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Coronavirus-scuola-Dad, punti di forza e di debolezza secondo la Dirigente Martinelli.E a settembre?

Lucia M. M. Olivieri
Tante le questioni analizzate: dotazione tecnologica, equilibrio tra videolezioni e pause, le situazioni messe in luce sulla disparità sociale e di accesso all'istruzione
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Sta volgendo al termine un anno scolastico davvero “eccezionale”, nel senso letterale del termine: un’eccezione nella storia della scuola italiana, impegnata in questi mesi a “sopravvivere” al Coronavirus con la famosa Dad, la didattica a distanza, tra luci e ombre.

Sull’argomento e sulle prospettive di ciò che aspetta la scuola italiana a settembre, a #MezzoraCon, la striscia in streaming condotta da don Geremia Acri, è intervenuta Celestina Martinelli, dirigente scolastica dell’I.C. “Imbriani-Salvemini”, che ha fatto il punto su diverse questioni.

«Sin dalle prime circolari dell’8 marzo 2020 – ha esordito la Dirigente – il Ministero dell’Istruzione rilevava come i nostri bambini e le nostre bambine stessero patendo abitudini di vita stravolte e l’assenza della dimensione comunitaria e relazionale del gruppo classe e si raccomandava l’utilizzo della didattica a distanza.

Ho cercato di infondere serenità e sicurezza nella comunità scolastica a me affidata. All’indomani dell’emanazione del primo DPCM, ho convocato lo Staff di Presidenza in composizione ristretta e abbiamo concordato delle intese sul piano didattico. All’inizio sembrava una situazione transitoria e si è considerato la Didattica a Distanza come un ripasso, un rinforzo, un ripiego.

Nell’arco di pochi giorni la situazione si è fatta più critica. La C.M. 388 del 17 marzo invitava le scuole alla rimodulazione della progettazione didattica. Gli obiettivi formativi sono stati ridisegnati e rimodulati, riprogettate le attività a distanza, individuati gli strumenti da utilizzare, le metodologie da seguire e la tipologia di gestione da porre in essere nelle interazioni con gli alunni. Tali progettazioni rimodulate sono state inserite nel registro elettronico accessibile al Dirigente Scolastico che svolge un ruolo di monitoraggio e di verifica della DAD, nonché di coordinamento delle risorse professionali. Nella consapevolezza che nulla può sostituire appieno ciò che avviene in presenza in una classe, si tratta pur sempre di dar vita ad un ambiente di apprendimento, per quanto inconsueto nell’esperienza comune, da creare, alimentare e rimodulare di volta in volta. É per questo che ho sentito l’esigenza di fornire per iscritto tramite circolare interna, alcune semplici indicazioni di carattere generale quali non sovraccaricare l’alunno con eccessiva assegnazione di compiti, non essere fiscale sui tempi di consegna delle esercitazioni e privilegiare la valutazione formativa monitorando soprattutto lo stato di benessere psicofisico dell’alunno».

Non solo punti di debolezza, in questa Didattica a distanza, ma anche diversi punti di forza, prosegue la dott.ssa Martinelli: «Costituiscono punti di forza:

  • aver indubbiamente migliorato la competenza tecnologica di docenti, genitori e alunni;
  • aver rinsaldato la collaborazione scuola-famiglia: con la DAD la prospettiva cambia. I docenti spiegano e aiutano, ma il percorso di apprendimento è ancor più di prima in carico allo studente e ai genitori, nel loro ruolo attivo di partner educativi;
  • aver consentito l’individualizzazione dell’insegnamento. Un dato positivo è determinato dalla circostanza che gli alunni più timidi, introversi, di solito gregari all’interno del gruppo classe, hanno sortito risultati di apprendimento migliori rispetto alla didattica in presenza.

Rimangono come punti di debolezza:

  • La mancanza del rapporto affettivo de visu con i docenti e delle relazioni interpersonali dal vivo con il gruppo dei pari;
  • L’eccessivo carico di videolezioni e di compiti ( laddove è mancato l’indispensabile coordinamento tra i docenti del team);
  • Il condizionamento nel menage familiare per l’utilizzo di PC, tablet e smartphone con genitori a loro volta impegnati nel lavoro agile e/o altri fratelli o sorelle impegnati con la DAD.

Generalmente nella didattica in presenza è la famiglia che entra nella scuola portando i suoi vissuti, la sua storia, i suoi valori. Con la DAD la scuola è entrata nelle case. Tramite le videochiamate i docenti entrano nelle case dei bambini, vedono frammenti di luoghi e di atmosfere, intessono relazioni con chi nella casa abita, colgono alcune pratiche genitoriali di cura e di attenzione. Nel contempo gli insegnanti sono a loro volta osservati dai genitori nello svolgimento della lezione e nella relazione che instaurano con il loro figlio e con il gruppo classe.

Purtroppo la costrizione forzata in casa ha privato per due mesi i bambini di esperienze fondamentali e di relazioni sociali. Alcuni, i più fortunati, hanno potuto fruire del balcone, di giardini, di verande; altri, relegati in appartamenti più stretti, a malapena hanno guardato il cielo con il naso schiacciato contro i vetri dell’unica finestra. Le diversità degli ambienti e dei contesti familiari hanno messo in evidenza in maniera ancora più drammatica le disparità nelle condizioni di vita dei bambini».

Il bambino, per fare didattica a distanza ha bisogno di strumenti, In questi due mesi abbiamo svelato l’inadeguatezza di un sistema di istruzione carente, seppure si sia cercato di colmare un certo gap tecnologico. «Alla scuola – spiega la Dirigente – sono pervenuti con immediatezza fondi da diverse fonti: dal Ministero, dalla Regione e dalla Comunità Europea.

Per effetto del cosiddetto Decreto Cura Italia sono state accreditate a tutte le scuole somme per l’acquisto di sussidi tecnologici, per migliorare la connettività e per la formazione del personale. Nell’Istituto Comprensivo Imbriani-Salvemini di Andria sono stati acquistati ben 28 tablet completi di 28 kit di connessione valida sei mesi e assegnati, in previsione dello svolgimento degli esami di Stato in modalità on-line, in comodato d’uso agli alunni della classe terza di scuola secondaria di primo grado su segnalazione dei docenti coordinatori di classe. Allo stesso modo, n. 3 PC di proprietà della scuola in quanto CTS (Centro Territoriale di Supporto per le Nuove Tecnologie e per la Disabilità) completi di router e kit per la connessione internet sono stati affidati ad alunni disabili.

Con i Fondi della Regione Puglia e con le economie dei fondi PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale), dopo aver emanato un Avviso Pubblico rivolto alle famiglie degli alunni frequentanti, è stato possibile affidare in comodato d’uso n. 15 tablet e n. 8 kit per la connessione agli alunni individuati come più bisognosi a fronte di una graduatoria basata sul reddito.

Con i fondi Europei del PON (Programma Operativo Nazionale) FESR (Fondi Europei Sviluppo Regionale) è stato possibile inoltrare candidatura e ottenere l’autorizzazione del Progetto “Smart Class” che consentirà nell’immediato futuro di acquistare n. 24 tablet da assegnare in comodato d’uso alle famiglie degli alunni di scuola primaria per la stessa finalità.

Infine, ai sensi del D. L.vo 65/2017 inerente il Sistema Integrato 0-6 anni, dalla Regione Puglia, per il tramite del Comune di Andria, sono in arrivo ulteriori fondi per acquistare dotazioni tecnologiche a favore degli alunni frequentanti le scuole dell’infanzia. Alla luce dei dati suesposti, lo zaino virtuale non è affatto vuoto perché lo Stato con le sue articolazioni territoriali ha fatto egregiamente la sua parte»,

Eppure qualcuno è rimasto “fuori” da questa virtualità, non tutti gli studenti sono stati raggiunti, purtroppo. «Da un attento monitoraggio effettuato nei Consigli di Classe è emerso che in media almeno 1 alunno per classe non è stato raggiunto. La Didattica a Distanza, come quella in presenza, richiede che la scuola raggiunga TUTTI i ragazzi, non uno di meno. La DAD non è per gli alunni fortunati che hanno in casa il PC e una buona connessione internet. La didattica è per tutti, soprattutto per i ragazzi che appartengono ai contesti socio-economici e culturali più svantaggiati. Tra questi si registrano i casi di alunni che non si sono più fatti vivi, alunni che hanno bisogni educativi “normalmente” speciali. La sfida più urgente è allora quella di dar voce agli “invisibili”, di contattare con ogni mezzo possibile gli alunni dispersi per evitare che l’emergenza sanitaria generi disuguaglianze più marcate. Certo, l’esperienza va offerta, non imposta. La didattica a distanza richiede presenza senza invadenza, ascolto attivo, offerta di fiducia pur senza alimentare illusioni».

Discorso a parte per i bimbi più piccoli, della fascia 3-6 anni nella scuola dell’infanzia: «Più che di didattica a distanza – chiosa la Martinelli -, nella scuola dell’infanzia si parla di LEAD : Legami Educativi a Distanza perché in questo ordine di scuola occorre partire dai bisogni affettivi di relazione dei piccolissimi utenti. Nei giorni scorsi è stato pubblicato un bellissimo documento elaborato dalla “Commissione Infanzia Sistema integrato Zero-sei” presieduta dal pedagogista Giancarlo Cerini, dal titolo “Orientamenti pedagogici sui LEAD: Legami Educativi a Distanza – un modo diverso per fare nido e scuola dell’infanzia” La finalità del documento è quella di stimolare gli operatori a riscoprire, anche in questa fase difficile, il “senso” del lavoro educativo in team, per la cura e l’educazione dei bambini, valorizzando le buone pratiche esistenti. Quindi, più che fare didattica vera e propria, nella scuola dell’infanzia è necessario ristabilire e mantenere un legame educativo tra insegnanti e bambini, insegnanti e genitori, insegnanti tra di loro, genitori tra di loro, per allargare quell’orizzonte quotidiano divenuto all’improvviso ristretto, per costruire un progetto orientato al futuro e basato sulla fiducia anziché sulla paura».

Come combattere il rischio di stare troppe ore davanti a un pc? «La parola d’ordine è equilibrio che vuol dire buon senso e moderazione. Le indicazioni che ci giungono dal Ministero ribadiscono che occorre ricercare un giusto equilibrio tra attività didattiche a distanza e momenti di pausa, in modo da evitare i rischi derivanti da un’eccessiva permanenza davanti agli schermi. La proposta delle attività deve consentire agli alunni di operare in autonomia, basandosi prima di tutto sulle proprie competenze e riducendo il più possibile oneri o incombenze a carico delle famiglie già duramente provate. Dunque la videolezione deve essere solo uno spunto per approfondire in autonomia. Quale antidoto all’esposizione eccessiva al PC suggerisco un rimedio antico: la lettura. Riscopriamo e facciamo riscoprire ai nostri ragazzi il valore e il piacere del libro in qualsivoglia forma: narrativa, quotidiani, riviste, fumetti, fiabe».

E a settembre cosa succederà? «Nei primi giorni di settembre si tornerà a scuola. Ma nulla sarà più come prima perché ci sono regole precise di sicurezza da rispettare a tutela della salute propria e di quella altrui. Distanza interpersonale di un metro, mascherina per tutti dopo i sei anni di età, scaglionamento dell’orario di ingresso e delle entrate, fruizione di diverse vie di uscita. Andranno limitati gli assembramenti nelle aree comuni. Saranno valorizzati gli spazi esterni per lo svolgimento della ricreazione, delle attività motorie o per programmate attività didattiche. La presenza dei genitori nei locali della scuola dovrà essere ridotta al minimo. Sono queste le indicazioni principali del documento con le misure per il rientro a settembre che Governo e il Ministero dell’Istruzione hanno ricevuto nei giorni scorsi dal Comitato tecnico-scientifico. Con l’impegno di tutti e di ciascuno riusciremo a ripristinare la didattica in presenza. Sono sicura che CE LA FAREMO».

lunedì 1 Giugno 2020

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Maria P.
Maria P.
3 anni fa

C'è poco da discutere e da analizzare, la cosiddetta didattica a distanza ovvero 'insegnante al telefono e2,stata solo una pessima idea, dettata dall'emergenza. Ora bisogna solo uscire da questo scenario horror di bambini digitalizzati e tabletizzati fin dalle elementari.