Attualità

Il velo nero del ricordo avvolge la città: 3 anni fa la strage del 12 luglio

Lucia M. M. Olivieri
Una cosa è certa: noi ricordiamo e ricorderemo, perché il velo nero che avvolge i nostri cuori non vada mai in soffitta, perché la memoria è un atto dovuto a 23 innocenti e perché nessuno più debba piangere un simile lutto
scrivi un commento 30593

A cosa serve ricordare?

Io ricordo con vivida precisione tanti dettagli: ricordo la noia serpeggiante di una mattinata estiva qualunque, interrotta dai messaggi che iniziano a susseguirsi, le telefonate, la corsa, il caldo, gli elicotteri, la polvere, il rumore, i feriti, le spighe di grano, gli ulivi, la scena surreale di due treni uno dentro l’altro, le bare di alluminio, il piazzale dell’ospedale stracolmo, la speranza, la disperazione, lo stridio delle lamiere che venivano tagliate, la pena nel cuore.

Ancora oggi, dopo 3 anni dal 12 luglio 2016, il ricordo è forte, come forti sono i sentimenti che lo accompagnano: ma a che serve ricordare?

A chiedere giustizia, in primo luogo: giustizia per le 23 vittime e per i loro familiari, sopravvissuti in un inferno di dolore; giustizia per i feriti, che hanno scampato la morte ma non la sofferenza; giustizia per tutti coloro che sono coinvolti, perché le responsabilità, in un processo che procede a singhiozzo tra contestazioni e ricusazioni, siano accertate con esattezza senza gli “scarica barile” all’italiana.

Perché dopo 3 anni, nonostante i 3 anni, la giustizia tarda ad arrivare: e con essa, tarda tutto il resto. I binari sono fermi lì, i treni non circolano più con le annesse conseguenze, della “nostra” strage neppure si parla più a livello nazionale, i politici delle grandi promesse forse hanno dimenticato, perché nel frattempo ne sono, purtroppo, accadute altre e il 12 luglio 2016 è diventata una data significativa solo per noi della linea Bari-Nord.

Le parole tardano a venire, ma una cosa è certa: noi ricordiamo e ricorderemo, perché il velo nero che avvolge i nostri cuori non vada mai in soffitta . Ricorderemo perché la memoria è un atto dovuto a 23 innocenti e perché nessuno più debba piangere un simile lutto.

La mamma di Rossella Bruni l’anno scorso ha dato la voce a parole forti, piene di verità dopo un lungo anno:

«A due anni dall’immane tragedia nulla è cambiato per i nostri cuori spezzati, nulla è metabolizzato o accettato, nessuna rassegnazione o ritorno alla vita, ma solo famiglie distrutte e spezzate per sempre. Noi sopravviviamo appena, in qualche modo andiamo avanti, perché tutti ci dicono che la vita continua. Tutto questo grazie alla superficialità e all’arrivismo di uomini assetati di potere.

La nostra vita è cambiata inesorabilmente e ogni sorriso nasconde una lacrima, sempre in agguato a rigare i nostri volti. Visi inespressivi ormai, i nostri, che tengono chiuso nel cuore il più grande è inumano dei dolori, perché un genitore non può vivere in diretta la morte del proprio figlio: è inumano e innaturale, e a due anni di distanza, mentre nessuna ferita si rimargina, ci scontriamo con chi ha già dimenticato.

La morte dei nostri cari resta solo un albero da piantare, una piazza da intitolare, resta la goccia di commozione del momento nell’immenso mare di distrazione e superficialità. Giusto, la vita funziona così, a ognuno il suo, e il nostro è veramente un dolore più grande di noi, che solo chi ha vissuto può condividere. Il resto sono solo belle parole. Siamo consapevoli di tutto ciò, e questa lama trafigge ulteriormente il nostro cuore spezzato.

Intitoliamo questa piazza oggi, ricordiamo i nostri figli, ma dove sono i responsabili di questo immane sacrificio? Li vedete al nostro fianco a condividere questo momento insopportabilmente straziante? Forse sono nelle loro case, a vivere la loro normalità e la loro fame di potere: è toccato a noi offrire i nostri figli come vittime sacrificali per la sicurezza degli altri.

A chi mi ha chiesto un fioretto durante il periodo quaresimale, ho risposto che ho già offerto la vita di mia figlia per la sicurezza della vita degli altri, non credete che sia troppo per una mamma? Da mamme normali siamo mamme eroiche, che continuiamo a costruire ogni giorno la nostra faticosa rinascita e un senso non lo troviamo perché un senso non esiste. Passeremo davanti a questa stazione, leggeremo i nostri nomi come titoli di coda di un film: peccato che trattasi del film delle nostre vite spezzate!

Voglio ricordare Rossella e i suoi sogni infranti, la giovane scrittrice che con la forza della parola ha ammaliato chiunque l’abbia incontrata, la giovane filosofa innamorata della terra e della vita, la semplice e saggia giovane donna che ha creduto nella possibilità di cambiare il mondo: siate voi la nostra forza, piccoli angeli sorridenti, e che il vostro sacrificio possa fare luce sulle coscienze di chi una coscienza non ce l’ha. La giustizia farà il suo corso, ma a giustizia fatta potremo mai avere una nuova ragione di vita?»

venerdì 12 Luglio 2019

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti