Era il 1962, Sergio era un giovane democristiano che scalpitava: come tutti i giovani aveva fretta e gli davano ombra “i vecchi dirigenti di partito”. Con altri amici approfitta un giorno della presenza del sen. Jannuzzi sulla sezione del partito per porre la questione: “vogliamo essere messi alla prova”. Al senatore sfugge prima un sorriso bonario poi rilancia la palla nel campo giovanile: “Avete ragione, disse, ma per la prova dovete prima studiare. Organizzate un percorso di studio sulla Costituzione italiana e io vi porto i migliori relatori in circolazione”. Sergio e gli amici accettarono la sfida e organizzarono un corso di studio della durata di tre mesi. Jannuzzi portò come relatori il prof. Abbamonte, ordinario di diritto costituzionale a Bari, il prof. Caraterra, presidente emerito della corte di cassazione e altri dello stesso livello. Alla fine del percorso tutti sostennero gli esami e i migliori ebbero in premio una serie di libri per continuare a studiare. Sergio ricorda ancora che nacque così la nuova classe dirigente del nord barese. Molti di quei giovani diventarono sindaci e assessori delle proprie città. La politica non è improvvisazione.
All’inizio degli anni sessanta ad Andria emerse l’esigenza di un rimpasto nella giunta guidata dall’ottimo dott. Marano. Quando si fa un rimpasto c’è qualcuno che esce (e non la prende bene) e qualcuno che entra. Uno da sostituire era personaggio molto attivo e di grande seguito elettorale, che ovviamente non voleva mettersi da parte. Nell’amministrazione aveva dimostrato tutto il suo valore, ma nel privato era noto per un “vizietto”. Qualcuno lo pedinò e riuscì anche a fotografarlo portando il materiale in giunta per ricattare il malcapitato. Il senatore Jannuzzi era anche assessore in quella giunta (con delega alla Programmazione, cioè attivare finanziamenti per le opere pubbliche) e conosceva il valore politico del malcapitato, di fronte a quel tentativo disonesto andò su tutte le furie impedendo che andasse in porto il misfatto. La politica è classe.
Tutte le amministrazioni del suo collegio venivano seguite con cura dal senatore ed egli interveniva presso le autorità competenti per agevolare i provvedimenti che le riguardavano. L’atto più importante era l’approvazione del bilancio che impegnava gli amministratori a fare i funamboli per rimanere nella legge. Jannuzzi si faceva carico delle ragioni e seguiva l’iter per l’approvazione. Lo faceva anche quando le amministrazioni erano guidate dalla sinistra, suscitando il malcontento nella parte democristiana. A Corato un anno dovette subire la contestazione della sezione DC per aver fatto approvare il bilancio della giunta a guida comunista. Ricordatevi che non sono il senatore della democrazia cristiana ma il senatore di Corato, rispose a chi lo contestava. La politica è generosità.
Nel 1964 un sindaco comunista in consiglio comunale porta alla esasperazione il diverbio con il senatore arrivando addirittura a minacciare di farlo andare in mutande in giro. Per stemperare gli animi alla fine del consiglio Jannuzzi porta i consiglieri democristiani a fare una pizza da Felice a Trani. Stavano aspettando le pizze quando dal finestrone videro arrivare il sindaco con altri comunisti. Il senatore non ci pensò due volte e li invitò al suo stesso tavolo suoi ospiti, nonostante l’irritazione degli esponenti del suo partito. La politica è eleganza.
1965, secondo governo Moro. Jannuzzi era stato sottosegretario alla difesa nel governo De Gasperi agli esordi della Repubblica. Si distinse in quella circostanza per il lavoro preparatorio per la CED, il comitato di difesa europeo, dopo la disfatta della guerra. Dopo quella esperienza egli non entrò più nel governo perché si rifiutava di far parte di una corrente e quindi non poteva partecipare alla distribuzione del potere. Nel 1965 Moro è consapevole del valore di Jannuzzi ma è costretto a nominare un altro al ministero dell’agricoltura. Tuttavia nel dare l’incarico pregò il fortunato di avvalersi della collaborazione del sen. Jannuzzi, esperto in quel settore. Jannuzzi non se ne risentì e collaborò attivamente portando a casa l’integrazione comunitaria sul prezzo dell’olio di oliva che da allora garantisce un fiume di denaro per il sud. La politica è concretezza.
Anche i suoi avversari riconoscevano il suo impegno costante. Era ligio al dovere di parlamentare ma non mancava mai ai consigli comunali della sua città. Era capace di tornare da Roma in macchina, partecipare al consiglio comunale e rientrare subito dopo a Roma per essere pronto per la nuova giornata parlamentare. Quando dormiva? In macchina: l’autista aveva imparato la guida dolce per non disturbarne il riposo: la politica è donazione e fedeltà.
All’inizio degli anni cinquanta l’amministrazione socialcomunista viene travolta da uno scandalo relativo alla distribuzione dei pacchi alimentari. Il sindaco Vincenzo Mucci chiese aiuto alla DC perché desse una mano a superare il momento critico. La DC avrebbe potuto rifiutare e andare alla gestione commissariale per avvantaggiarsi nelle imminenti elezioni. Ma Jannuzzi preferisce la continuità amministrativa, consapevole che una gestione commissariale in quel momento poteva appesantire la situazione critica della città. Offre allora alla sinistra tre consiglieri democristiani perché, diventando assessori, potessero contribuire al superamento delle difficoltà di quel momento. Il patto conteneva però una clausola: nessuna delle due parti avrebbe dovuto usare quell’argomento nella polemica elettorale. Il compromesso storico era di la da venire quando ad Andria lo si sperimentava. La politica è galanteria.
Il luogo più intimo per Jannuzzi era la famosa “cappella” di via Corato. Era qui che si faceva la storia, quella piccola del suo collegio ma anche quella internazionale. Qui arrivavano delegazioni di partiti, sindacati, associazioni per discutere dei problemi vari. Qui approdavano anche semplici cittadini per sottoporre al senatore i problemi più disparati. Da questi incontri egli ricavava le informazioni utili per portare avanti le problematiche più varie. Il flusso dei visitatori era gestito dalla sorella Rachele che voleva sempre favorire la gente ma nello stesso tempo tutelare la salute del fratello. Ma raramente si intendevano: capitava che il fratello si riposava un po’ ma la sorella interrompeva la quiete facendo diventare urgente un normale problema dell’occasionale visitatore; succedeva invece che qualche volta era donna Rachele a fermare il visitatore, allora Jannuzzi urlava: fallo entrare! La politica è servizio senza tempo e senza spazio.
“Commemorarlo è bello, ma imparare è qualcosa in più: un dovere e, forse, una necessità” (Don Riccardo Zingaro).