Il Tar Puglia accoglie parzialmente il ricorso del MEF (il Ministero dell’Economia e delle Finanze). È stata pubblicata stamane infatti la sentenza che dichiara “inefficaci” gli aumenti delle aliquote IMU, TASI e TARI approvati il 31 agosto del 2015 dal consiglio comunale di Andria perché in ritardo rispetto al termine ultimo del 30 luglio, termine ultimo previsto dal decreto del Ministero dell’Interno per l’approvazione delle aliquote e del bilancio di previsione per l’anno 2015.
Quindi, gli aumenti sono stati dichiarati inefficaci e dunque per l’anno 2015 sono state recapitate ai cittadini bollette con aumenti che non potevano essere richiesti e che, dunque, andrebbero restituiti.
Bisognerebbe capire ora a quanto ammonta l’importo complessivo degli aumenti richiesti che, dovrebbe aggirarsi attorno ai 6/7 milioni di euro per il solo 2015.
Questa pronuncia del Tar Puglia, tra l’altro, pone seri problemi interpretativi anche per la validità di questi aumenti applicati anche agli anni successivi, atteso che, con la Legge di Stabilità Finanziaria del 2015, fu previsto dal Governo Centrale il “blocco” degli aumenti delle tariffe da parte degli Enti Locali. È, questo, un problema spinoso che potrebbe far saltare definitivamente i conti al Comune di Andria. Tra l’altro bisogna capire se l’amministrazione vorrà correre ai ripari già con il Bilancio di Previsione 2018 che è stato già approvato in Giunta, ma non ancora dal Consiglio Comunale, così come le stesse aliquote per l’anno 2018.
Resta, inoltre, ancora in sospeso il chiarimento da parte dell’amministrazione comunale in merito alla questione “pertinenze prima casa Tari”.
In definitiva la situazione politico-amministrativa del Comune di Andria si fa sempre più incandescente. Seguiremo gli sviluppi a partire da questa sera con la convocazione del Consiglio Comunale in cui si discuterà, tra l’altro, anche la mozione di revoca del presidente del consiglio Laura di Pilato.
In Italia siamo degli artisti nel trovare i compromessi. La montagna ha partorito il topolino.