 migranti morti annegati nel Mediterraneo nel tentativo di toccare le coste italiane.

Pochi furono i migranti salvati, rispetto ai 368 morti, molti dei quali donne e bambini. Quel giorno il mondo intero s’indignò, l’Europa e l’Italia versarono lacrime. Risuonò con vitalità e impeto, con lucidità e determinazione, tutti si sdegnarono e tante voci autorevoli pronunciarono la famosa frase, “mai più, mai più, mai più”.

Da allora sono passati solo 4 anni, ma la situazione è molto cambiata, forse in peggio. Sì, forse in peggio, è vero i morti in mare sono diminuiti, ma sono aumentati in terra ferma nella non lontana Libia, l’importante che non galleggino più i corpi sul mare nostrum.

Più di 15 mila migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo negli ultimi tre anni, con un picco di oltre 5 mila vittime nel 2016, tra morti e dispersi. Una media di quasi 14 persone annegate ogni giorno.

Sono queste le stime considerate più attendibili, quelle fornite dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), che riguardano il periodo che va dal gennaio 2014 a fine settembre 2017.

Nel frattempo l’Europa si è riempita di muri e l’immigrazione è sempre più vista come una emergenza, un pericolo, una minaccia per la nostra piccola e appagata Europa che teme di perdere i vantaggi che uno sviluppo ineguale e iniquo le ha regalato. E’ anche stata istituita, con una legge voluta dal Parlamento e promulgata dal presidente della Repubblica il 21 marzo 2016, ( legge del 21 marzo 2016, n. 45, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n.76 del 1° aprile 2016), la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, per ricordare e comprendere le migrazioni.

Giornata della memoria: “al fine di conservare e di rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria” (art. 1).

Giornata della verità, per: “sensibilizzare l’opinione pubblica alla solidarietà civile nei confronti dei migranti, al rispetto della dignità umana e del valore della vita di ciascun individuo, all’integrazione e all’accoglienza” (art. 2).

Giornata per educare, “al fine di sensibilizzare e formare i giovani sui temi dell’immigrazione e dell’accoglienza” (art.2).

“Lampedusa sia faro per tutto il mondo, perché abbia il coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore”. Sono queste le parole con le quali Papa Francesco, in visita a Lampedusa, per ricordare la strage di migranti, concluse, la messa ringraziando i lampedusani sia per ”l’accoglienza” che per la ”tenerezza” verso gli immigrati.

L’uomo Bergoglio, venuto dalla fine del mondo, dal Continente Americano, ora Papa e Vescovo di Roma, quel giorno, lunedì 8 luglio 2013, pronunciò un’omelia molto sentita: «Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così suonava il titolo dei giornali quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta. Il mio pensiero è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare – aggiunse – a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta per favore».

E ancora: «Siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. La cultura del benessere che ci porta a pensare a noi stessi ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono illusioni del futile, del provvisorio, che portano alla globalizzazione dell’indifferenza. Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli o sorelle? Nessuno: tutti noi rispondiamo così. Chiediamo perdono per l’indifferenza, per chi si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno portato a situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore».

Ciò che addolora e rattrista è vedere con quanta indifferenza si permette che questi persone vadano incontro alla morte. Io mi sento sempre più in colpa, in quanto uomo tra gli uomini, perché con queste morti atroci ed ingiuste muore continuamente una parte della mia umanità ed un dubbio atroce impregna il mio animo: “Ho fatto tutto il possibile? O potevo fare ancora? Potevo osare di più? Signore Dio ti chiedo perdono”.

mercoledì 4 Ottobre 2017

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Riccardo  Nanni
Riccardo Nanni
6 anni fa

Chiedo se alla cerimonia fosse presente qualche VIP africano per commemorare i LORO morti