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Sit-in dei Nastrini rossi: «Garantire il rientro dei docenti assunti al Nord per il prossimo anno»

La Redazione
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Sit-in dei Nastrini rossi: «Garantire il rientro dei docenti assunti al Nord per il prossimo anno»
Ieri a Bari hanno manifestato davanti la sede del Consiglio regionale della Puglia, con una delegazione composta da insegnanti provenienti da tutta la Puglia, in particolare dalle province di Bari e Bat
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«Chiediamo alla politica nazionale, regionale e ai sindacati di tornare ad occuparsi dei docenti assunti con il piano assunzionale della Buona Scuola». É questa la richiesta dei docenti dei “nastrini rossi”, che già da 2 anni e mezzo ormai lottano perché vengano sanate alcune delle storture più evidenti della Legge 107 (cosiddetta della “Buona Scuola”) e che ieri a Bari hanno manifestato davanti la sede del Consiglio regionale della Puglia, con una delegazione composta da insegnanti provenienti da tutta la Puglia, in particolare dalle province di Bari e Bat, ma anche da Lecce, Brindisi, Taranto e Foggia, riuniti sotto lo slogan “Non voglio andare via con i posti a casa mia”.

«Firmato il piano di mobilità che di fatto scontenta tutti per i risibili posti a disposizione per i rientri in Regione e per le assurde percentuali destinate ai docenti di ruolo, ora chiediamo si dia finalmente seguito ad una richiesta che non è solo dei 30mila docenti meridionali assunti al Nord, ma delle loro famiglie e dunque di tutta una fetta del Mezzogiorno che chiede solo e semplicemente di continuare a vivere dove sono le proprie radici. La Buona scuola è diventata una spina nel fianco del governo perché gli insegnanti, per lo più donne di 50 anni con lauree, abilitazioni, concorsi e anni ed anni di precariato nelle scuole, non possono accettare passivamente una politica che distrugge le famiglie, la società e le ricchezze del Sud materiali e morali.

È opportuno garantire il rientro anche per il prossimo anno scolastico con le assegnazioni provvisorie (Ap), ossia quelle cattedre di organico di fatto che annualmente vengono occupate anche da insegnanti precari privi spesso di abilitazione alla professione docente. Le ap vanno aperte prioritariamente a tutti i docenti della Buona scuola che vogliano tornare nelle proprie regioni, siano essi provvisti o meno di titolo di insegnamento del sostegno.

Un provvedimento di questo tipo garantirebbe equità tra docenti e dipendenti statali, perché, non dimentichiamo, la riforma renziana sebbene abbia stabilizzato i contratti dei precari della scuola, ha di fatto reso precarie le vite di migliaia di professionisti della conoscenza. La scuola, unico comparto della pubblica amministrazione, che deve sacrificare i posti messi a disposizione per la mobilità con chi ha scelto volutamente di essere precario.

Chiediamo a chi ci governa che siano garantiti i diritti dei nastrini rossi, che ad agosto del 2015 hanno avuto fiducia nello Stato e nelle organizzazioni sindacali. È giunto il momento di porre serio riparo ai molteplici danni della riforma che ha scontentato proprio tutti, nessuno escluso».

venerdì 5 Gennaio 2018

(modifica il 3 Agosto 2022, 20:20)

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Riccardo  Nanni
Riccardo Nanni
6 anni fa

Se un Governo qualsiasi dovesse accontentare questi insegnanti suggerirei di spostare giornalmente gli studenti dal Nord fino in Puglia,Loro saranno contenti gli studenti un pò meno.Con pervicacia degna di miglior causa molti si son dati ammalati per tornare a casa.Una vergona nazionale che non capita a Ferrovieri postali militari di tutte le Armi ecc.Nessuno cita la Legge e Articolo dove si dice che gli insegnanti DEVONO rimanere nella propria Provincia ,Regione o Comune.