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La scuola ai tempi del Covid. Notizie dall’Interno

Mirella Caldarone
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La scuola ai tempi del Covid. Notizie dall’Interno
È un'istantanea della storia recente. E intanto la scuola ri-comincia ad animarsi. Si riprende ad operare in presenza per la felicità di grandi e piccoli
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L’incipit è la visione di disegni e parole dei bambini, inanellati sul perimetro esterno del 4° Circolo Didattico “A. Mariano”, scuola di periferia in via Malpighi. Apprezzando l’attenzione che il giornale ha rivolto a questo piccolo-grande grido innocente affisso ai cancelli, il Dirigente Scolastico spalanca le porte dell’Istituto comprensivo “Mariano-Fermi” per un viaggio all’interno della Scuola, attualmente semi-abitata, essendo gli studenti ancora parzialmente a casa a cimentarsi con la didattica a distanza, causa la pandemia in corso.

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È Sabato la prima volta che ci vado, insegnanti ed alunni non ci sono. Incontro coloro che hanno permesso alla Scuola di essere serbatoio per la sete di conoscenza, organismo vivo in continua ricerca di nuove strategie didattiche e tecniche per compensare l’inaspettato disastro del Coronavirus. Collaboratori scolastici, Direttore, addetti alla segreteria, insegnanti: tutte tessere di un unico puzzle colorato. Preside da poco, mi ritrovo davanti una persona mite ed accogliente, professionale, molto umana e, per passione, musicista: quanta concordanza di stili. Mi accompagna per un po’ tra aule e corridoi di una scuola grandissima che si sviluppa su due piani e più giardini, per ospitare 900 anime dalle voci bianche ed il sorriso facile. Poi mi invita a girare da sola per focalizzare lo sguardo ovunque ritenessi opportuno.

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Nella scuola primaria non ci entravo da quando indossavo il grembiule. Una vera visione, quei piccoli tavoli in formica col ripiano inferiore dove poggiare quaderni e cartelle. Disegni alle pareti, lavagne, crocifissi, cartine d’Italia e mappamondi: tutti ingredienti dal gusto intenso sulla tavola della memoria. C’è qualcosa che addolora alla vista delle aule vuote, degli appendiabiti senza giacche. C’è un silenzio irreale e ad indicarmi la strada ci sono frecce gialle, blu e rosse; qualche segnale mi indica dove arrestarmi. I posti per i banchi sono segnati a terra con adesivo colorato: l’aula sembra un parcheggio sagomato e la mensa ha i piccoli tavoli esagonali apparecchiati con le sedie a gambe in su.

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Ho varcato la soglia di un mondo fantastico, reale e palpitante. Mi sono immersa nella pienezza della scuola d’infanzia, rimasta abitata nonostante il Covid; ho visto aule vuote e, poi, classi con due soli alunni ed un’insegnante seguire contemporaneamente i ragazzi in collegamento da casa.

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È un’istantanea della storia recente. E intanto la scuola ri-comincia ad animarsi. Si riprende ad operare in presenza per la felicità di grandi e piccoli. Attualmente la percentuale di alunni in presenza è dell’80%. Insegnanti e bambini varcano la soglia di ingresso della sacra dimora della condivisione: compagni ritrovati, senza distinzione di età. E ci sono anch’io e ne sono felice. Faccio il giro delle classi: “Ciao, sono Mirella, sto scrivendo un racconto per immagini”, un racconto che potrà essere utile ad elaborare il lutto delle privazioni attuali, una modalità per guardare in faccia l’uragano, quando esso sarà passato. In definitiva, un possibile strumento didattico: la fotografia si fa protagonista e offre la sua vera essenza.

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In questo Istituto trovo uno spirito spiccatamente collaborativo, oserei dire che sembra una grande famiglia. Lo capisci dalla dolcezza degli sguardi, dallo scambio gioioso tra insegnanti, dai caffè offerti e dai plum-cake fatti in casa e portati lì per condividerli tradizionalmente con i colleghi. Questi formatori insegnano a vivere prima ancora di impartire nozioni.

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Gli insegnanti fanno corpo e sembra evidente un grande e riuscito impegno della Dirigenza, sia precedente che attuale, verso la valorizzazione delle risorse umane. La stabilità e l’età anagrafica mediamente matura del personale docente, assicurano una continuità didattica nei tre ordini di scuola (Infanzia, Primaria di Primo Grado e Primaria di Secondo Grado). Di grande pregio è anche la dedizione didattica delle nuove leve che aderiscono ai modelli educativi con grande spirito di comunità. La maggior parte dei docenti abita in città, o poco lontano, pertanto conosce il contesto territoriale e socio-familiare degli alunni con conseguenti ricadute positive nelle relazioni scuola-famiglia e nella gestione delle problematiche (un quartiere “difficile” per dispersione scolastica, carenze di strutture e servizi, fenomeni di vandalismo anche ai danni della scuola).

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Al normale programma didattico si affiancano numerose attività in orario extracurricolare: progetti di inclusione svolti in tutte le interclassi, in cui si cerca di lavorare insieme abbattendo barriere e stereotipi e inducendo cooperazione tra i bambini, compresi quelli con bisogni educativi speciali (BES); progetti di potenziamento e recupero delle competenze di base</strong>; progetti di coding e robotica, per lo sviluppo dei nuovi linguaggi delle generazioni connesse; corsi di inglese fin dalla scuola dell’infanzia; iniziative sui temi della legalità e cittadinanza attiva e contro il bullismo al fine di sviluppare comportamenti responsabili. Tutte le sedi dell’Istituto comprensivo sono dotate di biblioteca, laboratorio informatico e laboratori scientifici e musicali e la Scuola Media è dotata di laboratorio di robotica educativa e atelier creativo.

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Nella sua intierezza, questo Istituto è una comunità attenta a cogliere opportunità derivanti anche da singoli insegnanti o da agenzie culturali più in generale, che possano aiutare il bambino a crescere. Tali sono, ad esempio, le esperienze di letture sul tema della mitologia, incontri con gli autori, adesione al progetto Giunti “Leggimi ancora” con cui le scuole ricevono ogni anno una valigetta di libri e pongono la lettura al centro dell’attività scolastica. Chissà, potrà essere cosi anche per la fotografia: lancio la suggestione.

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Ho toccato con mano l’impegno a combattere la desertificazione scolastica esistente in questo quartiere per la migrazione verso altri istituti, condizione esistente storicamente e dura da scalfire. Oltre all’impegno di un Istituto Comprensivo, però, serve una svolta culturale di tutta la città che ri-porti l’attenzione alle tematiche del benessere collettivo e che veda coincidere gli scopi soggettivi con quelli della società.

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Saluto queste piccole donne e piccoli uomini affacciati sull’orizzonte del futuro, dirigenti e professionisti in erba il cui presente è fatto della stessa sostanza nutritiva che ha reso adulti tutti noi. Spero di re-incontrarvi, così come ho incontrato Lucia e Luigi, due fratellini quasi coetanei che hanno frequentato la stessa scuola vent’anni fa ed ora sono, rispettivamente, Tecnico di Riabilitazione Psichiatrica ed Ingegnere Civile.

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Grazie, Preside; grazie, insegnanti ed operatori tutti per questa opportunità: un vero privilegio, per me, fermarmi nella stazione più importante del viaggio verso l’età adulta.

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lunedì 8 Febbraio 2021

(modifica il 2 Agosto 2022, 13:02)

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