Attualità

Dal Coronavirus si guarisce, dall’indifferenza no

Lucia M. M. Olivieri
Si corre a far razzie di disinfettanti e mascherine, pur sapendo di stare bene e non rientrare in una categoria a rischio, e non si vede il pericolo reale per chi invece non ha le difese immunitarie necessarie per difendersi
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Ci sono tanti punti di vista per osservare alcuni fenomeni: tra questi, la diffusione del Coronavirus e la paura incontrollata che ha fatto da corollario ci impongono alcune riflessioni che noi adulti spesso non mettiamo in conto. Come vivono i bambini questa psicosi? E i malati? Figuriamoci se poi le due categorie purtroppo si incontrano…

Ancor di più va sottolineato come le statistiche ci dicano, dopo la fase iniziale di vero e proprio “terrore” da virus, che si registrano le prime guarigioni: ma nel frattempo, perché svaligiare farmacie e supermercati di mascherine e disinfettanti, privando i pazienti immunodepressi di questi dispositivi per loro indispensabili

Accogliamo qui le riflessioni della dottoressa Gabriella Ieva, psicologa andriese è parente di uno di questi bimbi costretti a lottare quotidianamente contro “virus” ben più pericolosi: l’ignoranza e l’egoismo.

«Uno dei primi aspetti che genera isterismi collettivi è una distorta percezione dell’effettivo pericolo: la sovraesposizione di comunicazioni a cui si esposti, dai media a internet ai giornali fino alle notizie e alle fake news che arrivano attraverso i messaggi ed il passaparola, generano un effetto moltiplicatore della notizia stessa, creando un vero e proprio contagio forse ben più pericoloso del Covid-19, che aumenta e moltiplica la percezione della gravità.

Se da un lato la paura è legata ad un elemento nuovo e rischioso, dall’altro se incontrollata fa perdere di vista l’essenziale: fare le cose giuste per proteggersi e proteggere l’altro.

Troppe emozioni rischiano di impedire il ragionamento lucido e corretto e frenano la capacità di vedere le cose nella giusta prospettiva, e portano a fare delle cose sbagliate e ad ignorare anche azioni protettive semplici (lavarsi spesso le mani sempre).

Tutto ciò porta ad aumentare l’ansia e l’angoscia e di conseguenza a comportamenti poco riflessivi o del tutto irrazionali, come la corsa alle mascherine, svuotare i supermercati o chiudersi in casa</strong>; ben più gravi sono invece le conseguenze che si verificano quando queste paure degli adulti arrivano a coinvolgere le persone più fragili: i bambini, che potrebbero non capire e spaventarsi di più, e gli anziani, che rischiano di sentirsi le uniche predestinate vittime del coronavirus. Ci siamo mai soffermati a chiederci che effetto possa avere su di loro la ripetizione, tante volte al giorno, del dato che le vittime erano anziani, spesso già ammalati?

Una riflessione che nasce è come emerga una dinamica emozionale di tipo aggressivo, in cui si agisce sulla base del bisogno di controllo e di difesa personale, del proprio sé e del proprio mondo, che porta però ad una cecità relazionale, al perdere di vista lo spirito comunitario dell’aiutarsi l’un l’altro che da sempre si è rivelato una delle reazioni più sane ed efficaci dal punto di vista psichicho di fronte alle emergenze.

“Ci dobbiamo proteggere come collettività consapevole” scrivono i colleghi della Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza, eppure sempre più spesso in questi giorni si assiste ad una guerra l’uno contro l’altro, indifferenti e sordi ai bisogni dei più fragili e attenti solo alla propria sopravvivenza. Si corre in farmacia a far razzie di disinfettanti e mascherine, pur sapendo di stare bene e non rientrare in una categoria a rischio, e non si vede il pericolo reale per chi invece non ha le difese immunitarie necessarie per poter fronteggiare il virus e potrebbero essere, dunque, più vulnerabili all’infezione.

Come ritrovare un nuovo senso di comunità? Lottare insieme per rendere efficaci le misure protettive consigliate e le modalità di comportamento raccomandate (autodenunciarsi se si torna dalle zone rosse; rispettare la quarantena obbligatoria e quella volontaria; non sentirsi intoccabili solo perché asintomatici, rischiando così di propagare ulteriormente il virus ma consultare le fonti ufficiali). Solo così possiamo evitare che un fenomeno di contagio sociale si trasformi in una vera psicosi collettiva».

venerdì 28 Febbraio 2020

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Antonio Chieppa
Antonio Chieppa
4 anni fa

Tutto giusto quanto esposto, manca solo che abbiamo un Governo confusionario, che a differenza della Cina, non sono capaci di organizzare un bel niente e mancano informazioni sul tipo dil Virus se è come sentito artificiale, quindi ci si riammala di nuovo perche il ns corpo non può produrrere anticorpi, mancano i veri dati sugli infettati e morti, sulla tipologia dei malati e morti, sulla diffusione etc etc, questo genera Panico. Insomma manc aun sito ufficiale con tutte le informazioni, domande e risposte, novità dal fronte, manca la trasparenza e Ordini efficaci nell'organizzazione.

Antonio Chieppa
Antonio Chieppa
4 anni fa

Aggiungo, visto che non ci sono mascherine e in Andria abbiamo tanti laboratori tessili, a quando la fabbricazione in quantità necessarie per il consumo?

Natale Zinni
Natale Zinni
4 anni fa

Mi pare giusto quello che suggerisce la dr. ssa