Cultura

A Carnevale, la fest du schmmugg

La Redazione
Tradizioni carnevalesche, matrimoni da farsi e innovazione tecnologica. Un concentrato di storia veramente accaduta, tutta andriese, nel racconto di Vincenzo D'Avanzo
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In via Salandra abitava cumà Mariett, una donna non più giovane e nemmeno ancora anziana, un po’ sciupata per i sei figli partoriti in sequenza, fino a quando il marito non partì per la Germania.

Il marito era partito già con il contratto in mano e quindi con le “rimesse” non faceva mancare nulla alla famiglia, il peso della quale, però, ricadeva tutto su cumà Mariett e questo spiega perché mostrava più anni di quanti ne registrava l’anagrafe. La fatica più importante per lei era andare a prendere acqua dalla fontana sia per le esigenze di famiglia sia per innaffiare i pochi solchi di verdura che coltivava nel “cortile” di casa. Le figlie non potevano andare alla fontana perché grandicelle e potevano esporsi alle tentazioni, i maschi erano piccoli e quindi non potevano andare perché non ce la facevano con i pesi. Di conseguenza toccava a lei andare diverse volte al giorno alla fontana e questo aveva anche i suoi risvolti positivi: era l’occasione per mettere la testa fuori di casa, incontrare qualche conoscente e scambiare due chiacchiere. Fu in questo modo che venne a sapere che un giovanotto gironzolava spesso da quelle parti. La conoscente, che non si faceva i fatti suoi, chiese perentoria: a cià vè appirs, alla grann u alla sicond? In effetti la seconda (Ciett) aveva appena sedici anni ma si era sviluppata bene da apparire anche più grande di età. Ma Mariett tagliò corto: nan sacch, na u canosch, ma a cois s vè in ordn (non lo so, non lo conosco, ma a casa si va in ordine).

A quei tempi era uno scandalo se una più piccola si sposava prima della più grande. Immaginate i drammi se la più grande non riusciva a trovare marito e la seconda era insofferente. A quel punto alla seconda toccava il compito di accompagnare la grande a passeggio in modo che lei attirava i ragazzi e poteva capitare che qualcuno di questi mettesse occhio anche sulla grande. Persino nella scelta dei vestiti c’era un ordine da seguire. Cumà Mariett aveva consentito a Rusein (la grande) di mettere le calze velate e quindi Ciett doveva accontentarsi dei calzettoni.

Fu a carnevale che venne la fest du schmmugg: la sera del martedi  tutti della famiglia stavano davanti alla porta per assistere al corteo che andava a seppellire carnevale: il pupazzo era sistemato saup a nu trenett spinto a mano e dietro un gruppo di persone che si “sganasciavono” a piangere: erano vestite di nero con abiti femminili ma dai peli delle gambe era evidente che si trattava di uomini. All’improvviso una di queste…. esce dal gruppo e fece la petrscioit a Ciett che stava alla punta del gruppo. Il colmo della disgrazia fu che un confetto colpì sul naso la sorella grande che cominciò a inveire per la rabbia e per il dolore, costringendo il malcapitato a scappare lontano. Finito il corteo carnevalesco comincia il regolamento dei conti: prima i vicini che canzonavano Rusein: si vist, nan evn a taie l cmbitt, tanto che Mariett diede ordine ai figli di entrare in casa dove continuò il melodramma con la grande che piangeva e la seconda che urlava la sua innocenza: cià u canosc!, esclamava poveretta ma bugiarda.

Quella sera l strasceneite p la rcott, piatto tradizionale del martedi grasso, andarono a finire nella pattumiera. Alla fine fu il fratello più piccolo a cedere sotto tortura verbale, solo perché gli era sfuggito un sorrisino mentre la mamma continuava l’interrogatorio per sapere se qualcuno conosceva “chrr delinguent”. Culein (il piccolo) ammise che in effetti Pinucc stava sempre davanti alla casa cercando di parlare con Ciett quando usciva. Ci ià Pinucc? Disse la mamma. U figgh d la ziarloire rispose il figlio. La mamma fu categorica: alla figlia disse che non sarebbe più uscita da sola e la mamma assunse l’impegno che l’indomani sarebbe andata a parlare con la ziarloire quando andava a riempire l’acqua. E così voleva fare. Intanto si sentivano in lontananza le urla festose dei mascherati. Abbascia u mancipie stavano bruciando il pupazzo di carnevale.

La mattina dopo Mariett andò più tardi del solito a riempire l’acqua per aspettare che aprisse la ziarloire che aveva il negozio reit a u pizz in via venti settembre. Capitò invece che quella mattina proprio reit a u pizz trova un sacco di gente tutta vestita con giacca e cravatta davanti a una casa diroccata. Mariett, nonostante avesse i secchi in mano si fermò a curiosare e alla fine si fece coraggio e si avvicinò a un uomo che sembrava quello che comandava: signò chi cosa avete a fari qua, disse cercando di parlare in italiano. Fu fortunata perché aveva beccato proprio il sen, Jannuzzi, il quale si gongolò tutto per essere stato avvicinato da uno del popolo. Signora, disse sorridendo, qui verrà una antenna alta alta più del campanile in modo che il telefono prenda meglio.

Cosa è il telefono, chiese ancora la signora sfacciata. E’ un apparecchio con il quale è possibile parlare con qualcuno che è lontano. E qui poteva finire il dialogo, se non che al senatore venne l’idea di fare un esempio: immaginiamo che lei abbia un parente in Germania, con questo apparecchio voi potete parlare direttamente con lui.

, disse la signora, io ho mio marito proprio in Germania, posso parlare? Il senatore si commosse e disse: senta signora, io le faccio parlare con suo marito dal comune, però prima dobbiamo trovare il numero da dove lui può rispondere.

o non lo saccio, disse chinando il capo la signora, però alla comunità braccianti forse lo sanno. Il senatore si fece dare tutti i dati e disse che avrebbe parlato lui con don Riccardo e le avrebbe fatto sapere. E così fece, dopo qualche giorno la signora fu chiamata al comune per il sabato mattina: il marito della signora avrebbe atteso al consolato.

La notizia di poter parlare con il marito eccitò la signora e tutta la famiglia: prepararono gli abiti della festa, sbadata Mariett l’aveva detto anche alla suocera e sabato mattina erano in nove al comune. Quando il senatore passò la cornetta alla signora la prima parola che disse: Michè, si propr tiue?

Appena nella sala si sentì: “sé, sond ioie” si scatenò il putiferio perché tutti volevano sentire la voce di Michele e parlare con lui. Nella confusione Ciett riuscì a dire al padre che voleva Pinuccio e il padre, che forse non aveva compreso la situazione disse a Mariett: acchndindl a chedd. Mariett capì che il marito parlasse di Pinuccio e non fece obiezione: aveva interpretato come volere del destino la scelta della figlia: non a caso quel giorno aveva dimenticato di passare dalla ziarloir. Ma poi che doveva dire alla ziarloir? Mariett riuscì a convincere Rusein a cedere il passo: vedrai che al matrimonio di Ciett troverai anche tu un bel ragazzo. Ruesin abbassò la testa e così fu e vissero felici e contenti.

lunedì 27 Febbraio 2017

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