l'intervista

Padre Alex Zanotelli: «Il continente Africa è maledetto per la sua ricchezza»

Geremia Acri
«La plutocrazia mondiale intrecciata con la politica locale corrotta deruba i beni. In loco poi si vive la lotta tra ricchi corrotti, mafie diseredate e poveri»
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Padre Alessandro Zanotelli, classe 1938, sacerdote missionario comboniano, è l’ispiratore e il fondatore di diversi movimenti italiani tesi a creare condizioni di pace e di giustizia solidale. Direttore, per tanti anni, della rivista Nigrizia. È direttore anche, sin dalle origini, della rivista nonviolenta fondata da don Tonino Bello, Mosaico di Pace. Missionario per diversi anni in Sudan, Kenya. Oggi P. Alex vive oggi nel rione Sanità di Napoli, uno dei simboli del degrado sociale del nostro Paese. Le sue battaglie per la giustizia, per la verità, per la pace, per il disarmo, nonostante la sua età, continuano.

Considerando il clima rovente di questo tempo su temi come, povertà, immigrazione, terrorismo, mafia, corruzione, emergenza educativa, bullismo ecc…con grande interesse, in occasione della sua visita ad Andria, ieri, presso l’auditorium Mons. Di Donna, per il convegno unitario “Rompiamo in silenzio sull’Africa e sul Mondo”, alla presenza di una sala gremita di gente, abbiamo rivolto alcune domande a Padre Alex Zanotelli, da anni impegnato per una cultura inclusiva che rifiuta ogni egoismo con le armi candide del Vangelo e della solidarietà.

Padre Alex Zanotelli, partiamo con il chiarire un argomento: le ricchezze del mondo sono nelle mani di pochi magnati, la redistribuzione delle stesse mera utopia. Secondo Lei, sarebbe giusto da parte della Chiesa e degli Stati recuperare, il concetto di Sicurezza Sociale, per rilanciare una politica capace di garantire dignità a tutti, nessuno escluso?

«Più che parlare di sicurezza sociale, direi che dovremmo recuperare il concetto di condivisione dei beni. In tutti i libri della Bibbia, c’è un sogno di Dio per il suo popolo: economia dell’uguaglianza e giustizia distributiva. Per tradurre questo sogno c’è bisogno di spiritualità. Infatti l’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, di Papa Francesco, bacchetta l’economia iniqua che esclude e uccide il debole.

La netta divisione tra ricchi e poveri l’ho vista nella baraccopoli di Nairobi (capitale del Kenia). Tra le baracche e i grattacieli di Nairobi c’è un muro immaginario, che divide tra chi ha e chi non ha».

Da diversi anni in Europa stiamo assistendo al fenomeno delle migrazioni, causa primavere arabe, conflitti armati in paesi africani assistiti da dittature politiche, fame, violenza e degrado. Lei per anni è stato missionario in Sudan e in Kenya, per cui ha toccato con mano quelle terre. Può spiegarci chi in ‘loco’ ha interessi economici, per continuare ad aumentare guerre di sopravvivenza, soprusi ai deboli e morte agli infanti?

«Dobbiamo ricordarci che il continente Africa è maledetto per la sua ricchezza. Perciò è chiaro, che l’avidità dei Paesi occidentali va ad aggredirlo. La plutocrazia mondiale intrecciata con la politica locale corrotta deruba i beni. In loco poi si vive la lotta tra ricchi corrotti, mafie diseredate e poveri. La politica estera dei diversi stati europei per l’Africa si muove solo per accordi commerciali tra gas e petrolio. Nessun interesse invece per la legge 49 sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo, i destinatari in passato erano volontari e ong oggi sono banche e imprese».

Il suo accorato appello padre Alex, ai giornalisti, a rompere il silenzio sull’Africa, per quel che le è dato sapere e conoscere, è stato accolto?

«Parecchie sono state le reazioni di testate e giornalisti di provincia. Inesistenti invece da parte delle testate e giornalisti nazionali. Per l’Italia la politica estera non esiste mentre è fondamentale, far sì che la gente conosca cosa succede nel mondo».

Negli ultimi tempi, diverse capitali europee sono state colpite da atti terroristici. Taluni politici e opinionisti europei, propongono idee conservatrici come razza, identità, muri ecc… Invece diversi imam musulmani moderati, dialogano con le Istituzioni e la Chiesa Cattolica. Quale pensa, che sia oggi una soluzione religiosa e politica, per dialogare con le altre fedi e cooperare con gli stati arabi, per l’edificazione di rapporti di pace, per una cultura dell’incontro?

«Quella che ci attende in futuro è una grande sfida. Quello che stiamo vivendo in Europa è molto grave. Noi italiani pensavamo, che non fossimo razzisti e invece lo siamo eccome. E’ dilagante la cultura del rifiuto dell’altro per cui dovremmo chiederci che genere di comunità cristiana siamo? Il problema siamo noi e il nostro occidente contenitore di verità assolute: cultura, civiltà e religione da esportare agli altri paesi, sottoprodotti della storia. Noi occidentali però dimentichiamo lo schiavismo, il colonialismo, il liberismo e il neo liberismo, che abbiamo prodotto e che ancora attuiamo. Tutto questo va messo in discussione e la Chiesa lo sta facendo, anche se c’è molta resistenza alla ricezione del messaggio di Papa Francesco».

La Comunità ecclesiale è pronta e desidera camminare sulla via tracciata da Papa Francesco? Spesso le Chiese locali, forse anche la nostra, delegano la cura dei poveri: quanto sono importanti nella vita ecclesiale? Nella sua vita i poveri cosa hanno significato?

«La Comunità ecclesiale trova difficoltà nel contestualizzare il messaggio di Papa Francesco in opere. Si trova in panne a legare fede e vita, perché spesso e volentieri i riti non conciliano con la realtà storica attuale. Infatti il ruolo delle chiese locali non è sufficiente, certo bisogna essere grati per i tanti gesti di carità e assistenza diretti ai bisognosi ma non basta. Le chiese non devono entrare in politica ma hanno il compito di chiedere giustizia e verità per gli esclusi. Dai poveri ho ricevuto un nuovo battesimo, per solidarizzare con le loro sofferenze, con i loro dolori, per me è stata una discesa agli inferi. I poveri mi hanno insegnato a leggere la Bibbia».

Attualmente, Lei vive nel rione Sanità di Napoli e grazie alle sue idee ispiratrici sono nati diversi comitati, basandosi sui principi di volontariato e cittadinanza attiva. Le periferie italiane sono diventate rocca forti di degrado sociale e discariche di rifiuti a cielo aperto. Potrebbe dirci quali sono i motivi, che hanno alimentato, corruzione, delinquenza, devianza minorile, ecomafia nel nostro Bel Paese?

«Dopo le missioni in Africa è stata fondamentale la scelta della città di Napoli per intravedere il futuro del mio paese. Napoli è una matriosca. Ci sono due città in una, che non vogliono incontrarsi. La politica sta dando poco alle periferie, la colpa non è delle periferie ma di chi accetta di far vivere così le periferie. Lo Stato Italiano spende ogni giorno 64 milioni di euro per armi e bombe ma poi taglia la spesa scolastica. A livello giovanile il 70 % è disoccupato e viene poi intercettato per spacciare cocaina».

«La mia vita è stata un lungo ‘toccarsi’, abitarsi.

…e spesso mi domando chi sono io.

L’unica risposta che mi do è:

‘Io sono le persone che ho incontrato’.

Sembra tutto un caso,

ma poi scopri che nulla è a caso»

(dal libro “Korogocho” (2003)

giovedì 1 Febbraio 2018

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