Attualità

Il Natale finisce a Pasqua

Vincenzo D'Avanzo
Il Natale senza la Pasqua non avrebbe valore. Tutto quello che c'è in mezzo ha senso solo se utile a scavalcare il tempo ed entrare nella eternità. Il che per l'uomo è la naturale normalità
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Il 1956 non solo fu turbato dalla famosa nevicata, di cui ricordiamo tutti la celebre statua di ghiaccio della Madonna dei miracoli di Tangaro e Conversano, ma anche da una epidemia chiamata “influenza asiatica” che durò ben due anni. Anche questa venne dall’Asia, trasportata dalle anatre selvatiche cinesi. Nonostante un milione di morti in tutto il mondo da noi fu sottovalutata in quanto, diluita nel tempo, a livello popolare sembrò una normale influenza stagionale. Infatti nel mondo incise poco sulle normali attività, salvo che da noi perché andò a sommarsi alle intemperie atmosferiche.

Non così fu nei ceti borghesi, professionali e culturali, che animarono il dibattito sulle origini, sulla pericolosità e soprattutto sulla frequenza con la quale questi fenomeni andavano verificandosi. Di fronte a queste evenienze chi più sa ha più paura.

Presso la farmacia di piazza Catuma si era formato una specie di circolo culturale dove si incontravano i maggiorenti della città per discutere delle diverse problematiche cittadine e nazionali. Anche durante la settimana santa del 1957 non fecero mancare la loro presenza u Bcchzz e don Pppein. Il primo era animato da profonda fede religiosa che trasferiva in molte iniziative soprattutto caritatevoli (divenne poi presidente della San Vincenzo De Paoli), sempre presente alle pubbliche manifestazioni religiose; il secondo invece apparteneva a una famiglia di imprenditori agricoli tra i più noti della città. Don Pppein (chissà quanto gli era costato quel don) era cattolico, ma di quelli che alla religione si avvicinano solo in qualche occasione particolare. Una di queste feste era il Natale quando si impegnava nei preparativi e accompagnava la famiglia a visitare il grande presepe del santuario della Madonna dei miracoli. Nel periodo pasquale invece continuava ad essere presente tra gli amici della farmacia.

Passandogli davanti u bcchzz quel mercoledì santo lo salutò e chiese se voleva andare con lui a sant’Agostino per assistere alla recita della passione e morte di Cristo. Era tradizione che i giovani e gli uomini di azione cattolica preparassero con impegno questa rappresentazione molto seguita dai fedeli e dai curiosi. Ma Don Pppein rispose che a lui il Natale piaceva moltissimo perché si trattava di un lieto evento come una vita che nasce, mentre la Pasqua non gli piaceva molto perché si trattava di eventi incomprensibili: un Dio che muore, una resurrezione difficile da capire.  U bcchzz, invece, che con la morte aveva dimestichezza in quanto passava il mese di novembre di ogni anno davanti all’ingresso del cimitero a raccogliere le offerte per i poveri, gli rispose invitandolo a partecipare con lui almeno alla veglia pasquale: “per due ore sentirai cantare le meraviglie della natura e della storia”. Non sapeva u Bcchzz che un poeta nel 1982 avrebbe scritto lo stesso concetto: Primo Levi riferendosi alla Pasqua (ebraica): «Passeremo la notte a raccontare / Lontani eventi pieni di meraviglia…». Don Pppein non c’era mai stato a quella celebrazione notturna e non seppe dire di no, soprattutto quando l’amico si incaricò  di andarlo a prendere da casa.

Don Pppein non rimase deluso: man mano che dall’altare si cantavano le letture egli si sentiva sempre più coinvolto inseguendo il racconto di un Dio che ha in mente una idea fissa: salvare il suo popolo.  “La luce del re eterno ha vinto le tenebre del mondo”, “il Figlio ha pagato per noi all’eterno Padre il debito di Adamo” , è la notte in cui Dio ha liberato i nostri padri dalla schiavitù d’Egitto, li ha aiutati ad attraversare il mar Rosso, il Dio che ha fermato la mano di Abramo contro Isacco; “o notte veramente gloriosa che ricongiunge l’uomo al suo Creatore”. Queste parole scendevano dall’altare e diventavano balsamo per il cuore dei presenti.

U Bcchzz guardava don Pppein e lo vedeva sempre più assorto, sempre più coinvolto. Uscendo dalla chiesa alla fine, rivolto all’amico, disse solo poche parole: “che fortuna quella Maddalena”. U Bcchzz allora chiese: “perché?” E don Pppein: “lei ha visto tutto”. U Bcchzz riprese: “tutta la storia della umanità ha una logica che porta alla resurrezione”. E ricordò di quando Dio fece il pupazzo di sabbia: poteva lasciarlo così e le onde del mare lo avrebbero distrutto. Invece Egli soffiò il suo Spirito, segno che per l’uomo Dio aveva scelto la vita eterna non la morte. Per questo Dio è pronto a fare tutto il possibile pur di salvare gli uomini.

Quel giorno di Pasqua don Peppino lo trascorse in silenzio tanto da far preoccupare la moglie, che gli chiese se non si sentisse bene. Il marito le rispose che in effetti non “si sentiva” e andò a mettersi a letto. Non riusciva però a dormire: con la mente egli girovagava nel suo passato per capire che valore avesse avuto la sua vita fino a quel giorno. E mentre era avvolto nei suoi pensieri un’idea balenò nella sua mente: non è che il Natale  finisce a Pasqua? Il Natale senza la Pasqua, infatti, non avrebbe valore. Tutto quello che c’è in mezzo ha senso solo se utile a scavalcare il tempo ed entrare nella eternità. Il che per l’uomo è la naturale normalità.

Dopo Pasqua il suo rapporto con i dipendenti cambiò radicalmente portandolo a preoccuparsi di tutti i loro problemi. E quando la moglie sembrò infastidita da questo comportamento le disse che era giusto così: “noi questa ricchezza l’abbiamo avuta ora ci tocca distribuirla, almeno in parte”. E poiché il problema era ancora la pandemia asiatica andò nella Farmacia e comprò diverse confezioni di medicine per combattere quella influenza e le consegnò alla moglie dicendo: “dalle a chiunque te le chieda. Da questa influenza dobbiamo uscire insieme”.

Poi decise di andarsi a confessare, non lo faceva da anni. Al sacerdote pose una domanda semplicissima: “perché Dio, che è stato così generoso con gli uomini, ora ci manda questa epidemia che sta facendo tanto male?” Il prete faticò molto per fargli capire che Dio non sta in cielo a distribuire croci a destra e a manca. Anzi il suo compito è di alleviare le croci, che spesso noi stessi ci costruiamo anche involontariamente. Dio, se mai, ci da la forza per superarle.  Al vostro narratore è venuta in mente una frase di Chesterton “Dio scrive dritto sulle righe storte degli uomini”. 

Ps. É un anno abbondante che ci sembra di essere in un indefinito “sabato santo” sballottati tra la paura del venerdì e la speranza della domenica. Non abbiamo nemmeno più voglia di dire che “andrà tutto bene”.  Eppure la promessa della resurrezione è in ogni foglia della primavera, come disse Martin Lutero. Auguri di cuore a tutti.

domenica 4 Aprile 2021

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