Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Bianca, nipote di Giuseppe Tangaro. Il ringraziamento rivolto a Vincenzo D’Avanzo, autore del racconto della domenica dedicato alla memoria dell’artista andriese, ed una riflessione sulla cultura accompagnata dalla sua testimonianza di cittadina italiana in Francia:
«Gentile Dott. D’Avanzo, caro concittadino,
Mi permetto innanzitutto di ringraziarla per questo suo articolo in omaggio alla memoria di mio nonno Giuseppe Tangaro.
Sono sensibile all’emozione che emana dal suo scritto perché è la testimonianza del fatto che l’arte non muore mai, ma prende nuove forme, e una di esse secondo me è proprio la condivisione del suo pensiero oggi in questo articolo. È la testimonianza del fatto che l’arte continua ad esistere, e riprende vita e nuove forme quando è condivisa.
Il mio ringraziamento è quindi commosso e carico di non poca emozione. Mi fa piacere il fatto che lei ricordi non solo il talento artistico di mio nonno, ma anche la sua generosità e la sua onestà intellettuale. È quella generosità che lo ha portato anche a fare dono delle sue opere non solo ad alcune persone per le quali ha nutrito una stima sincera, ma anche a fare dono alla città di Andria del murales di Via Duca di Genova.
Quell’opera è avanguardia per Andria nell’anno 1987, si tratta della prima opera di Street Art della storia della città.
Comprendo anche la sua rabbia, e il sentimento di offesa, nel vedere prima una tela abbandonata vicino ai cassonetti, e poi un’opera artistica ricoperta da pannelli pubblicitari e, necessariamente, condivido con lei questi sentimenti.
È segno di cecità l’aver installato quei pannelli, è segno di ignoranza e di indifferenza al valore artistico l’aver deciso che il marketing aveva più valore dell’arte.
Ma allora che fare?
Io penso, in virtù non solo dell’eredità culturale che mio nonno mi ha lasciato ma anche in virtù di una cultura che lui stesso mi ha invitato a scoprire, e cioè quella francese, poiché da circa 10 anni (noterà l’anniversario) vivo in Francia, che la soluzione va cercata nella condivisione della cultura e dell’arte in una città. Sviluppare la sensibilità artistica dei cittadini, alimentarla, permette di creare delle menti che sanno riconoscere il valore di un’opera artistica ed essere fieri di condividerla. La missione di valorizzazione della cultura è quindi anche una missione politica dell’amministrazione della città. Questo è quello che posso testimoniare dalla mia esperienza e immersione nella cultura francese, un paese che investe nell’arte e nella cultura, la protegge e la valorizza.
Lei parla del paradosso della “volatilità” riguardo al carattere effimero della neve con la quale mio nonno ha creato la statua della Madonna dei Miracoli del 1956, o ancora quella del Mosè di Michelangelo realizzato alcuni anni dopo, nel 1964. Ma una volta la neve sciolta, la testimonianza dell’opera resta. Lui sapeva che la neve si sarebbe sciolta, ma quello che importava era l’esperienza: l’attraversare con la comunità il processo creativo, condividerlo, farlo moltiplicare, e in quel modo sensibilizzare all’arte e alla bellezza. Questo era ciò che contava.
Lei sottolinea “il povero cittadino non sapeva…” o “la moneta vale più dell’arte”: sono d’accordo con Lei, ed è proprio qui il punto. Solo una città in cui si semina la cultura, l’arte può essere riconosciuta in quanto tale e valorizzata. Noterà la metafora con l’agricoltura, che è stato il primo ambito di formazione di mio nonno, i cui principi lui ha rimodellato nella sua produzione artistica.
Mi tengo a sua disposizione per proseguire questo dialogo e può scrivermi al seguente indirizzo: bianca.tangaro@gmail.com
Concludo invitando Lei e i lettori e le lettrici che mi hanno seguita fin qui, e che ne avranno il piacere, a consultare:
– il libro d’arte creato da mio fratello Giuseppe, che, in sua memoria, ricostruisce graficamente la vita e l’opera di nostro nonno: https://www.behance.net/gallery/94067937/Memorie-di-un-Artista-Giuseppe-Tangaro
– le parole che ho scritto in sua memoria il giorno in cui ci ha lasciati, pubblicate qui: https://www.andrialive.it/news/attualita/159939/in-ricordo-dellartista-peppino-tangaro
L’arte non muore mai, anzi, è proprio l’unica cosa che resta, dove tutto il resto, comprese le persone, non fa che transitare.