Attualità

Coronavirus, nella Bat “presi d’assalto” i canali di comunicazione per richieste di chiarimenti

la redazione
Il presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Barletta Andria Trani, Dott. Delvecchio: «Il panico e la disinformazione galoppante in Rete sono peggiori della stessa malattia»
scrivi un commento 14851

È bastata la comunicazione della regione Puglia circa l’obbligo di comunicazione riguardo coloro che sono stati dal 1 febbraio nei comuni di Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini e Vo’ per scatenare il putiferio.

Infatti, come sta accadendo in tutte le parti d’Italia, dove il panico sta “mietendo più vittime” del virus stesso, anche nella Bat i numeri di telefono, le mail e le pagine social sono state prese d’assalto per le informazioni più disparate, soprattutto a seguito del rientro di numerosi studenti e lavoratori dal Nord. In tutta la Puglia si stima che ci siano state più di 9 mila telefonate in poco più di 24 ore, senza considerare che per ogni telefonata l’operatore o il medico di famiglia deve attuare una sorta di triage telefonico da utilizzare per porre ai pazienti, sospettati di un contagio da Covid-19, domande con le quali fare una prima diagnosi a distanza e mettere in moto tutta la macchina della sorveglianza sanitaria, così come stabilito dal Ministero, mandando in tilt l’intero sistema organizzativo messo in funzione a seguito dell’”allarme“ coronavirus.

«Nelle ultime 24 ore – ha dichiarato Donato Monopoli, segretario della Federazione italiana medici di famiglia della Puglia – soltanto la centrale operativa di Bari, che copre anche la provincia Bat, ha registrato oltre 2 mila telefonate in più rispetto alla media giornaliera.

Invitiamo i pazienti alla massima collaborazione, alla serenità e a interpretare eventuali domande del proprio medico di famiglia come parte di una procedura operativa finalizzata a rendere il sistema più efficiente. Tutti, cittadini, operatori sanitari e istituzioni, devono fare la propria parte e dare il proprio contributo per evitare la diffusione del virus.

Abbiamo chiesto che in questa fase venga rivista l’organizzazione dell’assistenza di medici di famiglia e guardie mediche. Obiettivo: limitare l’accesso dei pazienti agli studi e agli uffici di continuità assistenziale». Poi l’invito al senso di responsabilità «delle istituzioni, che devono organizzare bene le procedure e fornirci le mascherine. Dei medici, che devono lavorare proteggendosi, perché altrimenti 1.500 pazienti per ogni studio restano senza medico e avremmo notevoli difficoltà nel reperire i sostituti. E poi anche dei pazienti».

Pertanto, l’invito è quello di contattare i numeri previsti solo in caso di necessità altrimenti si rischia di non far funzionare il sistema di prevenzione e controllo messo in atto i cui operatori stanno facendo sforzi enormi per far funzionare al meglio.

Sullo stesso argomento è stata diffusa una nota del dott. Delvecchio, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri
della Provincia di Barletta Andria Trani: «L’allarme legato alla diffusione del Covid 2019 sta creando confusione e panico ingiustificato nella popolazione e tra gli operatori sanitari, non possiamo permettercelo! Il panico e la disinformazione galoppante in Rete sono peggiori della stessa malattia». Così il presidente Benedetto Delvecchio Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Barletta Andria Trani.

«Mentre scriviamo, oggi mercoledi 26 febbraio, in Puglia non vi sono segnalazioni di casi di infezione, non vi è quindi una emergenza sanitaria attuale, ma uno stato di allerta che ci impone di adottare misure di prevenzione e contenimento di eventuale diffusione della malattia. Se la situazione sanitaria dovesse cambiare cambieranno le misure da adottare. Ad oggi è necessario attivare una rete di sorveglianza e di prevenzione che garantiscano la salute dei cittadini. Ricordiamo le norme da rispettare secondo le direttive ministeriali; è necessario adottare le misure igieniche fondamentali: lavarsi le mani spesso, starnutire e/o tossire in fazzoletti mono-uso, evitare luoghi chiusi ed affollati, non usare antibiotici se non prescritti dal medico, disinfettare le superfici di contatto. Materiali e animali da compagnia non trasmettono il virus.

Al fine di evitare un aumento dei contatti, i pazienti con sintomi da raffreddamento sono invitati a contattare il medico di famiglia o il medico di Continuità Assistenziale esclusivamente per telefono, si eviti di recarsi in ambulatorio se non strettamente necessario, la permanenza nelle sale di attesa aumenta il rischio di contagio, il medico suggerirà la terapia e il comportamento da assumere. Non recarsi direttamente in Pronto Soccorso, così si aumenta solo il rischio di contagio senza ottenere alcun beneficio personale. I cittadini che provengono dalle zone endemiche di Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna devono comunicare al medico di famiglia o al dipartimento di prevenzione la loro presenza e il loro domicilio anche a mezzo email all’indirizzo: direzione.sisp@aslbat.it. Il medico attiverà una sorveglianza passiva rilevando la eventuale presenza di sintomi (tosse, febbre, mal di gola, difficoltà respiratorie). I cittadini che provengono dalle Città sedi di focolaio (in Lombardia, Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione d’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini. In Veneto Vo’.) hanno l’obbligo di comunicare la loro presenza e domicilio al servizio di igiene della ASL. Via 124° Strada a Denominarsi, 6 – 76125 TRANI (BT) – Tel. 0883.763429 – Fax 0883.763436 – email: info@omceobat.it – PEC: segreteria.bat@pec.omceo.it I numeri di riferimento per la segnalazione dei casi sospetti nella ASL BAT sono quelli indicati nella circolare della Direzione generale ASLBAT del 22 febbraio 2020. I numeri nazionali restano il 1500 e il 112.

La conclusione del presidente Delvecchio: “ I cittadini che non hanno sintomi e che non provengono dalle Città interessate dal contagio non devono essere sottoposti a misure restrittive. Se hanno sintomi devono restare in osservazione a domicilio per almeno 14 giorni dalla data di rientro. Per garantire la tutela della salute pubblica è necessario che il personale sanitario sia messo nelle condizioni di operare nelle condizioni di massima sicurezza. Chiediamo che tutti gli operatori del 118, del Pronto Soccorso, dei reparti di Malattie Infettive, Continuità Assistenziale e Medicina Generale, Pediatri di libera scelta e operatori dello SCAP siano dotati di strumenti di prevenzione (DPI) assicurando gli stessi presidi anche al personale che dovesse venire in contatto occasionalmente con soggetti infetti o sospetti. Nessuna misura di prevenzione né tantomeno di cura potrebbe essere messa in atto se non si proteggessero gli operatori della salute o se li si esponesse a rischi che pregiudicassero la loro presenza attiva. Chiediamo inoltre che gli ospedali del territorio allestiscano ambienti dedicati e attrezzati per il ricovero in osservazione dei casi di probabilità».

mercoledì 26 Febbraio 2020

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti