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Lettera aperta a un’amministrazione appena nata: «Siamo i genitori dei ragazzi “murati” in casa»

La Redazione
«Non comprendi il motivo per cui un ristorante, un bar, debba chiudere alle 18, se da quell'ora in poi la città è in delirio. L'ora giusta per i più giovani, che hanno l'età dei nostri figli, che nel frattempo sono a casa»
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Una lettera accorata, uno sfogo di una mamma andriese, lavoratrice nel campo della ristorazione, che chiede l'intervento deciso delle autorità locali per arginare il fenomeno del mancato rispetto delle regole, così importanti soprattutto in questo periodo, per uscire dall'incubo covid.

«Siamo quei genitori che lasciano i ragazzi a casa tutto il giorno, perché c'è una pandemia e se esci non ne usciamo. Che preferiscono la DAD sicura tra le 4 mura squallide di casa purché questa libertà negata duri il più breve tempo possibile. Siamo quelli che credono nelle regole, perché solo così nascono le grandi civiltà del passato.
Siamo quei genitori che lasciano tutto il giorno i figli a casa, che non li seguono nei compiti, che non li portano a passeggio, che non condividono la tavola a pranzo né la domenica, né quando ne hanno bisogno. Siamo lavoratori dipendenti, dal covid.
Quelli che chiudono, che si inventano, che richiudono, che aspettano Natale, e Pasqua, quando anche la fede barcolla. Siamo quelli che per mezza giornata di lavoro, impieghi 12 ore in due. Che ti stancano pure i dpcm, perché non li comprendi. Perché non comprendi il motivo per cui un ristorante, un bar, debba chiudere alle 18, se da quell'ora in poi la città è in delirio. 
L'ora giusta per i più giovani, che hanno l'età dei nostri figli, che nel frattempo sono a casa, sclerati, annoiati, pazzi asociali, e che vorresti mandare a scuola perché non se la ricordano più. Non ricordano più cosa sia condividere un banco o una merenda. Hanno imparato a condividere uno schermo, piatto. 
E piatta è la nostra vita se su quella tavola non riesci nemmeno a metterci entusiasmo.

Ci vuole coraggio e forza, ti dicono, ed è la forza di avere coraggio che spesso traballa. I nostri figli ci avvisano se scendono a prendersi le patatine al supermercato. Ci vanno sterilizzati e tornano e si sterilizzano. In centro c'è il delirio, loro non possono saperlo. Vivono nella via Glück. Il delirio di chi si abbraccia, grida, schizza, ride, bacia, sporca, il tutto come se fosse carnevale. Il carnevale è passato senza rumori. Per tanti. Abbiamo rotto pure la Pentolaccia e aspettiamo che il suo contenuto non faccia troppi danni. Noi lavoratori dipendenti, dal covid, viviamo la quaresima.
 
Intanto la nostra sicurezza ce l'abbiamo, I protocolli, le distanze, meno posti, meno pasti, meno soldi, meno tasse, meno male.
In centro c'è il delirio. E ci sono multe se non copri un bicchiere d'asporto, se ti mangi la pizzetta fuori dal locale, se tenti di capire dove fanno i posti di blocco dopo le 22.
Siamo i genitori di quei ragazzi minorenni per cui saremmo responsabili ad ogni azione. Quei ragazzi che dovrebbero restare a casa appena rientrati da scuola. E non il contrario.
Siamo quelli stanchi di essere persone perbene.
Non ci sono foto, perché è di un film che si tratta».

venerdì 5 Marzo 2021

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