Spettacolo

Da “La cena di Natale” a “Braccialetti rossi”, qualche domanda al camaleontico artista andriese Antonio Memeo

Lucia M. M. Olivieri
Il suo curriculum è lungo e ricco di soddisfazioni lavorative, frutto di sacrifici e di uno studio appassionato delle discipline legate al mondo della musica e della recitazione
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Molti di voi lo avranno riconosciuto nel ruolo dell’autista della zia perfettina milanese della protagonista (interpretata da Veronica Pivetti) ne “La cena di Natale”, il sequel di “Io che amo solo te” con l’andriese Riccardo Scamarcio. Altri lo avranno individuato tra i personaggi della celebre fiction “Braccialetti rossi”, ma il curriculum dell’andriesissimo Antonio Memeo è lungo e ricco di soddisfazioni lavorative, frutto di sacrifici e di uno studio appassionato delle discipline legate al mondo della musica e della recitazione.

Ad Antonio abbiamo rivolto, alla luce dei recenti successi che lo hanno visto impegnato al cinema, in tv e a teatro, alcune domande.

Partiamo dall’inizio: qual è la tua formazione?

Sono stato sin da piccolo attratto dalle varie forme di spettacolo che, soprattutto in TV, la RAI proponeva durante gli anni ‘60 e ’70. La Musica è sempre stato il mio primo amore, e a quindici anni inizio come autodidatta a studiare canto e chitarra, dilettandomi nel frattempo come Dj radiofonico in una delle prime emittenti locali.

È nel 1980 che inizia un percorso di studio con il Centro Teatro Danza di Dora Martinelli partendo dalla danza, aggiungendo il teatro per poi sfociare nei musical. Dal 1990 poi seguono diversi anni di lavoro come responsabile d’animazione turistica in diversi paesi, esperienza che mi ha permesso di affinare tecniche di teatro leggero e cabaret.

Tornato in Italia, dal 1997 mi sono dedicato completamente alla acquisizione delle tecniche di canto, teatro e musical, frequentando corsi vari ed Accademie (ITACA Italy, LAMDA London) e contemporaneamente ho iniziato i primi lavori come attore, cantante e regista: ho condotto laboratori teatrali e scritto testi, con esperienze dal piccolo al grande schermo, alcune partecipazioni in film nazionali (L’Amore ritorna, L’uomo nero, La cena di Natale), e ruoli di protagonista in fiction locali.

E con Andria?

Sono presente nel 2008 al Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria, dove ho proposto una performance sugli autobus delle linee urbane di Andria durante il loro percorso, con uno spettacolo dal titolo “Riccardo III di cinque figli”; nel 2009 con uno studio sulla Medea dal titolo “Nauseae” di cui ha curato la regia; nel 2010 coprotagonista con lo spettacolo di teatro-mimo “Fuoritempo”; infine nel 2016 attore e regista del testo teatrale “L’Uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello.

Un percorso lungo e non facile da affrontare: quali gli ostacoli principali?

Sin da piccolo sono stato attratto da ciò che riguarda il mondo dello spettacolo in generale. Quando avevo 12 anni avrei voluto frequentare una scuola di danza ma non c’erano le possibilità economiche e pratiche per potermi spostare fuori. La maggiore difficoltà è stata la scelta, l’aver dovuto decidere per passione di fare l’artista, seguire una strada difficile in un periodo in cui, a parte le compagnie amatoriali, ad Andria non c’era altro, le opportunità di poter studiare erano tutte fuori, lontano nelle grandi città.

Ti è mai capitato di vivere sulla tua pelle pregiudizi legati alla provenienza geografica?

No, perché l’arte elimina i pregiudizi, o meglio potrei dire che chi porta l’arte è portatore sano di universalità, è un cosmopolita.

Progetti per il futuro e suggerimenti per un giovane che si voglia affacciare al mondo dello spettacolo?

Al più presto conto di aprire uno spazio nel quale proporre laboratori teatrali e cultura in generale con l’assistenza di mia figlia, poi prossimamente ho delle sorprese sia in campo teatrale che televisivo e cinematografico.

Ai giovani dico che se davvero vogliono fare l’Arte, devono studiare e lo studio porta impegno e sacrificio e costanza e allenamento oltre a richiedere capacità e una buona dose di fortuna. Ebbene sì, quello dell’arte è un mondo difficile e a volte pieno di compromessi, e quindi ci vuole fortuna, ma se hai studiato ed hai le giuste competenze e soprattutto costanza, la fortuna ti viene incontro.   

giovedì 19 Gennaio 2017

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