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Niente tamponi ai “medici di famiglia” e pediatri, perché?

La Redazione
Il dott. Dino Leonetti: «I malati possono accedere ai nostri ambulatori. Nonostante la nostra mascherina eventuali portatori del virus possono contagiare noi operatori sanitari e quindi metterci nelle condizioni di contagiare»
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A seguito delle disposizioni operative nel periodo di emergenza sanitaria dettata dalle coronavirus, la ASL BT ha disposto il tampone per il personale sanitario esposto al rischio per valutarne l’eventuale positività e tutelare, quindi, la salute del personale medesimo e dei loro contatti. In linea con le indicazioni ministeriali la ASL BT ha disposto l’esecuzione del tampone secondo la classe di rischio e secondo la periodicità. Oltre al personale sanitario che opera all’interno degli ospedali la ASL ha previsto una lista di operatori sanitari per cui si prevede il tampone con cadenza bisettimanale come, ad esempio, personale dello Scap, guardia medica, farmacie ospedaliere e distrettuali, UOC sovradistrettuale di riabilitazione, etc. Il tampone però non è previsto ai medici di medicina di base ed ai pediatri di base. A tal proposito, riceviamo e pubblichiamo una nota del dott. Dino Leonetti:

«La figura del medico di medicina generale venne introdotta in Italia con la legge 23 dicembre 1978. Quindi esiste da quarantadue anni. C’è.

Il medico di medicina generale, anche se mi piace più la denominazione di “medico di famiglia”, e anche il pediatra di base lavorano nel territorio grazie ad una convenzione con la ASL secondo un Accordo Collettivo Nazionale. Si impegna a prendersi cura dei cittadini/utenti/malati e lo fa in tanti modi.

Per fare questo entra in contatto con le persone. Inevitabilmente. Sempre. Anche durante la pandemia da coronavirus che sta spaventando e mietendo vittime pure nella nostra città.

Ad oggi sono 105 i medici morti in Italia per il coronavirus, 28 gli infermieri. Chiamano i medici “eroi” e in realtà sono semplicemente esercenti pubblico servizio, si parla di “guerra” e di “trincea” e in realtà si tratta di emergenza sanitaria. Siamo dunque lavoratori attivi in una situazione di particolare impegno e grave rischio.

Personalmente non ho mai lasciato il mio ambulatorio e così tutti i colleghi medici di famiglia e pediatri di base. Siamo al nostro posto poiché le malattie, oltre al virus, continuano a tormentare i nostri assistiti. Eppure siamo a rischio di contagio e di diventare super-diffusori del virus.

Ci hanno detto “arrangiatevi” per quanto riguarda i Dispositivi di Protezione Individuale (mascherina, occhiali, tuta, calzari, eccetera). Non è facile procurarsi questi dispositivi, ma ci stiamo provando.

Poi apprendiamo che la ASL per limitare il contagio e salvaguardare la salute pubblica emette una circolare in cui “dispone l’esecuzione dei tamponi per gli operatori della ASL BT”.

Segue un elenco di tali operatori e noi medici di famiglia e i pediatri di base non siamo inseriti. Come se fossimo trasparenti, come se non ci fossimo, come se non esistessimo. Curioso.

Da questo possiamo dedurre che i malati possono accedere ai nostri ambulatori, previo appuntamento o triage telefonico. Nonostante la nostra mascherina eventuali portatori del virus possono contagiare noi operatori sanitari e quindi metterci nelle condizioni di contagiare a nostra volta altre persone. Mi chiedo dove sia l’equivoco e se qualcuno mi possa spiegare se mi sbaglio. Prima di infettarmi e di tornare dal Creatore, possibilmente».

venerdì 10 Aprile 2020

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Giovanni Alicino
Giovanni Alicino
4 anni fa

I tamponi vanno fatti anche a loro anzi, dovrebbero farlo a tutta la popolazione compreso anche il sierologico.

Francesca Liso
Francesca Liso
4 anni fa

E tutto così assurdo ed incoerente