Cronaca

Omicidio in via Puccini, l’arma forse un cavatappi a spirale

La Redazione
Intanto il 50enne racconta di non aver colpito De Vito. L'uomo resta comunque in carcere
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A ferire a morte il giovane 28enne di origini tranesi, Giovanni Di Vito, giovedì scorso al termine di un furioso litigio scaturito a seguito di una mancata precedenza, sarebbe stato un cavatappi a spirale.

E’ quanto avrebbe dichiarato il 50enne Celestino Troia, falegname andriese, nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante.

L’uomo, assistito dal suo legale, avrebbe raccontato la sua versione dei fatti evidenziando che mentre era a bordo della sua Mercedes, Di Vito lo avrebbe inseguito a piedi e una volta raggiunto avrebbe tirato calci e pugni contro la sua autovettura. Spaventato, Troia avrebbe preso dalla sua autovettura l’apribottiglie a spirale, di quelli che hanno anche una piccola lama annessa. Stando al racconto del 50enne, una volta fuori dall’auto il 28enne si sarebbe avventato contro ferendosi con il cavatappi che Troia aveva in mano. Il 50enne non avrebbe dunque ammesso di aver inferto il colpo mortale a Di Vito.

Tutto è successo attorno alle 18.40 di giovedì quando alla rotatoria tra via Palmiro Togliatti e via Corato, alla periferia di Andria, la Mercedes di Troia e la Chevrolet di Di Vito (a bordo della quale viaggiavano anche la moglie e il figlio di appena 5 anni) evitano di scontrarsi a seguito di una mancata precedenza. Ne scaturisce la discussione animata già dai finestrini delle autovetture che si fermano poi in via Puccini e dalle parole arrivano ai fatti. Calci, pugni, tutto in un attimo, poi Di Vito si rivolge verso la moglie con la maglietta sporca di sangue mentre il 50enne va via a bordo della sua autovettura. Da lì la corsa in ospedale: la moglie del 28enne accompagna al Bonomo suo marito ma purtroppo i medici non riescono a salvarlo, Di Vito aveva perso già troppo sangue e il ferimento gli ha reciso l’aorta.

Gli agenti del locale commissariato stanno cercando ora di recuperare l’apribottiglie a spirale che avrebbe provocato il ferimento mortale di De Vito, e che Troia dice di aver buttato nelle campagne alla periferia di Andria, in corrispondenza di un ristorante. Intanto si attende, per la prossima settimana, l’esito dell’esame autoptico da parte dell’Istituto di medicina legale di Bari. Al vaglio anche i filmanti delle videocamere di sorveglianza presenti nella zona in cui si è consumata la tragedia e le testimonianze dei presenti.

Per la difesa dunque non è stato un omicidio volontario come invece contestato dal sostituto procuratore. Troia intanto resta in carcere a seguito della convalida del suo fermo e dell’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare.

domenica 15 Settembre 2019

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