Politica

Savina Leonetti si dimette: «In politica “il potere e l’impotenza” due facce della stessa medaglia»

La Redazione
La consigliera comunale affida a una lunga lettera, densa di riflessioni, le motivazioni del suo gesto
scrivi un commento 16504

Come avevamo anticipato venerdì, la consigliera comunale Savina Leonetti, eletta nel 2015 tra le fila della Lista “Sabino Fortunato per Andria”, ha rassegnato durante l’ultimo consiglio comunale le sue dimissioni dalla carica.

Pubblichiamo qui il discorso con cui ha terminato questa esperienza politica, denso di tante riflessioni:

«Cari colleghi, compagni di viaggio in questa esperienza politica, sono a comunicarvi la mia decisione di dimettermi dal ruolo di consigliera comunale della nostra città. É una decisione su cui stavo riflettendo da tempo perché non facile, in quanto bisogna mettere d’accordo varie voci: l’impegno verso i cittadini che hanno espresso la loro fiducia nei miei riguardi, la consapevolezza acquisita sul campo della complessità dell’impegno richiesto, la percezione della fatica per una presenza utile, competente, costante. Un conflitto da un lato tra la delusione di chi ha creduto in me, la delusione delle mie stesse aspettative ossia di potercela fare presumendo sufficienti la conoscenza teorica dell’agire politico e le mie numerose esperienze in altri ambiti, e dall’altro i bisogni personali e familiari.

In questi due anni ho toccato con mano quanto in politica “il potere e l’impotenza” siano due facce della stessa medaglia e quanto le regole, di norma seguite in altri contesti organizzativi, siano di difficile applicazione, proprio perché dipendono dal versante in cui si gioca la propria partita. In realtà l’esperienza maturata fin dall’adolescenza nel mondo del volontariato: azione cattolica, movimento studenti, CIF (centro italiano femminile),ecc., e in ambito lavorativo: associazioni e società professionali, ruoli professionali e gestionali in ambito sanitario, mi ha permesso di vivere e di dare al termine “ potere” il significato di chi, per il ruolo che svolge, “ha di più” ossia “più possibilità” per attivare, monitorare, coordinare, armonizzare le risorse disponibili, per leggere la realtà affidata e per individuare risposte efficaci. In questi ambiti ho sperimentato che quando l’attenzione si concentra sull’oggetto di lavoro, sia pure diverso nei vari contesti (salute, povertà, carenza di servizi, ecc.), le intese si raggiungono, passando naturalmente attraverso la fatica del confronto.

Mi sono resa conto che in politica la visione dell’obiettivo cioè, nel nostro caso, il benessere della comunità, viene spesso offuscata da numerose lenti che si interpongono, lenti che distolgono, alterano l’immagine, fino ad annullarla. Queste lenti sono espressione di più fattori, alcuni inconsci, riguardanti ad esempio la propria struttura di personalità, per cui la politica può essere ricerca di riconoscimenti, di visibilità, di rassicurazioni, ecc., altri derivanti dai propri valori ossia la modalità con cui guardo l’altro, se come fratello (quindi con i miei stessi doveri e i miei stessi diritti), da aiutare nel processo di crescita, di autonomia ,o da manipolare, utilizzare, ecc.), dalla rappresentazione della comunità( come un bene da salvaguardare e da potenziare, o da utilizzare per sé, per pochi, ecc.), ma soprattutto dallo schieramento di appartenenza o partitocrazia, che don Tonino Bello definisce nella sua lettera ai politici “ubriachezza dei partiti”, cioè qualcosa che oscura completamente l’obiettivo.

Gradualmente si finisce col dimenticare quasi completamente le motivazioni che, pur nella diversità delle visioni, hanno portato a questa scelta, ossia che “si può” essere entrati in politica per servire la comunità, per amore della propria terra, della propria gente, intendendo la diversità come distinzione e non contrapposizione, vedendo la diversità come opportunità per creare sinergie, alzare il livello qualitativo della democrazia, vedendo nell’altro, nell’avversario-competitore politico, chi può aver compiuto la stessa scelta mosso dagli stessi sentimenti. Purtroppo spesso finisce per dominare il sospetto soprattutto verso chi esercita il potere e la responsabilità di governo, di qui la consuetudine di creare difficoltà, o comunque non agevolare chi governa per demolirne la credibilità, dimenticando che l’obiettivo non è indebolire l’altro ma trovare insieme soluzioni per il bene comune. Spesso sono proprio queste dinamiche a rallentare o ad allungare, sine die, i tempi di realizzazioni fondamentali per un vivere sereno, ad allontanare i cittadini dalla partecipazione, perché si sentono strumentalizzati.

Chi riveste un ruolo politico ha quindi grandi responsabilità nel promuovere o meno comportamenti rispettosi verso le istituzioni, verso le molteplici visioni della realtà, per cui diventa molto importante il modo con cui il politico affronta le problematiche soprattutto in consessi pubblici quali possono essere le sedute di consiglio comunale, che sono una vetrina per quanti ci guardano. Diventa importante l’attenzione, l’ascolto che i consiglieri riservano ai vari interventi, indipendentemente dal gruppo di appartenenza, in quanto quegli interventi hanno richiesto comunque studio, tempo sottratto a impegni personali e familiari.

Il nostro comportamento pertanto talora può far dimenticare ai cittadini la gratuità del nostro impegno, del tempo sottratto a se stessi, alla propria famiglia, agli hobby, facilitando in loro un processo di deresponsabilizzazione dal sostenerci e aiutarci con i loro suggerimenti, allontanandoli inoltre dalla comprensione della complessità della gestione della cosa pubblica, che invece richiede l’impegno di tutti, senza deleghe in bianco.

Una breve riflessione sulla macchina amministrativa, essa ha un peso determinante nei processi politici, di cui può condizionare significativamente i risultati, perché sottoposta a ritmi accelerati, pesanti e ridondanti come in ogni istituzione. Diventa pertanto fondamentale porre attenzione e cura alla integrazione, al coordinamento e alla valorizzazione delle risorse umane all’interno dei singoli settori e tra i vari settori; ormai è noto che la produttività aumenta non sempre e soltanto aumentando il numero delle risorse, ma soprattutto prendendosi cura di esse.

Sento di ringraziare tutti per la ricchezza della esperienza maturata in questo tempo, ma come ho cercato di comunicare, se ci sono riuscita, non sono in grado di continuarla per l’impegno richiesto evidentemente da me sottovalutato e quindi non più compatibile con le mie attuali esigenze personali e familiari.

Mi auguro comunque che i due provvedimenti sulla fraternità e sull’amministrazione condivisa, in gestazione da più di due anni, possano essere adottati proprio per promuovere da un lato uno spirito di maggiore accoglienza reciproca e dall’altro una partecipazione responsabile da parte dei cittadini.

Mi piace consegnare a ciascuno di voi la lettera ai politici di don Tonino Bello sulla sobrietà, perché ne condivido profondamente i contenuti e, che pur conoscendola, essendo ormai datata, ho riscoperto, il 25 aprile nell’omelia di don Gianni Massaro, durante la celebrazione presso il monumento ai caduti, e ho valutato la sua grande attualità».

domenica 20 Maggio 2018

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti