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La Madonna della Grazia stende il suo mantello sulla comunità andriese: inaugurata la nuova chiesa

Sabino Liso
Sabino Liso
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Inaugurazione chiesa Madonna Delle Grazie
La grande vetrata di cielo stellato raccoglie ed avvolge in un'unica comunità l'assemblea dei cristiani
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Uno spazio sacro dove il moderno si fonde con una concezione cristiana che affonda le sue radici nell’antichità, che brilla di luce frutto di una progettazione dedicata a esaltare alcune immagini mariane di grande impatto: è stata inaugurata questa sera, dopo tanti anni di lavoro e grazie alle offerte di tanti parrocchiani e della famiglia Ruotolo, che tanti prelati ha dato alla comunità cristiana andriese, la nuova chiesa della “Madonna della Grazia”, alla presenza del Vescovo, mons. Luigi Mansi, del parroco, don Ettore Lestingi, di numerosi sacerdoti della diocesi, del Sindaco Nicola Giorgino e della stessa famiglia Ruotolo.

Già qualche mese fa, una cerimonia emozionante: a marzo scorso, infatti, era stata scoperta la targa dedicata a mons. Giuseppe Ruotolo, poi era stata posata la pietra donata e benedetta da Papa Francesco, infine erano state benedette le 4 campane, dedicate a San Pio, a Giovanni Paolo II, a San Riccardo e alla Beata Vergine Mater Gratiae donate dal Cav. Leonardo Sanguedolce.

Oggi si sono spalancate le porte di questo nuovo luogo di preghiera, tanto atteso dalla Comunità

Illustrati i dettagli principali della struttura dai progettisti, ing. Riccardo Ruotolo e arch. Marco Stigliano: «Porgiamo il più cordiale benvenuto a tutti gli intervenuti a questa solenne cerimonia di inaugurazione e dedicazione della nuova Chiesa parrocchiale “Madonna della Grazia”.

All’inizio della progettazione della Chiesa sapevamo soltanto che il suo nome era “Madonna della Grazia” e che dovevamo rispettare i parametri dettati dalla Conferenza Episcopale Italiana. Partendo da questo nome abbiamo approfondito come nei secoli la simbologia mariologica si è espressa soprattutto nell’arte. La figura della “Madonna della Grazia” è stata il filo conduttore di tutta la progettazione.

Il carattere distintivo di questa architettura è rappresentato dalla riduzione formale, un processo di progressiva semplificazione della forma sino a far coincidere la forma e la sua rappresentazione astratta ovvero la geometria.

La candida e severa purezza formale si rappresenta esplicitamente nella immagine esterna di grande cubo lapideo compatto e massivo, la chiesa si rivolge alla città con una forte immagine identitaria capace di trasmettere al contesto urbano, ancora informale, il senso di una sua diversa e migliore configurazione, assolvendo così al compito che la chiesa, intesa come organismo architettonico, ha sempre svolto all’interno dei tessuti urbani: essere il riferimento per tutta la comunità. Lo stesso campanile si staglia sino a 25 metri d’altezza con un altana circolare in sommità che richiama il concetto di faro per la comunità.

La pianta della Chiesa è di forma quadrata, a significare la sua presenza in terra come spazio vivo per la riunione delle persone che desiderano colloquiare con Dio, la Madonna e i Santi; anche la Cappella feriale è di forma quadrata e si unisce all’Aula liturgica in uno spigolo, smussato, per contenere una parete di divisione tra i due corpi di fabbrica, elemento unificante per il suo alto valore simbolico di cui si dirà in seguito.

In tutto l’edificio dell’Aula liturgica, all’interno come anche all’esterno, è presente la Madonna cui la Chiesa è dedicata, non con la sua immagine classica dipinta o scolpita, ma con il simbolo che, per noi progettisti, appare come il più bello e significativo che a Lei l’iconografia cristiana attribuisce: l’azzurro cielo stellato. Infatti da sempre la Madonna è chiamata “Stella Maris” o Stella Polare che guida i naviganti o anche “Stella del mattino” e “Porta del Cielo”. Questo simbolo semplice e significativo è rappresentato dalla doppia vetrata che separa l’Aula liturgica dalla Cappella feriale, dipinta d’azzurro e cosparsa di stelle come il cielo dipinto da Giotto nella Basilica inferiore di San Francesco ad Assisi.

La doppia vetrata, senza divisioni né profilature, contiene nel suo centro “la Grazia”: il Cristo racchiuso nel tabernacolo: è questo il richiamo alla “Madonna della Grazia”, figura reinterpretata con linguaggio essenziale.

La disposizione dei banchi dell’Aula è a cerchi concentrici con raggio sempre maggiore: il centro è il punto d’incontro dell’Aula liturgica con la Cappella feriale, dove è posto il tabernacolo.

I corridoi tra i banchi curvi, individuano vari spicchi che convergono verso la vetrata, e tutti insieme formano un unico simbolo: quello del mantello della Madonna cui la Chiesa è dedicata. Una visione dall’alto della disposizione dei banchi fornisce proprio questa immagine.

La grande vetrata di cielo stellato stende il suo mantello a raccogliere ed avvolgere in un’unica comunità l’assemblea dei cristiani.

Il soffitto quadrato dell’Aula apparirà sospeso per la presenza, lungo tutto il suo perimetro, di una fonte di luce naturale continua. Sospeso dal soffitto, a partire da sotto il nastro di luce, si ripropone la forma del mantello della Madonna realizzato con doghe di legno che, partendo dal vertice posto sull’altare, si dispongono a scalare su piani verticali, con numero via via crescente di elementi fino ad abbracciare l’intera Chiesa, cioè l’intera Assemblea. Ritorna così il concetto della Madonna che con il suo mantello raccoglie e protegge la comunità dei credenti.

Le lamelle di legno disposte orizzontalmente, sono staccate fra loro per far filtrare la luce proveniente dalle finestre verticali delle pareti esterne: il gioco arcano di luci e di ombre conferirà allo spazio interno, unitamente al silenzio del raccoglimento, un significato mistico.

Il simbolo della Madonna che stende il suo mantello a coprire la comunità che a lei si rivolge è spesso presente nell’iconografia mariana: in Andria, e precisamente nell’antica Chiesa rupestre di “Santa Croce”, è presente un dipinto della seconda metà del Trecento, recentemente restaurato dalla Soprintendenza, che raffigura la Madonna con il mantello aperto ad avvolgere e proteggere l’intera comunità andriese formata sia dai governanti della famiglia Del Balzo sia dal popolo sia dai confratelli di una congregazione, ecc. Il simbolo del mantello della Madre celeste che aprendosi a spicchio di cerchio avvolge in un abbraccio di protezione un’intera comunità è stato l’elemento ispiratore che pervade il progetto della nuova Chiesa.

Le opere parrocchiali comprendono una sala biblioteca, una sala giochi, sei aule per riunioni e catechismo ed un salone parrocchiale che è stato inteso come spazio multifunzione: teatro, auditorium, sala per rappresentazioni di ogni genere e riunioni allargate per momenti di dialogo e ricreativi della comunità parrocchiale, un vero e proprio centro culturale per attività di vario genere, oltre che religiose, a disposizione del nuovo quartiere».

Scheda sintetica:

Inizio della Progettazione: 2010

Inizio dei Lavori: Gennaio 2015

Fine dei Lavori: Maggio 2018

Committente: Mons. Giuseppe Ruotolo

Superficie coperta: 2200 mq

Superficie scoperta: 2400 mq

Spazi realizzati: Aula liturgica n. 350 posti a sedere, Chiesa feriale n. 70 posti, Salone parrocchiale con galleria che può ospitare oltre 250 persone, Sacrestia, Uffici parrocchiali, n. 6 Aule di catechismo, Sala riunioni per catechesi, Biblioteca, Ambienti per la formazione del clero, Servizi igienici e locali di servizio.

Equipe tecnica: Ing. Riccardo Ruotolo e Arch. Marco Stigliano (Architettonico); Ing. Michele Carapellese (Strutture); Ing. Michele Capogna e P.I. Eligio Mansi (Impianti a fluido e termici); Ing. Vincenzo Recchia (Impianti elettrici); Ing. Sebastiano Manta (Sicurezza e Prevenzione Incendi); Dott. Riccardo Losito (Geologo); Geom. Riccardo Tondolo (Contabilità)

Impresa esecutrice: Scarcelli Riccardo di Andria

giovedì 17 Maggio 2018

(modifica il 2 Agosto 2022, 14:12)

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