il ricordo

22 anni fa l’omicidio della piccola Graziella Mansi

Sabino Liso
Sabino Liso
la lapide di Graziella Mansi a Castel del Monte
Oggi avrebbe 30 anni Graziella Mansi se non fosse che quel 19 agosto del 2000, all'età di 8 anni, veniva bruciata viva nella pineta di Castel del Monte da un branco efferato di giovani ventenni
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Oggi avrebbe 30 anni Graziella Mansi se non fosse che quel 19 agosto del 2000 veniva bruciata viva nella pineta di Castel del Monte da un branco efferato di giovani ventenni che, senza un reale movente, se non quello del gioco crudele, stroncò la giovane vita della piccola dai grandi occhi e capelli scuri, alla sola età di 8 anni.

Da allora, il suo nome, è entrato a far parte della lunga lista di persone uccise con disumanità di cui la cronaca nazionale ed internazionale ha scritto fiumi di pagine.

La morte di Graziella è la morte di tante famiglie che, incredule, si ritrovano a piangere per la vita distrutta dei giovani del branco: ergastolo con isolamento diurno, il massimo della pena per tutti gli imputati del processo. Trent'anni, invece, inflitti a Pasquale Tortora, giudicato prima in abbreviato. Otto anni dopo il tragico evento, uno dei cinque, il 27enne Vincenzo Coratella si impicca alla branda della cella con la corda dell’accappatoio. È un dramma nel dramma.

Sono passati 22 anni ma Andria non dimentica il suo angelo martoriato. Sulle pagine del nostro giornale, Adriana Versi, testimone di quei giorni strazianti vissuti sulla collina del maniero federiciano, scriveva: «Anche l’ultima stella, nella scia di quelle cadenti, in silenzio depose la luce nel suo angolo di cielo perduto. Il tintinnio di calici sporchi oltrepassò con discrezione l’aria tersa da una serata malamente consumata. La notte non fu mai più così breve, nonostante fosse riuscito il tempo, a scandire lentamente ogni piccola sequenza o frazione di secondo, nello stipo di memoria di chi allora fu presente. L’atto unico, inderogabile, di una tragedia mai annunciata, lasciava chiuso ogni sipario.

L’avevano trovata in un letto di foglie consunte dal fumo, bella come la fata del bosco incantato, dove la strega cattiva stavolta, purtroppo, aveva avuto la meglio. Nessun principe sarebbe bastato a ridarle con un bacio la vita e ancor meno la gioia di vita con lei.

In caserma, dove fummo condotti quali testimoni alle ultime ore, ne sarebbe stato informato il papà che, seduto con noi in sala d’attesa, ne avrebbe saputo il motivo soltanto in privato, dall’ufficiale più alto di grado. A lui spettava donare l’indegno fardello, con ingiusta e dovuta, e tra le più misere delle consolazioni. Non avrebbe avuto modo di sapere donna la sua bimba. Non avrebbe per lei sperato, quel futuro che lui stesso avrebbe reso migliore. Non avremmo più sorpreso, in mezzo ai suoi capelli neri, quel sorriso incontrastato di ogni figlio alla sua età. Anche chi non l’aveva conosciuta, quella notte l’avrebbe cercata.

Maggiore delle altre due sorelle, inseguiva senz’affanno la sua cara libertà, in compagnia dei suoi nonni e tra le antiche bancarelle. Corriere di tutto ciò che le permetteva di spostarsi, tra il piazzale, il ristoro e…la sua fontana, che fungevano da parco ai suoi giochi all’aria aperta.

Che non fosse più in quei paraggi, risultò evidente solo un po’ più tardi di quell’ora, all’imbrunire, che raccolse in fretta il sole per lasciare posto all’incertezza di quel buio poco atteso. Il coinvolgimento alle ricerche, in quella notte, fu spontaneo e straordinario. Calcolare quanti fossero nei boschi, con le torce, in divise o in ciabatte, in gruppo o solo in coppia, fu impossibile ben presto… quanti in quel periodo dell’anno riaccendono i giardini dei dintorni, conoscono quei posti e ogni piccolo sentiero, per cui ogni angolo nascosto non risulta un mistero.

Nel bosco ammutolito dal terrore di un pensiero, echeggiava il suo bel nome in ogni dove, come il rintocco di un tempo all’infinito e, pronunciato ad alta voce, lo stesso eco si perdeva nel cuore di chi lo raggiungeva.

L’elicottero, arrivando, riuscì a diradare la spessa coltre intorno, resa fitta dal silenzio più che dall’insieme di ramaglie. Ogni ordine in divisa concentrò le proprie forze a supporto dei locali e, disposti a catena o incrociandosi a quadrato, crearono una rete spessa e intricata ma da cui qualcuno era sfuggito ancor prima di lanciarla.

 

L’epilogo agghiacciante rapì la nostra forza senza chiedere permesso. Brividi percorsero ogni anima rimasta nuda e sola. Di curiosi, come ogni caso ci racconta, si riempirono le scene, arrivando con ritardo o magari il giorno dopo, capaci a ricamare le notizie apparse nei servizi o testata di giornale. E la rabbia si alternava all’amarezza quando il susseguirsi dei racconti incorniciava in altro modo l’accaduto, ragion per cui buona parte di noi tutti scelse quel silenzio molto più edificante.

Quest'anno ricorre il 22esimo anniversario dalla tragica morte della piccola Graziella.

Per chi l’ha conosciuta, per chi l’ha persa, per chi immagina come sarebbe stata… Il corpo dei Carabinieri, la Polizia di Stato, il Corpo forestale, i Vigili Urbani, i Vigilanti, i Custodi, la Protezione Civile, le Unità Cinofile, ma soprattutto, le centinaia di Persone accorse o lì per caso… in quella notte.

Solo al gelo dell’animo umano, muore una rosa…

venerdì 19 Agosto 2022

(modifica il 1 Settembre 2022, 11:35)

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Riccardo suriano
Riccardo suriano
1 anno fa

Che articolo…. Da brividi!♥️😞

Riccardo suriano
Riccardo suriano
1 anno fa

Che articolo…. Da brividi!♥️😞