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Nello Scavo: «Con le migrazioni ci hanno anestetizzato»

Sabino Liso
Sabino Liso
«Serviva un nemico a cui attribuire la responsabilità della crisi economica, dell'insicurezza e della precarietà che molti vivono in Italia. Ecco, la potente arma di distrazione di massa»
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Giornalisti del calibro di Nello Scavo ci invitano a perseverare, insistere nella ricerca della verità e non custodirla, ma divulgarla il più possibile. Ieri nella libreria Persepolis si è tenuto il primo incontro in programma per il “Caffè della Parola” promosso dall’ufficio per le Migrazioni della Diocesi di Andria, l’8Xmille chiesa cattolica e l’ass. di volontariato Salah. Ospite del primo appuntamento in rassegna il giornalista di Avvenire, che negli ultimi anni ha trascorso molto tempo sulle navi di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. Le sue inchieste sono state rilanciate dalle principali testate del mondo. Negli anni, ha indagato sulla criminalità organizzata e il terrorismo globale, firmando servizi da molte zone «calde» del mondo come la ex-Jugoslavia, la Cambogia e il Sudest asiatico, i paesi dell’ex Urss, l’America Latina, il Corno d’Africa e il Maghreb.

Scavo è un testimone del nostro tempo. Un giornalista che, come lui stesso dice, «racconta la verità e non la custodisce per sé ma la divulga il più possibile. Oggi, più di ieri, serve smuovere coscienze troppo anestetizzate da una politica che ci vuole “ignoranti” che ci nasconde la verità, appunto. Una politica che sa perfettamente quanto divisione e insicurezza portino consensi elettorali e che sfrutta “fenomeni” come le “migrazioni” che diventano, nelle loro mani, una potente arma di distrazione di massa».

Il giornalista, d’origine siciliana, è un fiume in piena: parla ininterrottamente e il tempo vola. Pizzica, in maniera precisa e puntuale, le corde di tutto lo strumento che suona sempre la stessa musica perché, in fondo, è vero, al giornalista di questo tempo troppo imperfetto e disumano è rimasto di suonare, come un mantra, la stessa musica. Instancabilmente. Inevitabilmente. Per scuotere le coscienze dei “benaltristi” e dei sempliciotti.

«Osservare e testimoniare in presa diretta a bordo delle OnG ti porta a capire che il mare è davvero un nemico: le possibilità per le persone di salvarsi sono molto poche. Pochi sanno che se un gruppo di persone si trovassero in acqua, la probabilità di poterle vedere è una ogni 6 minuti a causa del moto ondoso». Scavo racconta l’incontro con i migranti: «sempre travolgente perché sono persone con il desiderio di costruire una vita migliore, il che non significa “economicamente” migliore… migliore è una vita per la quale si evita che un bambino di 13 anni, sudanese, venga arruolato dalle Milizie dei bambini soldato e per lui significa non dover sparare a qualcuno; oppure poter studiare. Per una donna, desiderare una vita migliore significa evitare di essere perseguitata se non riesce a dare dei figli al marito. Tutte le storie ci ricordano che bisogna parlare di migranti, ma bisogna parlare soprattutto con i migranti».

Migranti con il cellulare – «Un mito da sfatare. Chi come me è stato nei campi libici e ha visto come i trafficanti tengono queste persone – ci sono centinaia di morti su terra, in questi veri e propri lager di cui a noi non arriva nulla – sa che il telefonino è un mezzo di comunicazione che serve per poter completare il ciclo delle estorsioni perché I migranti vengono picchiati, ripresi durante le torture e le immagini vengono trasmesse ai loro familiari. Il telefono serve per poter contattare i propri parenti a chiedere dell’altro denaro, ad esempio».

Le OnG vengono accusate di business, perché questa campagna denigratoria nei loro confronti? «Una volta che si è deciso che serviva un nemico a cui attribuire la responsabilità, per esempio, della crisi economica, dell’insicurezza, della precarietà che molti vivono in Italia e non solo, è diventato poi facile colpire chi si occupa dei più deboli. C’è la precisa volontà di costruire un nemico su cui scaricare la propria tensione. Fino ad oggi ci sono state moltissime inchieste sulle organizzazioni non governative e nessuna di queste è arrivata ad un processo».

Fede e opposizione nei confronti dell’accoglienza: «Per quanto ciascuno possa pensarla come vuole – conclude Scavo – , i cristiani hanno in riferimento un libro, in particolare, in cui non c’è certamente scritto che se incontri qualcuno che sta male, che ha fame e che è ferito tu possa o debba girarti dall’altra parte».

mercoledì 13 Febbraio 2019

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