«Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più».
Così Sant’Agostino cercava di definire la dimensione umana più labile, che già non esiste più nel momento in cui cerchiamo di stringerla in pugno. Ma noi siamo abituati a quantificare, a dare nomi, etichette: e allora cerchiamo di etichettare velocemente questo 2017, che si accinge a lasciarci.
Voi che aggettivo, che nome, che verbo, che parte del discorso usereste per indicarlo?
Noi abbiamo provato a racchiuderlo in qualche parola, ricordando non solo per il piacere di ripercorrere il passato, ma per guardare il sentiero che ha tracciato davanti a noi.
Diciamolo, il 2017 è ancora avvolto dalla coltre di tristezza e rabbia che ci ha lasciato il 12 luglio 2016: dopo 1 anno e mezzo, finalmente si sono concluse le indagini, è stato puntato il dito contro dei colpevoli (ben 19, secondo l’inchiesta), ma la verità sulla più grande tragedia che ha colpito Andria e tutta l’Italia sembra ancora lontana. Il ricordo dei nostri 23 fratelli è ancora vivo, grazie anche a iniziative come quelle promosse da alcune Associazioni: alberi di ulivo piantati per far germogliare la vita sul ricordo della catastrofe, balli e canti in onore di Alessandra Bianchino con “Dance with you”. Ma per il resto? L’odissea dei trasporti rimane immutata, gli studenti universitari non ricevono risposte concrete dalla politica, treni lumaca, bus sovraffollati che addirittura prendono fuoco…decisamente un capitolo da chiudere.
Non ce la caviamo meglio sulla questione ambiente, salute e mobilità: tra discariche sature che non accettano i nostri rifiuti (anche perché non è che il Comune di Andria sia proprio tra i migliori pagatori), discariche che qualcuno vorrebbe aprire intorno a noi (per esempio Tufarelle), discariche che sprigionano fumi tossici, la “barzelletta” delle chiusure a singhiozzo, soprattutto in estate, dell’isola ecologica, l’abbandono criminale di rifiuti ovunque, dalle campagne alle strade di città, i compattatori installati e mai messi in funzione, strade a pezzi, marciapiedi a pezzi, via Bisceglie di cui forse solo la talpa conosce il termine esatto per la fine dei lavori, le piste ciclabili di cui nessuno conosce l’esatto utilizzo, il bike sharing fallito, il Profilo della salute che, nonostante mille promesse, non c’è ancora e le morti, continue, per tanti mali… meritiamo una evidente bocciatura.
Ancora, non meglio si è comportata la politica locale: basti ripensare al solo mese di dicembre, tra le polemiche che a nulla hanno portato sulla presa di posizione di Laura Di Pilato fino all’eclatante epilogo del tentativo di scalata romana del Sindaco, che non potrà ancora ambire a uno scranno al Parlamento. Ma su questo argomento specifico non vogliamo dilungarci: una battuta cattiva, però, a tanta politica sterile che bada solo a coltivare il suo orticello senza curarsi del bene comune, senza prospettive a lungo termine in un territorio martoriato dalla disoccupazione, dalla criminalità, dal primato sui furti d’auto, da una pessima qualità della vita, dai cantieri mai finiti (entrambi i Licei cittadini e la Questura tanto per citare i più evidenti), oppure inaugurati ma inutilizzabili (Centro di aggregazione in via Fornaci, centro “Dopo di Noi” in villa Comunale, pista di pattinaggio…), da questa politica noi pretendiamo molto di più!
Ma non tutto è perduto, il 2017 non è proprio da buttar via: è stato anche l’anno in cui la Regione Puglia, prima in Italia, ha approvato la legge sulla clownterapia proposta dai consiglieri regionali andriesi, l’anno dell’inaugurazione (finalmente!) della s.p. Andria-Trani, l’anno del “Grande Fratello” della Polizia locale per sanzionare i comportamenti scorretti alla guida, dei grandi concerti estivi (Battiti Live e Ron) e di una bella edizione del Festival Castel dei Mondi, dei riconoscimenti agli andriesi illustri (premi ai ricercatori, ai musicisti, ai dirigenti andriesi, la prima Questore donna di Trieste è l’andriese Isabella Fusiello, il ballerino andriese Felipe Porro vince borsa di studio per New York), dell’impegno profuso da tante Associazioni per mantenere vivo il cuore bello di Andria, per dare una speranza ai più deboli, ai malati, alla ricerca scientifica per combattere il cancro, di esperimenti bellissimi come “La Tèranga” per combattere l’odio e il razzismo a tavola, dei premi e delle battaglie condotte dalle scuole per assicurare il meglio alle giovani generazioni, nonostante i tagli.
Niente cronaca per oggi, please, che quella non manca mai. E stanotte non fateci lavorare, rimanete con le mani e le dita a posto!
Chiudiamo questa veloce carrellata ricordando la scomparsa di mons. Calabro, a lungo Vescovo della Diocesi di Andria, di Carmine Fontana e di Michele Palumbo, a cui vogliamo dedicare, scusandoci, queste poche, umili parole.
Ci lasciamo con una delle frasi che più ci ha colpito, in questo 2017, pronunciata da Alina, sopravvissuta alla tragedia ferroviaria: «È cambiato tutto. Apprezzo di più ogni singolo momento, ogni giorno che mi è concesso».
Lottiamo per cambiare in meglio, ogni giorno, la nostra città: ce lo meritiamo.
Addio, 2017, e grazie di tutto.