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Controllare il territorio dall’alto con i droni

La Redazione
L'intervista all'ing. Antonio Anelli: «In una discarica abusiva la differenza di vegetazione e di temperatura tra la zona in cui sono stati effettuati sversamenti o occultati i rifiuti e la zona circostante viene subito rilevata»
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Abbiamo incontrato nella nostra redazione, l’ing. Antonio Anelli di Andria che dal gennaio del 2015 si occupa dell’uso dei droni (tecnicamente si chiamano Sistemi Aerei a Pilotaggio Remoto-S.A.P.R.) in vari campi applicativi, tra i quali quello del rilievo e della restituzione tridimensionale di monumenti e parti del territorio. A lui abbiamo rivolto qualche domanda per approfondire la conoscenza ed eventualmente l’utilizzo degli strumenti, altamente tecnologici e di estrema precisione, per migliorare il controllo del territorio in svariati ambiti.

Come è arrivato a sviluppare queste competenze?
«Ho seguito tutta la serie di passaggi obbligati per diventare Operatore Dichiarato presso l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile-ENAC, cominciando con l’acquisizione del prescritto certificato medico di classe 2, la frequenza ed il superamento di un corso teorico e la mia prima dichiarazione presso ENAC di un drone: si trattava di un Phantom 2 Vision Plus 3.0, acquistato nel gennaio del 2015.

Poi ho acquistato e registrato altri tre droni – continua l’ing. Anelli -, tutti dichiarati presso l’ENAC; ho conseguito l’attestato di pilota di APR (comunemente chiamato “patentino”) e mi sono interessato di fotogrammetria aerea (ma anche terrestre, per la quale già nel 1976 avevo frequentato uno specifico corso durante i miei studi universitari di Ingegneria), acquistando poi una licenza d’uso di un software per fotogrammetria ed una camera multispettrale Sequoia.

A che serve il software per la fotogrammetria?
«Cominciamo dalla fotogrammetria, vale a dire, dalla tecnica che consente di rappresentare un oggetto reale partendo da una serie di immagini che lo raffigurano, scattate secondo un piano ben preciso. Un tempo si trattavano le immagini analogiche, quelle fatte con la macchina fotografica e la pellicola, ora si trattano quelle fatte con la fotocamera digitale. Una serie di immagini formano un “dataset” che, importato sul computer nel software di restituzione fotogrammetrica, consente a quest’ultimo di riconoscere e trattare come “omologhi” (cioè uguali) punti identici ritratti in più foto. In uscita il software restituisce un modello tridimensionale dell’oggetto rilevato, modello che è “scalabile”, cioè misurabile, e consente quindi la acquisizione di lunghezze, superfici e volumi direttamente dal modello stesso».

E la camera Sequoia, come l’ha chiamata “multispettrale”?
«La camera multispettrale è una speciale fotocamera che effettua scatti simultanei nel visibile (detto RGB) ma anche in altre quattro “lunghezze d’onda”, ognuna delle quali è sensibile ad una componente specifica della luce. Le informazioni acquisite con questa fotocamera, elaborate con lo stesso software da me usato per la fotogrammetria, forniscono un’informazione precisa e puntuale dello stato vegetativo delle piante, consentendo di valutare eventuali stati di sofferenza delle colture prima che questi si manifestino in modo palese ed irreversibile. Serve per l’agricoltura di precisione, ma può essere impiegata in archeologia e per “scovare” eventuali discariche abusive».

Ecco, ha parlato di controllo del territorio, dice che potrebbe essere possibile scovare discariche abusive, ad esempio?
«In una discarica abusiva la differenza di vegetazione e di temperatura tra la zona in cui sono stati effettuati sversamenti o occultati i rifiuti e la zona circostante viene subito rilevata dai sensori della camera multispettrale montata sotto il drone e ne consentono anche una rapida ed efficace misurazione in post-elaborazione. Potrebbe anche essere utilizzata, penso, per la delimitazione delle aree interessate dalla Xylella (e l’individuazione delle direttrici e della velocità di propagazione) e comunque per l’agricoltura di precisione».

Quello che ci riferisce è davvero interessante. Quanto ha dovuto spendere per dotarsi di queste competenze.
«Preferisco parlare solo del tempo che si è reso necessario per apprendere l’uso del drone, con tutte le pratiche svolte presso l’ENAC; di quello speso per apprendere l’uso del software di restituzione fotogrammetrica (nel marzo del 2016 mi sono recato personalmente a Losanna, presso la casa produttrice del software per un corso specifico), del tempo dedicato ad apprendere l’uso della camera multispettrale ed infine di quello speso per partecipare come relatore al congresso mondiale degli ingegneri a Roma (novembre 2017) ed al workshop “3DModeling&BIM” nella sala “Bruno Zevi” della Facoltà di Architettura della Università “La Sapienza” di Roma (aprile 2018), sempre come relatore.

Continuo sempre a studiare per ampliare le mie conoscenze ed abilità. Siamo in formazione continua. Per inciso ho anche vinto il contest #Castelgram nel mese di aprile 2018 con una foto aerea di Castel del Monte ed in particolare del portale».

Abbiamo ritenuto opportuno pubblicare in questi giorni in cui vi è particolare attenzione alla salvaguardia dell’ambiente perché riteniamo che l’utilizzo delle tecnologie di precisione, e nello specifico dei droni, possa fare molto di più di quanto si possa immaginare per scovare eventuali discariche abusive, a tutela del territorio. Certo, il drone si presterebbe anche qualora si volessero scovare eventuali edilizi abusivi, ma questo è un altro capitolo. Chissà che non ci torneremo prossimamente su, magari anche con la collaborazione dell’ing. Antonio Anelli, che ringraziamo per averci introdotto all’uso di questa tecnologia disponibile sin d’ora anche in questo angolo del Meridione e della Puglia!

giovedì 21 Marzo 2019

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SABINO CANNONE
SABINO CANNONE
5 anni fa

Grazie ing. Anelli per l'informazione precisa dell'uso dei droni e delle tecnologie applicative presenti e future. Una competenza rara e un tecnico eccellente locale da non sottovalutare. Inviterei l'Amm.ne comunale a valutare una convenzione con l'ing. Anelli per uno studio di fattibilità dell'applicazione delle tecnologie sul territorio di Andria, almeno sapremo dove vanno indirizzate positivamente una parte delle consulenze esterne (se ne danno a iosa, con poche ricadute ) che diverrebbero patrimonio comune per future decisioni.