Cultura

Didattica a distanza, le docenti del circolo “Rosmini”: «Non può sostituire l’apprendimento “vivo”»

La Redazione
Bene l'avvio ma rimangono alcune considerazioni: «Insegnare non è accendere desktop o schemi di cellulari, ma accendere idee, fare domande, svegliare dubbi, far passare la "luce", possibile soltanto dall'incontro»
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Nel giorno in cui iniziano le “vacanze” pasquali per gli studenti italiani, impegnati insieme ai loro insegnanti in un grande sforzo per mantenere alto il livello degli apprendimenti con la didattica a distanza, riceviamo e pubblichiamo alcune riflessioni del corpo docente dell’8° circolo didattico “Rosmini” di Andria.

«È la prima volta nella storia che il sistema scolastico vive un’esperienza del genere.

Dopo che il Coronavirus ha varcato i confini del nostro Paese, dal 4 marzo si è arrivata la sospensione della scuola e in seguito la chiusura, creando sgomento, ansia e preoccupazione.

I primi giorni sono stati determinati da silenzio operoso e da disorientamento, poi l’intera istituzione scolastica dell’8 Circolo A. Rosmini si è messa in moto dimostrandosi dinamica e attiva in modalità smart-working e attivando la Didattica a Distanza.

C’è stato un susseguirsi di Circolari Ministeriali con cornici diverse, ma con un unico obiettivo: “mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza”, combattendo “il rischio di isolamento e di mancanza di motivazione”, essenziale per non interrompere il percorso di apprendimento.

Non si nascondono le difficoltà sottese ad una operazione di tale portata.

I docenti sia della primaria che dell’infanzia hanno assunto da subito un ruolo diverso da quello che tradizionalmente erano abituati a svolgere, attraverso un’insospettabile riserva di “forza” emersa in un momento delicato come questo che stiamo attraversando.

I docenti, sapientemente guidati dall’animatore digitale e dal tecnico informatico, hanno cominciato a prendere in considerazione l’apprendimento a distanza con nuovi strumenti come: forms della piattaforma Office 365, spiegazioni tramite videolezione, audio-lezione in differita, in teams, Screen custom-o-matic, video-audio, incontri in Meet di Google. Un coinvolgimento attivo con proposte accattivanti di attività pratiche per capire l’argomento, avvalendosi dei libri di testo, delle risorse in rete o di piccoli esperimenti e simulazioni fatti in casa con oggetti e persone presenti.

Alcuni docenti inizialmente timorosi, altri entusiasti, altri un po’ preoccupati, ma tutti, in modo commovente, coinvolti. Questo ha comportato ore di studio, di prove per tentativi ed errori, ascolto di indicazioni operative e dimostrazioni per calibrare meglio ogni intervento formativo a distanza.

Programmazioni e collegio docenti in videoconferenza per discutere la modalità di fare didattica che ha implicato altresìla rimodulazione della progettazione delle attività, sia curricolari sia specifiche per gli alunni con Bisogni Educativi speciali.

Non è stato semplice organizzare gli interventi formativi a distanza per gli alunni diversamente abili considerando le specifiche esigenze e profili di funzionamento. La scuola ha pianificato quotidianamente per ogni disciplina dei forms all’interno di percorsi facilitati per calibrare meglio i vari interventi formativi, oltre che videochiamate per sentirsi vicino anche se in maniera virtuale.

Gli esiti dei sondaggi relativi alla didattica a distanza su docenti e famiglie hanno dato ottimo riscontro.

Pur registrando la preoccupazione di alcuni genitori che temono l’arresto degli apprendimenti, la scuola ha rassicurato tutti che in questo momento tale didattica è stata un’àncora di salvezza di grande importanza. Tuttavia, risulta prioritario per gli alunni, costretti a stare a casa, crescere in autonomia nelle piccole cose, nel rispetto degli impegni, nell’assunzione di responsabilità imparando a ricavare da una situazione difficile la “scienza della vita” che serve a crescere insieme alla scuola.

Pertanto, è importante ribadire che la didattica digitale, la classe virtuale, anche se ad alti livelli di strutturazione dei percorsi e dell’interazione con l’insegnante, non possono in alcun modo sostituire, compensare e garantire l’apprendimento “vivo” realizzato a scuola. Insegnare non è accendere desktop o schemi di cellulari, ma accendere idee, fare domande, svegliare dubbi, far passare la ”luce” e questo è reso possibile soltanto dall’incontro tra docente e alunno».

mercoledì 8 Aprile 2020

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Peppino S.
Peppino S.
4 anni fa

Riflessione giustissima la scuola(stare in classe e vivere con coetanei insegnanti ecc.)nn può essere sostituita da uno smartphone tablet e quant'altro xche la scuola è fatta pure di regole e vivere con i coetanei.