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Slot machines, oltre 67 milioni di euro bruciati ad Andria nel 2016. Ecco i dati

La Redazione
Impressionanti le cifre che emergono in merito al gioco d'azzardo e il dato allarmante è che i numeri continuano a crescere ogni anno
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Sembra scontato, ma quando si parla di slot machine o di “gratta e vinci” l’unico che vince è solo lo Stato. Ma anche le mafie e le società che gestiscono le macchinette e che molto spesso sfuggono al regime della contribuzione fiscale. È una vecchia storia, ma negli ultimi anni, come abbiamo già avuto modo di ripetere in diversi nostri articoli, il fenomeno delle slot machine è diventato veramente preoccupante per una serie di risvolti socio-culturali.

Da un recente rapporto dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato risulta che su tutto il territorio nazionale vi siano 418 mila macchinette (una ogni 70 abitanti), disponibili non solo in locali dedicati prettamente al gioco, ma anche all’interno di bar o tabacchi in modo da renderne più semplice e capillare la diffusione e l’utilizzo alle varie classi sociali e di età.

Una ricerca del Gruppo Editoriale Gedi spa ha analizzato il fenomeno città per città in modo da evidenziare, attraverso dati sensibili, quella che è la diffusione di questa piaga sul territorio italiano. Per quanto riguarda Andria risulta che a fronte di una popolazione di 100.331 abitanti con un reddito pro-capite pari a 12.577€€, l’importo speso per le slot machine è di 670 euro pro capite, il che significa che solo nel 2016 gli andriesi hanno sperperato nel gioco oltre 67 milioni di euro.

Dalla ricerca risulta che in città sono presenti 456 macchinette, di cui 340 accettano anche banconote in carta promettendo vincite (soprattutto perdite) più elevate. L’indice di virtuosità, che mette a confronto la media di Andria con le altre città italiane, ci vede nella metà “cattiva” e il dato ancor più scoraggiante è che il volume di gioco del 2016 è cresciuto di quasi 90 euro a testa rispetto all’anno precedente.

Vogliamo sottolineare come la presenza di cittadini con un’età media avanzata costituisca un rischio maggiore per la nostra comunità, come affermato da recenti studi. Nella terza età il gioco d’azzardo comincia a essere praticato per creare socialità, per alleviare il proprio vissuto oppure un’occasione per provare emozioni e divertimento. Peculiarità del gioco d’azzardo tra gli anziani sono la disponibilità di denaro certo (derivante da pensione, rendite, risparmi derivanti dalla vita lavorativa); la maggior disponibilità di tempo libero in una età in cui si gode ancora di buona salute; minori responsabilità familiari in quanto i figli sono ormai indipendenti; necessità di uscire di casa e socializzare. Da una indagine pubblicata nel 2013 da Fipac Confesercenti, in Italia il 23,7% delle persone tra i 65 e 75 anni ha un problema di gioco problematico o patologico.

Benchè sia certa la perdita, dunque, il giocatore continua a sfidare la matematica certo delle proprie sensazioni. A noi, invece, non resta che la sensazione di assistere ad un’emorragia di risorse che se spese sul territorio garantirebbero di certo la vittoria di tutti.

lunedì 18 Dicembre 2017

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