Cultura

Festa del Carmine: il bene ritorna

Vincenzo D’Avanzo
Una antica preghiera popolare recitava: non si è mai udito che alcuno sia ricorso al Tuo patrocinio e sia stato abbandonato
scrivi un commento 23622

Durante l’ultima guerra la religiosità, espressa soprattutto dalle pratiche devozionali, era particolarmente diffusa. Ogni immagine sacra, ogni chiesa diventava occasione per una preghiera perché terminasse il flagello della guerra rivelatasi senza senso.

In via san Vito n. 7 sulla parete tra due abitazioni c’era (c’è) una edicola incavata nel muro: su una lastra di zinco una pittura ad olio raffigura l’immagine della Madonna del Carmine. Siamo nelle vicinanze della chiesa omonima che si erge maestosa a protezione della città, motivo per il quale si capisce come la devozione a questa Madonna fosse particolarmente diffusa. A molte neonate veniva attribuito il nome di Carmela proprio a causa di questa devozione: insieme ad Altomare, in virtù del vicino santuario.

Giuseppina era uscita indenne dalla guerra: il marito era tornato da poco sano e salvo e quell’anno con i vicini volle celebrare in modo particolare la quindicina di devozione in preparazione alla festa per ringraziare per la fine della guerra. La Madonna del Carmine era ritenuta molto attenta nei confronti dei suoi fedeli sia in vita che al momento della morte. Simbolo di questa alleanza era lo scapolare che i fedeli ricevevano con una solenne cerimonia in chiesa e che si impegnavano a indossare in continuità per tutta la vita: era un segno di riconoscimento che ovviamente obbligava chi lo portava a una vita sana avendo in cambio la protezione della Vergine durante la vita e l’assistenza al momento della morte perché l’anima fosse salva.

Quell’anno però la quindicina in preparazione alla festa mutò obiettivo: organizzata intorno alla edicola per ringraziare si trasformò ancora in invocazione di pace. Infatti proprio in quel periodo Andria si trovava al centro di aspre lotte sindacali tra i contadini e gli agrari: di mezzo c’era la fame. Alcuni facinorosi esasperarono il conflitto e proprio all’inizio di luglio ci fu il delitto De Feo. I comunisti armati si presentarono in campagna per protestare contro il metodo di assunzioni dei proprietari e De Feo in particolare perché ritenuto ex fascista. Probabilmente all’inizio nessuno aveva intenzione di uccidere: si sparava solo per intimidire. Invece una guardia giurata del De Feo rispondendo al fuoco uccise due dimostranti. I contadini furono messi in fuga ma nessuno si illuse che anche l’episodio si fosse concluso. Ed ecco che qualche giorno dopo i dimostranti assalirono la casa del fratello di De Feo, uomo pacifico ed estraneo agli eventi. Il poveretto pensò di farsi scudo della nipotina di sei anni che era in casa con lui. Pensava che gli assalitori si sarebbero fermati davanti a quella bambina, invece essi scaricarono i loro fucili contro i due che morirono entrambi. Durante gli scontri ci rimise la vita anche un carabiniere. Fu il primo di una serie di delitti che culmineranno l’anno successivo con l’eccidio delle sorelle Porro. 

Nel popolo ritornò la paura e molte furono le donne che impedivano ai mariti e ai figli grandi di uscire la sera per paura di essere coinvolti in fatti di violenza. Chiaramente le ricadute sulla economia cittadina furono gravi e in molte case non si poteva mangiare. Gli uomini che non erano chiamati a lavorare gironzolavano per le campagne alla ricerca di un po' di verdura commestibile per venderla o per mangiarla cotta accompagnata da un tozzo di pane. La pasta non era diffusa, salvo quella fatta in casa se si trovava la farina.

In casa di Giuseppina la situazione non era così tragica: il marito riusciva a mettere insieme due o tre giornate di lavoro alla settimana, per il resto si rendeva utile collaborando con u mestcarrir che aveva la bottega nei pressi della casa. Pertanto il figlio di nove anni poteva frequentare tranquillamente la scuola elementare e nella cartella, oltre al quaderno e al sussidiario, ci infilava sempre un tozzo di pane, qualche tarallo scaldato, dei fichi secchi e a volte anche qualche noce. Rispetto agli altri mangiava bene e lo si vedeva anche dalla corporatura. Educato in casa ai buoni sentimenti non sfuggì a Domenichino che il vicino di banco al momento della merenda non apriva la cartella e lo guardava con gli occhi tristi. I bambini di natura sono alquanto egoisti. Ma a casa aveva visto molto spesso la mamma aiutare gli altri anche di nascosto dal marito. Non stavano male ma non potevano nemmeno scialare. Eppure quando il marito tornava dalla campagna con un po' di verdura di campo era sempre Domenichino che veniva incaricato di portarne una parte a una vecchietta vedova che viveva da sola. E si sa che l’esempio educa più delle parole.

Tuttavia un giorno la mamma gli spiegò che quello scapolare della Madonna del Carmine che indossava ogni giorno non era un ornamento ma un impegno a pensare agli altri. E così Domenichino chiese al compagno perché non facesse la merenda. Il ragazzo rispose che aveva mangiato troppo a casa. Eppure Domenichino vedeva il compagno deperire giorno per giorno. Alla fine si decise al grande gesto: allora c’erano i banchi di legno a due posti e Domenichino mise al centro la cartella aperta per evitare che gli altri vedessero, anche perché la maestra aveva proibito a tutti di mettere le mani nella cartella degli altri. Il compagno guardava dentro la cartella ma non allungava le mani. Domenichino allora cominciò a dividere il suo tozzo di pane e quello che aveva portato. La storia continuò per parecchio tempo fino a quando la mamma si accorse che le cibarie diminuivano a vista d’occhio e la mattina Domenichino voleva preparare la cartella sempre da solo. Le mamme se attente scoprono sempre tutto. Lo lasciava fare ma lo controllava a vista. Per qualche giorno lo seguì persino nel tragitto da casa a scuola e vide che nulla di strano accadeva. Alla fine, per togliersi ogni scrupolo, affrontò il figlio chiedendo se non fosse troppa la roba mangereccia che si portava a scuola. Domenichino prima pianse, poi accettò di dire la verità. La mamma gli disse che aveva fatto benissimo e dal giorno dopo la cartella la prepararono insieme, anzi invitò il figlio a portare il ragazzo a casa pe fare i compiti e giocare. Oltre che compagni diventarono amici. 

L’anno dopo il ragazzo povero non ritornò a scuola. Domenichino chiese alla maestra perché l’amico di banco non c’era più. E la maestra spiegò che tutta la famiglia si era trasferita a Torino in cerca di lavoro. Passano gli anni. Domenichino ricordava con simpatia quel ragazzo povero e, su suggerimento della mamma, un’ave Maria durante le preghiere del mattino alla Madonna del Carmine andava a quel ragazzo sfortunato. Passano altri anni, tanti, Domenichino dimenticò persino le sembianze del compagno. Nel 2000 con la moglie si recò a Roma con un pullman parrocchiale per il giubileo dell’anno santo. Eccolo in coda per entrare in san Pietro. Davanti a lui un’altra coppia ben vestita. L’uomo comincia a guardarlo con insistenza. Pur non fumando gli chiede se avesse una sigaretta al solo scopo di guardarlo meglio in viso. Si girava in continuazione. Vista tanta insistenza Domenichino, nel frattempo diventato Mimmo, disse sottovoce alla moglie: crrò voul acchiann css? Però proprio sottovoce non fu tanto che il signore davanti si gira di scatto esclamando: ma tu sei Domenichino di Andria? Si? Chiese Mimmo: ma l’altro era già al collo che lo baciava a ripetizione tra lo stupore delle due mogli. Presentazione alle mogli, ricordi e racconti, non volevano separarsi più. Domenico felice si ricordò di quello che aveva detto la madre quando era piccolo.

Con la Signora del cielo, qualunque sia il nome con il quale la invochiamo, accadono cose strane: miracoli? Prodigi? Molto più semplicemente gli andriesi credono che Ella ci guarda e ci segue con il cuore, come tutte le mamme. Una antica preghiera popolare recitava: non si è mai udito che alcuno sia ricorso al Tuo patrocinio e sia stato abbandonato.

 

 

domenica 18 Luglio 2021

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Franco
Franco
2 anni fa

Grazie! Articolo bellissimo.

Mimmo Campanale
Mimmo Campanale
2 anni fa

Racconti che fanno bene al cuore

Salvo
Salvo
2 anni fa

Lezione di VITA !!!