Attualità

Erode non è morto

Vincenzo D'Avanzo
Quando seppe di 23 innocenti morti a causa di un incidente tra treni prese coraggio. Per prima cosa chiese ai diavoli di chi fosse la colpa. Questi risposero: in Paradiso lo sanno, ciascuno dei colpevoli ne ha consapevolezza
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Pochi giorni ci distanziano dal secondo anniversario di quel tragico 12 Luglio 2016, a distanza di due anni si attende ancora giustizia. Nei prossimi giorni si alterneranno celebrazioni, sarà scoperta una targa commemorativa presso la stazione di Andria, altre lacrime pubbliche saranno versate e ancora critiche saranno mosse. Nonostante le promesse dei rappresentanti istituzionali, a tutti i livelli, la giustizia tarda ad arrivare e logora, come un macigno, la responsabilità di chi ha il potere di cambiare le cose e non lo fa!

Riproponiamo oggi la seconda parte di un racconto a firma di Vincenzo D’Avanzo per i nostri “racconti della domenica”.

Il racconto

La partecipazione dell’inferno al pianto universale il 12 luglio impressionò anche il Padreterno che pure, imperturbabile, governa il mondo. Alla fine della giornata chiamò a raccolta il Figlio e lo Spirito Santo. Che dite alleggeriamo un po’ l’inferno? Il Figlio subito aderì ma lo Spirito Santo si mostrò perplesso: è una questione di giustizia, spiegò. Anche di amore, rilanciò il Figlio. Nonostante il mio sacrificio abbiamo però dovuto allargare l’inferno perché i condannati aumentavano anziché diminuire. E così fu chiaro che almeno in Paradiso il condono non è strumento di salvezza. L’uomo è stato avvisato, per la sua debolezza può anche sbagliare, ma senza pentimento non c’è redenzione.

L’eco di questa discussione giunse anche all’inferno grazie a san Pietro che ogni tanto si faceva sfuggire qualcosa con Belzebù, il collega del piano di sotto. Anche Erode sentì. Tuttavia egli non si mosse dal suo angolino dove vive come un cane rognoso da circa duemila anni. Si è reso conto in tutto questo tempo che quella strage di innocenti era stata orribile perché aveva negato la vita a dei bambini solo per inseguire i capricci del potere e del denaro, capricci che accecano. Ma quando seppe dai diavoli di 23 innocenti morti a causa di un incidente tra treni prese coraggio. Per prima cosa chiese ai diavoli di chi fosse la colpa. Questi risposero: in Paradiso lo sanno, ciascuno dei colpevoli ne ha consapevolezza nella sua anima, ma sulla terra la magistratura non riesce a districarsi tra le tante carte che ha accumulato. Se verranno qui (all’inferno) lo sapremo alla fine. Ed Erode si rinchiuse in se stesso.

Poi ci ripensò: a me furono meno di 10, posso chiedere che mi sia alleggerita la pena? Si accostò al diavolo di turno: ho sentito che la Maria del Paradiso è mater misericordiae, mi son permesso di scriverle un biglietto. Potete recapitarglielo? Il diavolo prima sghignazzò deridendolo. Poi si ricordò che anche lui aveva sentito parlare bene della Signora del paradiso, si fece dare il biglietto e lo portò a Belzebù. Il capo dei diavoli aveva stabilito buoni rapporti con San Pietro, per cui si affrettò a recapitargli la lettera dicendo: vedi quello che si può fare, è uno che mi fa compassione, un sentimento che non provo facilmente. San Pietro questa volta lo trattò male, quando poi lesse il biglietto in cui era scritto che la colpa era stata dei re magi che non erano ripassati da lui e poi i morti non erano nemmeno 10, andò su tutte le furie. Non ti prendere queste confidenze, disse burbero, Pietro, sfiorato anche dalla gelosia: Il Figlio del Padre solo a lui aveva dato il compito di “sciogliere o di legare”. E poi anche sulla terra tutti accampano delle scuse per i propri misfatti: persino i responsabili della strage dei treni. E Lucifero se ne tornò giù borbottando. Tuttavia san Pietro per scrupolo si avviò ad informare la Madonna dell’accaduto: attraversò la navata della cattedrale celeste e tutte le anime beate, che sapevano che era diretto alle prime file, si misero allora in piedi, qualcuno si sollevò con un colpo di ali per vedere meglio: la vista di DIO è proporzionata alle opere di bene, operazione non di matematica ma di cuore. San Pietro, sapendo tutto ciò, si pavoneggiava per darsi importanza. La Madonna era circondata ancora dalle vittime dell’incidente ferroviario appena lo vide disse che sapeva già tutto e condivideva la sua decisione. Mentre Pietro con incedere altero se ne tornava in portineria, Maria raccontò l’accaduto ai 23 angeli dell’incidente.

La reazione dei 23 fu di rabbia: erano ancora scossi per quello che era loro capitato e sentire invocare misericordia da parte di uno che non si era nemmeno pentito per loro era insopportabile. Ma poi si ricordarono di essere in paradiso e tornarono a essere serafici. Solo Antonio rimase alquanto agitato: proprio perché ero giovane nessuno può sapere cosa avrei potuto fare da grande. Che ne sa lui chi sarebbero diventati quei bambini che ha ucciso? E il male che ha fatto ai genitori? Hai ragione disse Maria, che, conoscendo gli uomini, non aveva perso la calma. Vedete, Dio ci ha creato a sua immagine e somiglianza: ci ha regalato la cosa più bella della vita: diventare protagonisti della stessa. Se io fossi stata distratta quel giorno che ebbi la visita di Gabriele chi riesce a immaginare come sarebbe stata diversa la vita del mondo? Fu Donata, la vecchina, a dire che lo aveva capito: io sapevo che ormai il mio “ricamo” era quasi completo, ma il nipotino non aveva ancora cominciato il disegno, per questo cercai di salvare lui. E ricordava il pianto di un’amica che aveva perso il figlio durante la gravidanza: dopo anni si chiedeva ancora come sarebbe stato quel piccoletto che aveva perduto, cosa avrebbe fatto da grande.

Antonio, che non stava mai fermo, chiese alla Madonna se doveva sentirsi in colpa per aver quel giorno disobbedito al padre che gli aveva chiesto di non andare a scuola visto che aveva il mal di pancia. No, sorrise, Maria, tu hai voluto dimostrare a tuo padre che stavi diventando uomo. Forse qualche domanda dovrebbero porsela gli insegnanti che ti hanno costretto ad andare a scuola a metà luglio. Ma a loro diamo la buona fede. Immagina però quanta gente negli anni non sentirà suonare la tua tromba. Soprattutto, quanti non godranno del tuo sorriso, della tua intelligenza e i genitori del tuo cuore.

Aumenta l’agitazione nel gruppo mentre sul resto del paradiso cala il silenzio. Fu il poliziotto a prendere la parola: i soldi c’erano per mettere in sicurezza la tratta Ruvo-Barletta già nel 2004, ci sono stati negli anni diversi segnali di pericolo possibile e nessuno ci ha fatto attenzione. Chi ha distratto quei soldi per ragioni che non ci interessano porterà per sempre sulla coscienza la responsabilità del silenzio della mia chitarra, dell’affetto che mancherà ai miei familiari, del completamento della mia personalità. Si fa presto a dire 23 è solo un numero, la loro coscienza sarà tormentata per tutto quello che da quel giorno non vive più. L’intervento del poliziotto faceva praticamente eco al sit-in dei familiari davanti alla regione con il quale si manifestava anche lo stupore per il rinnovo della concessione alla Ferrotramviaria. Una sospensione della dirigenza e una fase di gestione commissariale avrebbe dato il segno della volontà di cambiare. Ma sulla terra la logica non sempre è logica.

Alessandra riporta l’attenzione sul mistero della vita: ho dedicato la mia giovinezza ai più deboli, passavo il mio tempo all’oratorio per essere vicina a chi aveva bisogno di un sorriso, di una mano per superare gli ostacoli della vita. Da quel giorno io sono qui felice nella vita vera dove non ci sono difficoltà o ansie: eppure tutti i giorni io penso a quei ragazzi che andranno all’oratorio e non mi troveranno. Senti, Alessandra, disse Maria, non ti angustiare, tutti sulla terra sono importanti, ma il buon Dio non è distratto, sa rimediare alle difficoltà delle circostanze. Egli non assiste alla vita degli uomini ma vi partecipa se gli si da spazio. Donata, la nonnina che quel giorno riuscì a salvare il nipotino: posso stare tranquilla che il piccolo avrà chi sostituirà la nonna? La Madonna si rese conto della gravità del momento, anche in considerazione che altre due mamme avevano lasciato sulla terra figli piccoli, e disse sottovoce: quando mi misero mio figlio inerte tra le braccia anch’io sentii un vuoto profondo nel cuore. Mi sentii abbandonata in quel momento. Poi mi rincuorai perchè capii che Dio non è un padre cattivo e che tutto quello che accade ha un senso solo se visto nella prospettiva della eternità. Sorrisero Iolanda, Francesco e Gabriele: essi non avevano problemi di figli lasciati sulla terra, eppure quel sorriso fu subito velato di mestizia: quante volte Iolanda si immaginava sulla cattedra a insegnare ai giovani la chimica, a far capire loro perché e come si vive e contribuire a cambiare la società; Francesco alle prese con i computer il mondo voleva veramente cambiarlo rendendo più facile la vita dei singoli, mentre Gabriele, conoscendo la formazione della materia voleva sconfiggere la paura che da secoli hanno gli uomini rispetto alla natura. A questo punto si intromette Giuseppe: ioie n’an c’entr p l fatt vust, vloive cambè assaliut nout picch p gdemm l frtt d la terr ca so cltvoit. San Riccardo immediatamente intervenne per tradurre alla Madonna il senso del ragionamento, ma la Madonna lo stoppò subito: ormai sono due anni che sto con voi e capisco anche la vostra lingua. Poi rivolto a Giuseppe disse: non ti preoccupare se il tuo lavoro è stato interrotto. A volte abbiamo la sensazione di versare solo una goccia nell’oceano, può darsi però che proprio quella goccia da senso a tutta la vita. E Giuseppe si tranquillizzò.

I ragazzi ricordarono tutti gli amici rimasti sulla terra con i problemi relativi alle ferite oppure le difficoltà che stanno provando a viaggiare con i mezzi diversi dal treno. E raccontarono dei sogni dei loro amici, delle speranze che coltivavano: quante volte su quel treno avevano disegnato il futuro. Chiesero a Maria di aiutare soprattutto coloro che a causa delle difficoltà di viaggio sono stati costretti a cambiare il loro progetto di vita. Son passati due anni e ancora regna il disordine più completo. E Maria con dolcezza rispose: La Grazia c’è ed è abbondante per tutti. Nessuno è lasciato solo dal Padre. E poi voi qui che ci state a fare? Vigilate su di loro. E finalmente Patty, che in questi due anni si era aggirata con il suo bel volto sereno ma con gli occhi tristi senza mai dire una parola, con il pensiero fisso alla figlia piccola lasciata sulla terra e al marito per amore del quale si era trasferita in Andria, motivo per il quale era su quel treno, si fermò davanti a Maria supplicando che ispirasse amore sulla terra, che è poi quello il fine vero della vita: ”accrescere amore in se stessi e nel mondo” (Tolstoi), che poi è la stessa cosa.

Sul tema dell’amore si compì anche questa volta il ricongiungimento della terra con il cielo. Infatti in Paradiso arrivò l’eco delle invocazioni dei parenti, degli amici e dei conoscenti rimasti sulla terra:

“(vogliamo) ridare un’anima alla società – perché non si viva nell’oblio – ma prenda le sembianze dell’aurora – per rivestirsi di speranza – per essere vicini a chi è stanco e solo – perché non volga il suo pensiero – verso il grande stagno delle tenebre – ma si compenetri nel sentire i fremiti profondi di quella scintilla viva – che palpita nel cuore aperto di ogni uomo – ALLA RICERCA DELL’UNICO PUNTO LUMINOSO” (M. Critani).

Nell’universo muto si sentì un corale, immenso AMEN.

Dalle varie parti del mare e della terra si udivano ancora

…… “i gemiti dei fratelli

Avviluppati nel torpore inerte

In balia di uomini di argilla” (Critani, Sete di infinito)

domenica 8 Luglio 2018

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Davide
Davide
5 anni fa

Davvero triste ed emozionante allo stesso tempo