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È ancora scontro tra M5s e Oipa contro Amministrazione comunale: «Risposta vaga e insoddisfacente»

La Redazione
«Noi volontari cerchiamo di svuotare il mare con un cucchiaino: le nostre case sono sature di cani in cerca di adozione, ma le vite che riusciamo a salvare non sono che una piccolissima percentuale»
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Prosegue lo scontro a distanza sul tema della prevenzione al fenomeno del randagismo e della gestione dei canili comunali: dopo le provocazioni a Giorgino della scorsa settimana, colpevole, secondo i consiglieri del M5S e i volontari dell'Oipa, di eccessivo lassismo e la risposta del Sindaco in tv, pubblichiamo ancora le richieste dei pentastellati e degli animalisti, che si battono perché siano effettuate le sterilizzazioni e si possa porre un freno al proliferare di cuccioli randagi.

«La risposta del sindaco Giorgino – scrivono i consiglieri M5S – alla nostra nota sul tema del randagismo e sulla gestione dei canili è insoddisfacente e per certi versi irresponsabile. Già nel 2014 i veterinari della ASL avevano segnalato al Comune (sindaco Nicola Giorgino) che avevano riscontrato problemi sull’idoneità delle strutture che ospitavano i cani. Giorgino lo chiama oggi, dopo tre anni, “problema amministrativo-giuridico”.

Noi nella nostra nota parlavamo di sterilizzazioni, di adozioni, di valutazione complessiva delle necessità sul tema del nostro territorio e sull’idoneità delle strutture. Tutte domande inevase dal nostro primo cittadino. Siamo del parere che il sindaco non si sia letto bene le carte del Comune che amministra. Nei suoi ultimi interventi a mezzo stampa, il sindaco non solo non risponde alle nostre puntuali domande, non solo non chiarisce il motivo per il quale la sua amministrazione ha revocato le autorizzazioni ai canili a seguito di mancate risposte da parte della stessa amministrazione comunale (e no, non è una battuta) ma appare pessimista sulla risoluzione dei problemi, che dovrebbe conoscere da anni, e minaccia addirittura una ordinanza per la riammissione dei cani sul territorio. Tradotto, abbiamo un problema da anni, non siamo in grado di risolverlo, liberiamo i cani.

Una città di 100.000 abitanti non può non avere un canile, non può non avere un ambulatorio veterinario dove curare i nostri amici animali. Se poi la “minaccia” è quella di far pagare il conto del problema "tecnico amministrativo" ai cittadini e ai cani, l’irresponsabilità è massima. Non si può fare così, non si possono strumentalizzare i problemi e i nostri amici a quattro zampe. Serve una soluzione politica e tecnica al problema e il nostro sindaco sembra non essere in grado di darne una».

Anche i volontari dell'Oipa all'attacco: «Dopo la risposta che il nostro Sindaco Giorgino ha voluto dare alle problematiche sollevate in un comunicato da noi e dal MoVimento 5 Stelle riteniamo opportuno fornire ulteriori precisazioni sulla questione.

Il signor Sindaco forse non ha ben capito il principale problema: nessuno di noi volontari pensa che i rifugi non rispettino il benessere animale (per fortuna possiamo constatarlo di persona dal momento che le strutture non hanno mai impedito l'ingresso a noi volontari).
Probabilmente, grazie alla nostra attività, conosciamo la realtà dei canili meglio del Sindaco stesso e dei funzionari di comune e Asl.
Il problema principale oggi è che il comune ha chiuso i canili per problemi strutturali (non tali, però, da pregiudicare il benessere animale), senza prima aver trovato una soluzione alternativa!
Una città di più di 100mila abitanti non può non avere neanche un canile. Inoltre, ricordiamo che dal momento che l'ambulatorio ASL è ospitato all'interno di una delle due strutture oggi chiuse, attualmente ad Andria non vengono più effettuate sterilizzazioni (il che è folle data l'enorme entità del problema randagismo)!!!
É evidente che se non si sterilizza a tappeto, il problema del randagismo ad Andria non potrà che aumentare esponenzialmente (e speriamo che le istituzioni se ne rendano conto): per ogni cane che con enormi difficoltà cerchiamo di far adottare, a causa dei randagi non sterilizzati nasce una nuova cucciolata che si aggiungerà alla popolazione randagia sul territorio cercando di sopravvivere.
Noi volontari cerchiamo di svuotare il mare con un cucchiaino: le nostre case sono sature di cani in cerca di adozione, ma le vite che riusciamo a salvare non sono che una piccolissima percentuale dei cani (non solo randagi, ma anche abbandonati) che vivono sul territorio cittadino.
Altro problema: in mancanza di una struttura autorizzata in cui spostare i cani attualmente ospiti dei rifugi ai quali è stata revocata l'autorizzazione, quale sarà il destino di questi cani?
C'è l'ipotesi che vengano spostati fuori provincia (o addirittura fuori regione), con costi di trasferimento a carico della collettività, per non parlare del fatto che noi volontari dopo averli curati, seguiti e accuditi per anni, ne perderemmo le tracce. Altra scellerata ipotesi sarebbe la reimmissione sul territorio. Lasciamo immaginare ai cittadini cosa vuol dire reimmettere sul territorio oltre 250 cani che oggi sono detenuti in canile, per molti dei quali tra l'altro la reimmissione sarebbe un vero e proprio maltrattamento, dal momento che dopo anni di vita in canile difficilmente sarebbero in grado di cavarsela da soli per strada, per non parlare del fatto che molti cani sono anziani e malati che necessitano di terapie impossibili da somministrare se venissero reimmessi sul territorio.

Su questi reali problemi avremmo voluto delle risposte concrete!»

mercoledì 18 Gennaio 2017

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