il racconto

L’Unità “stort”

La Redazione
Il racconto di Vincenzo D'Avanzo
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Le cose erano state studiate per bene. Ognuna delle due famiglie ci teneva a fare bella figura. Don Oreste era un ricco proprietario terriero e aveva come capo operaio in campagna Andonie. La famiglia di Andonie non era ricca: aveva solo una vigna dove a stento ricavavano il vino per loro e qualche parente. Ma era una famiglia che ci teneva alla propria dignità e per questo era rispettata. La ricchezza vera di Andonie erano le quattro figlie, una più bella dell’altra. Una, tuttavia, “luceva” in modo particolare: Ninett, la seconda. Don Oreste aveva solo un figlio che seguiva i lavori di campagna e quindi aveva frequenti contatti con Andonie e la sua famiglia dove si recava spesso: all’inizio solo per problemi relativi al lavoro, poi con maggiore insistenza con le scuse più varie. La moglie di Andonie vigilava sulla virtù delle figlie che avevano imparato tutte a ricamare e cucire e che non uscivano mai di casa da sole.

Fu proprio a lei che non sfuggì la insistenza delle visite del giovane e segnalò la cosa al marito, il quale diede alla moglie una risposta imprevista: “crrò t dispioic c mett ucch saup a na mnenna nost?” “Naun”, disse la moglie, “ieva bunn! Ià nu bell uagnaun”[1]. Il marito chiese alla moglie di rafforzare la vigilanza, di cercare di capire a chi era interessato e se le intenzioni erano serie. “è nu uagnaun aggarboit però u affoile u s naun stess alla larg”[2]. La moglie non se lo fece dire due volte e seguiva passo passo quando il ragazzo andava alla casa evitando che venisse in contatto con le ragazze che però poteva vedere tutte insieme nel tinello di casa. Fino a quando non capitò che Ninett alzasse la testa dal ricamo e il suo sguardo incrociasse quello del ragazzo che mballmè.

Pochi secondi e la moglie di Antonio capì tutto e avvisò il marito. Passarono una decina di giorni ed ecco la conferma. Accadde che quella mattina in campagna don Oreste non si staccava da Andonie: e come sta tua moglie, e le tue figlie che fanno, ecc. ecc. . Insomma la prese alla larga fino a quando sparò la domanda a cui era più interessato: nsciun s’hà fdanzoit? E Andonie ammise: si, la grande ha un moroso, nulla di che. E le altre? Chiede ancora don Oreste. “So pcnonn” tagliò corto Antonio. Ma don Oreste non disarmò: crrò stè a doic, Ninett nan ha grantedd? A questo punto Antonio dovette ammettere: sé, toin appen 19 ann la mnenn, non rendendosi conto che a quei tempi una figlia di 19 cominciava già a destare preoccupazione nei genitori per paura che rimanesse alla chiand. Don Oreste, che quando il figlio si era aperto non l’aveva presa molto bene ma poi aveva superato immediatamente ogni incertezza conscendo egli molto bene la famiglia del suo capo operaio, disse: Andò, u uagnaun, figghm, ha must ucch propre saupa Ninett. Tiue crrò pinz?[3] E Antonio si svincolò: cherr ca penz nan cont. E’ la menn ca va capè. Queste le parole, i gesti parlavano altra lingua. Ovviamente Ninett non aspettava altro mentre la moglie di Antonio cominciò ad essere preoccupata data la diversità patrimoniale.

La stessa preoccupazione aveva don Oreste che però fu attento a non urtare la suscettibilità di Antonio. Quando le famiglie si riunirono per definire il percorso matrimoniale fu proprio don Oreste (che pure poteva permettersi un lusso maggiore) a dire che voleva seguire la tradizione: il primo giorno il pranzo alla casa della sposa, il secondo le due consuocere avrebbero portato insieme la colazione agli sposini (senza trascurare un occhio al lenzuolo) e il pranzo alla casa dello sposo; mentre il terzo giorno mitt i mang con i parenti. La data del matrimonio il due maggio. Don Oreste per la verità aveva suggerito il primo maggio che era il compleanno del figlio p sparagnè saup alla tort. Ma Antonio su questo fu irremovibile. Il primo maggio c’era il corteo della festa dei lavoratori e lui non era mai mancato da quando aveva sostituito i pantaloni corti con quelli lunghi. E tutto filò liscio come l’olio. I regali che si scambiarono furono sempre alla pari, gli uni per necessità, gli altri per delicatezza, sentimento che copriva bene un pizzico di tirchieria. Il dramma scoppia a meno di 48 ore dal matrimonio. La moglie di Antonio stava organizzando il pranzo, mentre la sarta stava dando gli ultimi ritocchi all’abito da sposa addosso a Ninette, quando bussano alla porta. Va la moglie ad aprire: era un operaio di don Oreste che aveva portato una damigiana di vino per il pranzo del matrimonio. La moglie chiama subito il marito, il quale quando si affaccia sulla porta, vede la damigiana e, circostanza ancora più grave, si accorge che fuori c’erano anche delle persone che stavano assistendo all’evento. Andonie prese la cosa come un affronto: lui il vino buono per il matrimonio lo aveva: cosa voleva significare quel regalo?

Non pensò minimamente che poteva essere un semplice gesto di cortesia. Gli faceva rabbia che qualcuno di quelli che avevano visto potesse pensare che il suo vino non fosse all’altezza della circostanza. Prima guardò severo la moglie, poi disse all’operaio che era anche suo amico: chessa damigioin la purt ndreit i fe sapaie a u patriun ca c nan ha bunn r mirr nust nan è boune mangh la figghia nost. Nan teng figgh da spusè[4].

Ovviamente da quel momento furono pianti, urla, ambasciate avanti e dietro. Niente da fare. Andonie fu irremovibile. L’onore prima di tutto. Il giorno dopo puntualmente alle nove si presenta in giacca e cravatta a piazza municipio per il corteo. Prima di mettersi in fila con gli amici andò dal capocellula del partito per comprare la sua copia dell’Unità, il giornale del PCI. Andonie non sapeva leggere ma al corteo non sarebbe andato senza la sua copia dell” Unità. Piegò nervosamente il giornale e se lo infilò nella tasca della giacca. Solo che, accecato dalla rabbia, non si era accorto che il giornale se lo era infilato in tasca capovolto. Da quel momento tutti quelli che lo incrociavano gli mettevano la mano sulla spalla e sussurravano: Andò, stè sturt, riferendosi al giornale; ma lui non capiva e si scherniva: vleiv vdà viue au post muie. Tornato a casa Andonie sorrise alla moglie: si vist ca sò fatt bunn, nu sacc d cmbagne m’hann doit rasciaun.

Quando la dignità era un valore.


[1] Ti dispiace se mette occhio su una nostra figlia?

[2] È un ragazzo garbato, però o fila dritto oppure stesse alla larga

[3] Antonio, il ragazzo, mio figlio, ha messo occhio proprio su Ninetta. Tu che pensi? – Quello che penso io non conta, è la ragazza che deve scegliere.

[4] Questa damigiana la porti indietro e dì al padrone che se non è buono il nostro vino non è buona nemmeno la nostra figlia. Non ho figlie da sposare.

lunedì 1 Maggio 2017

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