Cultura

La guerra degli andriesi

Vincenzo D'Avanzo
La storia di donna Rachele e Sabina
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Nel 1943 anche in Andria c’era il coprifuoco dalle ore 18 fino alle 6 del mattino successivo. Andrea, in quanto controllore capo dei servizi dell’Acquedotto pugliese in Andria, aveva ottenuto un permesso speciale che gli consentiva tutte le mattine di recarsi presso il serbatoio dell’acqua in via Corato per aprire e chiudere la condotta per consentire agli andriesi di avere l’acqua almeno di giorno. I tedeschi, oltre ad avere un presidio in via Corato, erano accampati in via Trani e tutto intorno avevano fatto saltare le centraline telefoniche per impedire qualsiasi comunicazione, anche con i carabinieri, i quali per comunicare si recavano di nascosto presso l’acquedotto che aveva l’unico telefono funzionante.

Un giorno Andrea, come ogni mattina, si recò in via Corato per erogare l’acqua recando con se la figlioletta Sabina che non era andata a scuola perché giorno festivo. Puntuale anche la camionetta dei tedeschi si presentò per controllare cosa facesse. Per una infausta circostanza quella mattina proprio alla loro presenza suona il telefono e Andrea si precipita a rispondere. Era un telefono a manovella collegato solo con gli uffici dell’acquedotto. Caso volle che un barattolo di latta si era incastrato vicino e il ticchettio che produceva sembrava quello di una bomba. Immediatamente i tedeschi cominciarono a urlare chiedendo spiegazione. A salvare il povero Andrea fu un camion di operai che per poter passare chiesero ai tedeschi di sgombrare la strada della loro camionetta. Mentre i tedeschi erano impegnati in questa operazione un operaio si avvicinò ad Andrea e gli disse: “uagnà, scappatinn p la mnenn ca chiss nan tenn tofr ncoip”.

Andrea, che già era nel panico, approfittò della confusione e, lasciando lì la bicicletta, prese la bambina e scappò attraverso i campi. Trafelati entrambi giunsero agli uffici dell’acquedotto e questi consigliarono Andrea di andarsene a casa, perché sicuramente i tedeschi sarebbero passati dall’ufficio.Andrea indugiò un attimo per riempire il bidoncino dell’acqua per la casa quando arrivarono i tedeschi. Andrea disse alla bambina di scappare a casa e avvisare la mamma e le sorelle di rifugiarsi dalla nonna mentre lui si rifugiò da alcuni parenti. Tuttavia, data la concitazione, Andrea dimenticò adagiata alla spalliera di una sedia la giacca con dentro tutti i documenti. Nessuno si era accorto della giacca ma fu notata dai tedeschi i quali se ne impadronirono. Immediatamente si recarono in via Pontano alla casa di Andrea. Per fortuna la bambina fu più svelta di loro e aveva posto la famiglia in salvo. Questa sconfitta convinse i tedeschi della pericolosità di Andrea per cui si recarono immediatamente dalla polizia urbana e diedero ordine al comandante di rintracciare in tutti i modi il fuggitivo e consegnarlo a loro. Il comandante ( Sabino Tota) immediatamente chiamò una squadra di vigili e diede ordine di cercare “u delinguent”, poi in dialetto stretto fece capire che se lo avessero trovato lo dovevano aiutare a nascondersi. Fortuna volle che fu proprio il comandante a incontrarlo su via Trani e gli disse di rifugiarsi presso un serbatoio di acque fetide in zona Monticelli (l’attuale depuratore?). Così fecero.

Ma era un pianto continuo da parte della moglie che intravvedeva pericolo di malattie per le figlie costrette a muoversi tra topi enormi e una puzza incredibile e senza possibilità di approvvigionarsi di cibo. Ma gli angeli esistono e uno di questi la mattina si presentò in quella topaia con le provviste necessarie. Era donna Rachele Jannuzzi, dedita particolarmente in quel periodo alle opere di bene, approfittando anche del rango del fratello Onofrio avvocato di fama e famiglia nobile (l’anno dopo sarà nominato commissario al comune di Andria). Anzi proprio Onofrio riusciva ad ottenere notizie dai tedeschi sull’andamento della guerra e anche sulla fine degli andriesi al fronte. La sorella poi provvedeva a informare i parenti mentre andava in giro a distribuire viveri.

Intanto i tedeschi minacciavano rappresaglie se i vigili non avessero consegnato Andrea, ma Tota continuava a impedirlo fino a quando lo stesso Andrea disse a donna Rachele che voleva costituirsi perché la sorella di Sabina siera ammalata con foruncoli su tutto il corpo. Tota lo scongiurò di non farlo perché aveva notizie dell’arrivo degli americani. Vedendo però la figlia peggiorare Andrea era deciso a presentarsi ai tedeschi. A questo punto donna Rachele giocò il tutto per tutto e portò un po’ di vestiti e si organizzarono per trasferire la famiglia da parenti sempre in via Pontano che avevano messo a disposizione una stanzetta in terrazza. La mattina dopo donna Rachele mandò una macchina a prelevarli. La stessa donna Rachele informò il dott, Marano il quale ogni giorno cominciò a recarsi in va Pontano per le cure del caso mentre donna Rachele continuava a provvedere al cibo.

Una notte faceva molto caldo e Andrea uscì sul terrazzo per prendere aria. All’improvviso cominciarono a sentirsi degli scoppi sempre più forti. Andrea non capiva se fossero mortaretti o bombe, tuttavia ebbe l’impressione che si trattasse di una festa. Ne ebbe la conferma qualche minuto dopo quando vide gente accalcarsi sotto la casa che gridava: assoit, assoit, l tdisch s nan sciut. E la festa si propagava per le strade anche se i tedeschi andando via distruggevano tutto quello che trovavano. Andrea ringraziò tutti per il silenzio che avevano mantenuto in quel periodo. I vicini si schernivano: “adià ve badann, chidd evn animoil mich crstioin”.

Sul letto di morte Andrea non dimenticò i suoi benefattori e l’ultimo pensiero fu per loro: “arrcrdatv ca c stoit voivià p donna Racheil i don Sabein”.

Nota: Sabina Leonetti (la bimba) è stata poi impiegata comunale e ora è in pensione, felicemente.

domenica 22 Aprile 2018

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Sgaramella Emanuella
Sgaramella Emanuella
6 anni fa

Bella storia! Oggi, però, nessuno metterebbe la piccola ad un simile pericolo, nn lo si percepiva? O la presenza tedesca, in quel contesto nn ne dava motivo?