Cultura

Fascino maschile e cinema: da Rodolfo Valentino a Sly Stallone passando per Gianni Macchia

La Redazione
Un'analisi del cinema pugliese, con un focus sugli attori di origine andriese, tra cui Riccardo Scamarcio e Walter Chiari
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Pubblichiamo volentieri un’analisi del cinema pugliese, con un focus sugli attori di origine andriese, di Antonello Altamura, psicologo e psicoterapeuta, attivo in diversi progetti di riabilitazione culturale e di lotta all’emarginazione.

«Il fascino dell’uomo pugliese non pare una novità per il grande schermo. Un immigrato originario di Castellaneta, un certo Rodolfo Valentino, fu il primo sex symbol maschile tra litri di brillantina e lineamenti perfetti, mito e morte tragica.

Nella roteante “dolce vita” Walter Chiari, di origini miste tarantine e andriesi, fece roteare star come Ava Gardner, Anita Ekberg, Lucia Bosè, gigione inarrestabile davanti ai paparazzi.

Pugliesi le origini di Sylvester Stallone, corpo statuario e simbolo anni ’80; il padre era di Gioia del Colle.

Riccardo Scamarcio – da Andria – in tempi recentissimi ha fatto volare molte ragazzine tre metri sopra il cielo, coi suoi film spensierati, complici i ricci e l’aria coriacea.

Facendo un passo indietro nei liberi anni settanta impazzava Celentano al cinema, un milanese d’azione di chiare origini foggiane. Il molleggiato fece girare la testa a praticamente tutte le sue colleghe di set; il suo comprimario e rivale in “Er Più”, fortunato film in costume, fu un attore moro e aitante, Gianni Macchia. Un bello del cinema italiano che tutte le donne, e non solo, ricordano per il suo charme e la fotogenia. Macchia, nato da padre pugliese (Vito Macchia era collaboratore del sindaco di New York), dopo il teatro universitario a Bari era approdato a Roma dove si affermò velocemente folgorando le platee con “Brucia ragazzo Brucia” di Fernando di Leo (regista idolo di Quentin Tarantino). Nel film gioca un ruolo molto scabroso per il 1969; un bellissimo bagnino che mette in crisi una coppia borghese. Dopo quel film, citato spesso come spartiacque cinematografico dell’imperante rivoluzione sessuale, è il successo con tanti film da protagonista come: “Storia D’amore”, “Amarsi Male”, “Una ragazza di nome Giulio”, “L’amore è sensualità”; tutti ruoli tra eros e provocazione dove il suo fascino insinuante e mediterraneo la fa da padrone, complice una fortissima fotogenia. Nel 1976 arriva un film campione di incassi: “Lo stallone”, che delinea una personalità seduttiva e narcisista che Hollywood riprenderà con Richard Gere in “American Gigolò” solo qualche anno più tardi. Ma proprio Macchia anticipò – spregiudicato e anticonformista, elegante e cinico – quell’immagine iconica che diventerà di moda di lì a poco.

Collaborerà con Di Leo in molte pellicole. Tra le altre ricordiamo “Vacanze per un massacro”, film cult nel mondo dei cinefili, accanto a Joe Dallessandro, idolo di Warhol, che l’attore conoscerà e frequenterà nella factory a New York, tra jet-set e controcultura. Intreccerà amori e flirt: da Marisa Mell a Bianca Jagger; persino l’algida star di Hitchcock Joan Fontaine (Rebecca, ne “Il sospetto”) lascerà un set romano per una fuga in una folle vacanza con lui, italiano da esportazione, maschio e sornione. Oggi, tra yoga e meditazione Gianni Macchia, appare sempre attraente e scattante; lavora nel cinema, perché ‘amo sempre molto il cinema’, dopo aver vissuto e viaggiato in tutto il mondo. Comparso recentemente in “Zoolander 2” come Karl Lagerfield , lo vedremo nelle vesti di un boss spagnolo in “the Musk”, film rivoluzionario futurista in uscita, a cura del regista indiano A.R. Rahman. Gianni Macchia ha almeno due progetti esteri molto importanti, ma alla cineteca nazionale a Roma, dove è stato ospite applauditissimo di recente, ci ha semplicemente risposto, affabile e cortese ‘se sono rose fioriranno, il cinema è sempre una grande magia’».

lunedì 6 Novembre 2017

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