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Andria “bollente”, il surriscaldamento continuerà ad aumentare

La Redazione
Nel 2068, secondo un'indagine condotta a livello mondiale, saranno molti di più i giorni in cui la temperatura supererà i 32°C. Come intervenire?
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Nel 2068 i giorni in cui la temperatura supererà i 32°C ad Andria passeranno a 33 rispetto ai 4 del 1988: è quanto emerge da un’analisi condotta a livello mondiale dal Climate Impact Lab, un gruppo di scienziati del clima, economisti e analisti di dati del Rhodium Group, dell’Università di Chicago, della Rutgers University e dell’Università di Berkeley (California). I dati sono stati poi riportati su base nazionale da “Il sole 24 ore” per verificare quale sarà l’andamento nei capoluoghi di provincia italiani. Le proiezioni sono basate sulle promesse di riduzione delle emissioni di gas serra sottoscritte con l’accordo di Parigi, nonostante la maggior parte dei paesi non sembri al momento in grado di soddisfare tali impegni. In ogni caso, il futuro sarà comunque più caldo del presente, anche se si tratterà comunque di un aumento più contenuto rispetto agli ultimi 30 anni.

Nello specifico, per la nostra città, si tratterebbe di un lungo mese in più con temperature “bollenti”: si passa infatti dai 4 giorni, come detto prima, con +32°C del 1988 ai 19 del 2018 (fino al momento) per arrivare ai 33 del 2068. Quali sarebbero le conseguenze? Prima di tutto, evidentemente, la qualità della vita: nei giorni di caldo intenso, infatti, è sempre più difficile trovare ristoro se non con i condizionatori. Ma a livello macroscopico l’aumento delle temperature potrebbe portare a variazioni nelle piogge, che potrebbero scarseggiare (o cadere, ancora peggio, sotto forma di nubifragi improvvisi), con conseguente deterioramento della qualità del suolo, effetto che a sua volta si ripercuoterà sull’agricoltura, e si potrebbe continuare a elencare altre situazioni problematiche.

Di certo a causa dell’asfalto e del cemento alcune zone in particolare della nostra città diventano delle vere e proprie ‘isole di calore’, rese ancora più bollenti dall’energia termica emessa, per esempio, da auto e impianti di condizionamento.

La sterzata è quanto mai necessaria: per arginare il problema, spiegano gli economisti, non bastano le strategie globali di lotta al riscaldamento, ma servono anche interventi locali finalizzati a ridurre il surriscaldamento urbano, come ad esempio l’ampliamento delle aree verdi e l’installazione di pavimentazioni e coperture dei tetti che riflettano più luce e assorbano meno calore, oppure l’incentivazione efficace della mobilità sostenibile. La sterzata è quanto mai necessaria.

martedì 25 Settembre 2018

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