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Vaccini antiCovid e rischio trombosi, alcuni dati per fare chiarezza

Domenico Di Noia
«Parliamo di un episodio su di un milione, lo sapevate che il rischio con la pillola anticoncezionale è mille volte più alto? Non ci sono farmaci senza effetti collaterali»
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Il coronavirus è molto contagioso e anche se la maggioranza delle persone infette sviluppa soltanto sintomi lievi o è del tutto asintomatica, una parte degli ammalati, specialmente le persone particolarmente a rischio, presenta un decorso grave. A partire dai 65 anni, il rischio di essere ricoverati in ospedale per coronavirus aumenta del 10-20 per cento. A partire dai 70 anni, il rischio di morire di coronavirus aumenta del 3-14 per cento. In tutti i paesi dove si sta vaccinando con uno dei vaccini attualmente disponibili in Italia si sta verificando una netta riduzione del numero dei casi di COVID-19 gravi, ricoverati in terapia intensiva. Nei Paesi dove si è vaccinato di più, come in Scozia e in Israele, si assiste oggi a una riduzione dei ricoveri in terapia intensiva che va dall'80 a più del 90%!

 

Da diversi giorni si sta discutendo sugli eventi tromboembolici osservati in alcune persone che hanno ricevuto il vaccino Astra Zeneca. La preoccupazione è comprensibile, ma guardiamo i dati. Nella Ue sono stati registrati solo 30 eventi tromboembolici su un totale di 5 milioni e oltre di vaccinati. In Gran Bretagna, per esempio, hanno inoculato oltre 11 milioni di dosi di quel vaccino e non è stato segnalato neanche un caso di trombosi che avrebbero dovuto essere almeno 100 se si fosse confermata una incidenza pari a quella osservata in Germania.

 

Cos’è la trombosi? La trombosi è la formazione di un coagulo di sangue all'interno di un vaso (il coagulo può essere composto da un’aggregazione di cellule del sangue che ostruiscono o rallentano la normale circolazione sanguigna e che possono migrare e spostarsi in un organo vitale, con conseguenze potenzialmente fatali), in grado di occludere del  tutto o in parte una vena (trombosi venosa) o un’arteria (trombosi arteriosa  causa quest'ultima di infarto del miocardio, ictus cerebrale o ischemia periferica).  La tromboembolia è la terza malattia cardiovascolare più comune e comprende due condizioni interconnesse: l’embolia polmonare (EP) dovuta all’ostruzione di una o più arterie polmonari da parte di un coagulo o di un suo frammento che si è staccato dall’interno di una vena e ha raggiunto questa sede, determinando una condizione potenzialmente fatale e la trombosi venosa profonda (TVP).  L’incidenza annua del tromboembolismo (TEV)  è di un caso ogni 1.000 abitanti. La TEV è  solitamente la conseguenza di uno o più dei seguenti fattori di rischio: immobilizzazione prolungata; stare seduti a lungo (come per un viaggio aereo di lungo raggio); obesità; interventi chirurgici (soprattutto sull’addome e ortopedici, come l’intervento per protesi d’anca); fratture del bacino e degli arti inferiori; età avanzata; gravidanza; terapia ormonale sostitutiva/pillola estro-progestinica; tumori/chemioterapia; malattia infiammatoria cronica; malattie della coagulazione (ad es. sindromi trombofiliche ereditarie, sindrome da anticorpi antifosfolipidi, iperomocisteinemia). Si stima che in un anno una persona ogni 1000 di età adulta sia colpita da TEV.  Il processo della coagulazione del sangue nel corpo umano è estremamente complesso, ma si può far risalire genericamente a due eventi: da un lato agisce la via della fibrinolisi, che porta a 'sciogliere' i coaguli, dall’altro ci sono meccanismi che portano invece a formare il coagulo o trombo.

 

Non vi sono dubbi sul fatto che il virus sars-CoV-2, responsabile di Covid-19, modifica questo equilibrio attraverso l’eccesso della reazione infiammatoria. Il risultato è un aumento del rischio di trombosi ed embolie. A questo esito concorre anche l’attività diretta del virus sulla parete interna dei vasi sanguigni, chiamata endotelio, con conseguente aumento ulteriore del rischio di sviluppare tromboembolie venose e trombosi arteriose che possono portare a embolie polmonari o infarto del miocardio. Il genere femminile è più esposto al tromboembolismo in gravidanza (aumentando la pressione nelle vene del bacino si rallenta il flusso del sangue), durante il puerpuerio e  nei periodi in cui si utilizza la pillola contraccettiva. Diversi farmaci fanno aumentare il rischio di sviluppare una trombosi compresa la pillola contraccettiva, anche se i meccanismi che portano alla formazione dei trombi sembrano essere diversi. Nel sangue non ci sono solamente le piastrine, ma diversi altri tipi di proteine che possono concorrere alla produzione di coaguli. Se per esempio il vaso sanguigno è danneggiato, queste contribuiscono alla produzione della fibrina, una proteina che in seguito si combina con le piastrine e i globuli rossi per formare un coagulo necessario per fermare la perdita di sangue e riparare il vaso interessato. Alcune sostanze presenti nella pillola contraccettiva influiscono su questi e altri fattori coagulativi, facendo quindi aumentare il rischio che si formino coaguli. Nelle donne con particolari predisposizioni, questa circostanza fa ulteriormente aumentare il rischio di soffrire di trombosi. Alcune di queste predisposizioni sono note e derivano da fattori ereditari, altre sono ancora in fase di studio. I ricercatori ipotizzano che qualcosa di simile possa avvenire con il vaccino di AstraZeneca, ma fino a quando non saranno chiari gli eventuali fattori genetici dietro al problema sarà difficile capirne di più. Non potendo calcolare con accuratezza i fattori di rischio legati alle trombosi del seno venoso cerebrale è inoltre difficile determinare se l’uso della pillola, in concomitanza con la somministrazione del vaccino di AstraZeneca, faccia aumentare i rischi. L'Impiego degli anticoncezionali ormonali per prevenire l’osteoporosi e i disturbi della menopausa possono favorire il rischio di trombosi venosa. Gli ormoni infatti possono favorire la coagulazione, specie nelle donne con disturbi della coagulazione, facilitando la formazione di un trombo.

Per i tre vaccini in Italia, tra le quasi 14 milioni di somministrazioni, l’Aifa ha registrato il 7% di segnalazioni gravi, con un tasso di 36 eventi gravi ogni 100mila somministrazioni. Nel dettaglio, per AstraZeneca in meno di un mese si sono verificati 11 casi di trombosi, con 4 decessi. 

Il vaccino anti-Covid di AstraZeneca e di Johnson & Johnson: continuano a preoccupare i pochi casi di trombosi rare successivi alla vaccinazione tanto che, dopo il via libera da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) che ha valutato il vaccino sicuro ed efficace, in questi giorni alcuni paesi hanno nuovamente deciso di sospenderlo. In Olanda, per esempio, le somministrazioni sono state completamente bloccate, mentre in GermaniaFrancia e Canada AstraZeneca verrà somministrato in base all’età, ovvero agli over 60 o agli over 55.  Il Comitato per la sicurezza dell'EMA (PRAC) ha concluso qualche giorno fa  che i trombi inusuali associati a bassi livelli di piastrine debbano essere elencati come effetti indesiderati molto rari di Vaxzevria (precedentemente denominato Vaccino COVID-19 AstraZeneca). Per raggiungere la sua conclusione, il Comitato ha preso in considerazione tutti gli elementi attualmente disponibili, compreso il parere di un gruppo di esperti ad hoc.L'EMA richiama l’attenzione degli operatori sanitari e delle persone vaccinate affinché siano consapevoli della possibilità che entro 2 settimane dalla vaccinazione si verifichino casi molto rari di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue. Finora, la maggior parte dei casi segnalati si è verificata entro 2 settimane dalla vaccinazione in donne di età inferiore a 60 anni. Sulla base delle prove attualmente disponibili, non sono stati confermati i fattori di rischio predisponenti.

Coronavirus, vaccino AstraZeneca: nuova comunicazione di Aifa. Una "nota Informativa Importante" su Vaxzevria, il vaccino anti-Covid di AstraZeneca, è stata pubblicata martedì 13 aprile dall'Agenzia italiana del farmaco sul proprio sito. LA NOTA: "A seguito della procedura di segnale condotta a livello europeo, l’Agenzia Italiana del Farmaco aggiorna gli operatori sanitari sui seguenti punti emersi dalla valutazione del vaccino: una relazione causale tra la vaccinazione con Vaxzevria e l'insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia è considerata plausibile. Anche se tali reazioni avverse sono molto rare, hanno superato quanto atteso nella popolazione generale. In questa fase non sono stati identificati fattori di rischio specifici. Una combinazione di trombosi e trombocitopenia, in alcuni casi accompagnata da sanguinamento, è stata osservata molto raramente dopo la vaccinazione con Vaxzevria", si legge ancora nella nota:  “non è stato individuato, per ora, nessun fattore di rischio specifico, anche se la maggior parte di questi casi si è verificata in donne di età inferiore ai 60 anni entro i quattordici giorni successivi alla vaccinazione e in alcuni l'esito è stato fatale”. 

Sulla base dei dati finora raccolti soprattutto nel Regno Unito, dove il vaccino di AstraZeneca è stato impiegato massicciamente, si stima che per chi ha 25 anni di età ci sono 11 possibilità su un milione di avere gravi reazioni avverse riconducibili al vaccino di AstraZeneca, ma già per chi ha almeno 55 anni le possibilità scendono a 4 su un milione. A 25 anni ci sono 23 probabilità su un milione di morire di COVID-19, sopra i 55 anni diventano 800 su un milione. Una morte accidentale, per incidenti di vario tipo come cadere dalle scale, è a 110 su un milione per i 25enni e di 180 su un milione per chi ha 55 anni; nel caso di un incidente stradale a 25 anni siamo a 38 su un milione, che diventa 23 su un milione per chi ha 55 anni.

Vaccino Johnson & Johnson e trombosi: le autorità federali sanitarie americane hanno chiesto una "pausa precauzionale" dell'uso del vaccino contro il Covid dopo che si sono registrati 6 casi di trombosi a due settimane dal vaccino. Si tratta in tutti i casi di donne tra i 18 ed i 48 anni. Una donna è morta ed un'altra è ricoverata in gravi condizioni in Nebraska. Lo stop precauzionale al vaccino anti-Covid Janssen di Johnson&Johnson arrivato negli Usa si ripercuote anche sulla campagna per l'immunizzazione della popolazione in Europa e in Italia.  Il 13 aprile, giorno in cui era previsto l’arrivo delle dosi del preparato monodose in Europa, le autorità sanitarie Usa hanno sospeso almeno per qualche giorno l'utilizzo del prodotto della Johnson&Johnson.  La decisione è stata annunciata con un comunicato congiunto dalle due agenzie competenti, la Food and Drug Administration, che ha la supervisione dei farmaci negli Usa, e il Center for Disease Control and Prevention, il Centro per controllo e prevenzione delle malattie infettive. Le agenzie  hanno riferito che gli “eventi negativi” appaiono “al momento estremamente rari” ma che “la sicurezza dei vaccini è una priorità del governo federale”. L'ipotesi  è prevedere una limitazione per chi ha meno di 60 anni, autorizzandone l’uso per tutti gli altri. Ma a quel punto sarà obbligatorio rivedere la distribuzione per garantire che ogni fascia di età abbia a disposizione il vaccino adatto, evitando che questo nuovo intoppo allunghi ulteriormente i tempi della campagna.

Nel giorno dello stop precauzionale in Usa al vaccino Johnson & Johnson la Food and Drug Administration (l'ente governativo statunitense  che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici),  ha fatto il punto della situazione anche sui vaccini Pfizer e Moderna dichiarando che: “fino ad ora  su oltre 180 milioni di dosi somministrate  dei due vaccini anti Covid  non abbiamo registrato casi di trombosi rare associate con trombocitopenia", un fenomeno che si è registrato invece in alcune persone (nell'ordine di qualche unità per milione) vaccinate con Johnson & Johnson negli Usa e con AstraZeneca in Europa. Ancora, ormai è dimostrato che i vaccini anti-Sars-CoV-2  conferiscono una protezione che va dal 60 per cento di AstraZeneca a oltre il 90 per cento nel caso dei farmaci sviluppati da Pfizer-Biontech e da Moderna.

L’Aifa il 15 aprile ha reso noto che per i tre vaccini in Italia, tra le quasi 14 milioni di somministrazioni, sono state registrate il 7% di segnalazioni gravi, con un tasso di 36 eventi gravi ogni 100mila somministrazioni. Nel dettaglio, per AstraZeneca in meno di un mese si sono verificati 11 casi di trombosi, con 4 decessi. Ancora, sono 17.130.760 le dosi di vaccino consegnate alle regioni, secondo il dato del sito ufficiale del Governo. In totale, al 13 aprile, sono quasi 14 milioni le somministrazioni totali effettuate (13.927.650) delle quali poco meno di 10 milioni (9.788.805) di prime dosi (16,41% della popolazione) e 4.138.845 persone vaccinate anche con il richiamo (6,94%) In particolare 11.814.660 sono le dosi di Pfizer/BioNTech distribuite alle regioni, 1.320.400 Moderna, 3.995.700 AstraZeneca, mentre di J&J il contatore riporta zero, in quanto ancora ferme a Pratica di Mare. Al momento la percentuale di vaccini somministrati è pari all′81,7% delle 17.130.760 di dosi consegnate alle regioni. Con l′87,9% il Veneto è quella che ne ha somministrate di più, mentre la Calabria è in coda alla regioni con il 71,4%.

I dati emergono dal terzo Rapporto di farmacovigilanza sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19 e considera il periodo tra il 27 dicembre 2020 e il 26 marzo 2021 per i tre vaccini in uso nella campagna vaccinale (PFIZER, ASTRA ZENECA e MODERNA) in corso. La maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino Comirnaty (Pfizer, 81%), fino ad ora il più utilizzato con il 68% di dosi somministrate. Si è registrato un aumento del 17% per il vaccino Vaxzevria (AstraZeneca) in seguito all’incremento del suo utilizzo (+27%). Quelle relative al vaccino Moderna rappresentano invece il 2% del totale e sono proporzionali al numero più limitato di dosi somministrate (5 %). Gli eventi segnalati insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo nell′87% dei casi. 

Nel giorno dello stop precauzionale in Usa al vaccino Johnson & Johnson dopo 6 casi di trombosi rare seguite alla somministrazione del vaccino, Moderna interviene con una nota per rassicurare sul suo prodotto anti covid. "Dopo una verifica su dati di 64,5 milioni di dosi somministrate a livello globale di vaccino mRna-1273 non  è emersa nessuna associazione con casi di trombosi cerebrali dei seni venosi o eventi trombotici".

Dal 15 aprile, e fino a nuova disposizione, è sospesa la vaccinazione anti Covid con Vaxzevria (AstraZeneca) per militari e forze dell’ordine. Nessun problema per chi dovrà effettuare il richiamo. Come è successo già con il personale scolastico, la decisione sarebbe dovuta all’ultima direttiva del commissario per l’emergenza Covid-19, il generale Figliuolo, che prevede la procedura per fasce d’età e non più per attività lavorativa.
Sono pienamente d'accordo con quanto ha affermato in una recente intervista sul quotidiano “La Repubblica” il  direttore della clinica malattie infettive del San Martino di Genova Matteo Bassetti: «Astrazeneca, Moderna, Johnson & Johnson, Pfizer: basta coi blocchi, i dubbi, le speculazioni commerciali. I vaccini contro il Covid funzionano tutti allo stesso modo. E al 100%. Perché l’obiettivo è ridurre il numero dei morti, delle persone gravi in ospedale. A me interessa che la gente non prenda più la polmonite, non vada in rianimazione o chiuda gli occhi per sempre. Se dopo la dose ci sarà qualche raro caso di positività, pazienza: due o tre linee di febbre saranno sopportabili. Le trombosi, dicono: ma parliamo di un episodio su di un milione, lo sapevate che il rischio con la pillola anticoncezionale è mille volte più alto? Non ci sono farmaci senza effetti collaterali. Questa è una guerra: vogliamo vincerla o no?».

I vaccini sono un gesto di amore per i propri figli e per i più deboli. Chi li omette senza motivo è un pericoloso irresponsabile. (Roberto Burion)

sabato 17 Aprile 2021

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Angelo google
Angelo
3 anni fa

Bution ha scritto un libro , o un articolo?
Ha descritto molto bene l'effetto collaterale del vaccino .
In particolare la trombosi!
Proprio per questo indesidersto effetto si indicava il vaccino a soggetti under 60 , in quanto da statistiche, le trombosi sono un effetto riscontrato a soggetti over 60.(non certo ai giovani)
Perche questa pubbicita persuasiva in contradizione alle statistiche generali ?

domenico di noia
Domenico di Noia
3 anni fa

Buongiorno Sig. ANGELO, mi scusi se le rispondo solo questa mattina. La frase che ho citato alla fine dell'articolo e' del Professore Roberto Burioni (per un errore di battitura ho scritto BURION e le chiedo scusa per questo) Ordinario di Microbiologia e Virologia, Dottore di Ricerca in Scienze Microbiologiche, Specialista in Immunologia Clinica ed Allergologia. Le trombosi sono ESTREMAMENTE rare in tutti i vaccini, ma come ho scritto, con il Vaccino ASTRA ZENECA la maggior parte dei casi si e' verificato in soggetti, sopratutto DONNE, DI ETA' INFERIORE AI 60 ANNI ENTRO I 14 GIORNI SUCCESSIVI ALLA VACCINAZIONE.Distinti SALUTI