Cultura

​Bambini migranti detenuti in Messico: 70.000 tra il 2016 e il 2018

Geremia Acri
"Se v'è per l'umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l'uomo".
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La contemporaneità ci mette ordinariamente di fronte a situazioni di disuguaglianze sociali. Le popolazioni escluse dai “diritti” stanno aumentando sempre più. Questo grazie alle diverse forme strutturali di ingiustizia e discriminazione, che economia e politica producono. Necessario è il compito globale di attivazione dei processi significativi nei confronti dei più piccoli per assicurare la tutela nelle questioni più importanti della vita quotidiana: sanità, educazione, istruzione, lavoro.

Sono, per la precisione, 68.409 i bambini migranti detenuti in Messico fra il 2016 e aprile 2018, il 91% dei quali sono stati espulsi verso l’America Centrale. Circa 96.216 migranti dall’America centro-settentrionale. Fra cui 24.189 donne e bambini sono stati rimpatriati dal Messico e dagli Stati Uniti fra gennaio e giugno di quest’anno. Oltre il 90% è stato espulso dal Messico.

Questi i principali dati del nuovo rapporto, serie Child Alert, dell’Unicef ‘Sradicati in America Centrale e Messico – Bambini migranti e rifugiati affrontano un circolo vizioso di difficoltà e pericoli’, che esamina le diverse sfide e pericoli che affrontano i bambini e le famiglie migranti e rifugiate durante il difficile processo di migrazione e rimpatrio.

Secondo il rapporto estrema violenza, povertà e mancanza di opportunità non sono soltanto cause delle migrazioni irregolari di bambini dall’America centro-settentrionale (El Salvador, Guatemala e Honduras) e dal Messico, ma anche conseguenze delle espulsioni dal Messico e dagli Stati Uniti. L’Unicef, dunque, esorta i governi a lavorare insieme per attuare delle soluzioni che aiutino a ridurre le cause scatenanti delle migrazioni irregolari e forzate ed a tutelare il benessere dei bambini rifugiati e migranti durante il viaggio.

I risultati del rapporto includono anche:

Povertà. El Salvador, Guatemala e Honduras sono fra i paesi più poveri dell’emisfero occidentale, con, rispettivamente, il 44, il 68 e il 74% dei bambini che vivono in povertà. I bambini e le famiglie povere spesso chiedono dei prestiti per finanziare la loro migrazione irregolare verso gli Stati Uniti, lasciandoli in una situazione finanziaria ancor più precaria quando sono fermati e rimandati indietro senza denaro e si trovano impossibilitati a ripagare i loro prestiti. Questa pressione economica può lasciare i bambini e le famiglie senza casa o senza le risorse necessarie per pagare i beni di prima necessità.

Violenza. La violenza delle gang è pervasiva in molte comunità dell’America centro-settentrionale, con bambini presi come obiettivo di reclutamento, abusati e persino uccisi. Fra il 2008 e il 2016 in Honduras, per esempio, circa un bambino ogni giorno è stato vittima di omicidio. Analogamente, a El Salvador, 365 bambini sono stati uccisi nel 2017, mentre l’anno scorso in Guatemala sono stati segnalati 942 casi di morti violente di bambini. I bambini e le famiglie che migrano a causa di minacce di violenza possono essere esposti a un rischio ancora maggiore se sono costretti a ritornare, senza nessun supporto o protezione, nelle comunità in cui erano precedentemente in pericolo. Molti rimpatriati finiscono per diventare sfollati interni perché per loro è insicuro tornare a casa.

Stigmatizzazione. I bambini e le famiglie rimpatriate affrontano la stigmatizzazione all’interno delle comunità a causa del loro tentativo fallito di arrivare in Messico o negli Stati Uniti. Questo può rendere ancora più difficile per i bambini rimpatriati reintegrarsi a scuola e per gli adulti trovare un lavoro.

Separazione e detenzione. La separazione familiare e la detenzione da parte delle autorità competenti in materia di migrazione, sono esperienze fortemente traumatizzanti che possono pregiudicare lo sviluppo a lungo termine del bambino. Tenere le famiglie unite e supportare alternative alla detenzione sono misure fondamentali per assicurare il superiore interesse dei bambini migranti e rifugiati.

“Se v’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l’uomo”. Ciò che dice la Montessori è possibile solo in presenza di una comunità adulta, che emerge e crea nuove province di significato sociale e culturale, per lo sviluppo di nuove coscienze, e capace di tessere un presente della vita.

mercoledì 22 Agosto 2018

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