È andato in scena ieri il terzo appuntamento della mini rassegna “Visioni” promossa dalla Comunità Migrantesliberi. La compagnia barese Acasa ha messo in scena “Sworkers”, uno spettacolo sul mercato del sesso così com’è organizzato oggi nelle città europee, specialmente in un momento che vede enormi ondate migratorie e in cui la crisi economica dilaga.
Sei storie, sei modi di intendere la prostituzione: la squillo di strada e il suo protettore, l’accompagnatrice di lusso, la ragazza che “balla” in chat, la baby squillo e la donna oggetto. Sei storie a cui se ne potrebbero aggiungere tante altre perché la prostituzione, ai giorni nostri, assume innumerevoli declinazioni.
Non c’è una morale: lo spettacolo, magistralmente scritto e strutturato in sei monologhi, portato in scena da Marianna De Pinto, Rossella Giugliano, Marco Grossi, Erika Lavermicocca, Maristella Tanzi e Manuela Vista, è un pugno allo stomaco. Ti mette di fronte alla realtà. La prostituzione e le sue varie forme esistono e ognuno di noi, deve maturare la consapevolezza che il fenomeno tocca, trasversalmente tutti noi: conoscenti, amici, parenti che amministrano il sesso a pagamento, da fruitori o proponenti, sono tra noi e, come dice don Geremia Acri: «Bisogna entrare in contatto con la verità. Realmente non conosciamo i drammi che vivono le donne e gli uomini che si prostituiscono. Far conoscere è importante per imparare a non giudicare e magari imparare ad accogliere per riabilitare alla vita».
Posso dire d'aver conosciuto diverse donne, che sono tornate in via definitiva al mestiere di meretrice, come madre e figlia, prostitute consapevoli, le quali sfasciavano di continuo le rispettive autovetture di grossa cilindrata.