«Non t’insegnerò quello che già sai, io scommetto che li straccerai, il maestro è qua e ti benedirà, puoi esibirti, sbizzarrirti, è il momento tuo». A suon di queste parole de “Il maestro” di Renato Zero si è aperto l’incontro “Wanted”, organizzato dalla Pastorale Giovanile, che ha permesso ai giovani, il giorno 14 dicembre presso il liceo ginnasio statale “C. Troya”, di entrare in dialogo con il vescovo di Andria Mons. Luigi Mansi a proposito dell’importanza della figura di un maestro. Si è trattato di un vero e proprio confronto in cui ha fatto da padrone la testimonianza di due giovani andriesi Savino Paparusso e Michele Leonetti, che si sono raccontati, focalizzando l’attenzione sul valore degli educatori incontrati durante le loro esperienze di vita.
«Sono reduce da un’esperienza che mi ha formato e fatto crescere. Si tratta – ha dichiarato Savino Paparusso – di un percorso lavorativo di undici anni presso una nota pasticceria fuoriporta, dove ho avuto il piacere di essere guidato da un grande pasticcere, il signor Igino Massari, che mi ha arricchito molto dal punto di vista sia tecnico sia umano. Prima di lui, però, chi mi ha avviato alla professione e che mi ha spinto a mettermi in gioco è stato mio padre, anche lui pasticcere e mio grande punto di riferimento».
Il “testimone” è passato poi a Michele Leonetti, che ha parlato di sé: «Sono un seminarista all’ultimo anno di studi teologici. Mi piace immaginare il mio percorso in uno scenario fotografico. Ho davanti a me un baule colmo di fotografie, che ritraggono i momenti fondamentali del mio cammino. Guardandole mi rendo conto di aver fatto la scelta giusta, con la certezza di essere stato accompagnato da importanti punti di riferimento. La mia figura ideale di maestro fa a pugni con i maestri d’arte della tv, perché credo che un maestro debba accompagnare un giovane senza lanciargli fuoco e fiamme».
Il vescovo mons. Luigi Mansi ha affiancato le loro testimonianze, identificando il maestro non nella semplice figura di docente o professore ma in una qualsiasi persona di cui potersi fidare, che “ti fa lavorare, ma lo fa per il tuo bene”. Non si vive, infatti, senza maestri, proprio perché loro sono in grado di spronare i propri adepti alla ricerca e “un uomo che non cerca è già morto”. Per esprimere meglio il concetto egli ha fatto riferimento alla storia di S. Agostino e al ruolo talmente fondamentale che ha rivestito per lui S. Ambrogio, d’averlo spinto alla conversione al cristianesimo.
“Chi sono i vostri maestri?” è questa la provocazione che il vescovo lancia a noi giovani, invitandoci a riflettere sul valore della scelta di vita da perseguire. Scelta che deve essere finalizzata alla propria felicità, che si raggiunge facendo “ciò per cui si è venuti al mondo”.
La prova del nove sta, una volta intrapreso il cammino, nel voltarsi indietro e rendersi conto che la scelta compiuta era quella giusta. Se invece ci si rende conto d’aver fatto quella sbagliata, si può sempre cambiare strada.