Cultura

Ice e Muri, due opere inedite di Irene Petrafesa alla biennale internazionale d’arte Bibart di Bari

Domenico Tangaro
L'artista andriese s'interroga, attraverso la pittura, sulla natura e l'ambiente, sospesi tra passato e futuro
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“ …Ciò che sembra caratterizzare, in prima istanza, la ricerca artistica moderna, è un orientamento di fondo che, a differenza delle tradizioni naturalistiche, prende coscienza delle impossibilità di fondare la ricerca artistica sopra i codici che caratterizzano il senso visivo comune, e quindi della necessità di attivare nuovi sistemi di segni critici e innovativi, fondati su una propria autonomia strutturale. Lo statuto dell’arte non è più legato alla corrispondenza tra oggetto artistico e oggetto di natura, in quanto viene meno in questione la presunta identità tra i due termini, anche quando non si rinuncia alla rappresentazione. Eppure, il tema, nonostante una certa vaghezza di confini, tocca un’aspetto tutt’altro che secondario dell’arte moderna, sempre che al termine “ natura “ si dia un significato nuovo e più largo, che insista cioè sulla iterazione tra un soggetto, con tutte le sue memorie e speranze, comprensioni e desideri, ed un oggetto che si configura in termini sempre più distanti dal concetto tradizionale di “ natura ”. (Jean–Christophe Ammann / Achille Bonito Oliva / Antonio del Guercio / Filiberto Menna – Biennale di Venezia / 1978 – Introduzione al catalogo / Artenatura)

“ICE“ , è una delle ultime opere pittoriche ispirate ai disastri naturali causati dall’uomo e, nello specifico, allo scioglimento dei ghiacciai, guardati poeticamente, che hanno ispirato Irene Petrafesa al rientro da Londra, dopo la mostra promossa dalla Gallery Lebowski, presso la A&D Gallery, al 51 di Clukern Street, nel dicembre 2019.

Rientrando in Italia, in Puglia, ha portato con sé due opere che, in questa lunga pausa forzata durata mesi, ha avuto modo di elaborare, e che oggi è possibile vedere a Bari al BIBART,  Biennale Internazionale d’arte di Bari e Area Metropolitana, dal 12 luglio al 29 agosto 2021, presso Santa Teresa dei Maschi, nel centro storico della Città., invitata dal Direttore Miguel Gomez.

L’ho incontrata, alcuni giorni fa, alla conferenza stampa nella Chiesa di pietra della Vallisa a Bari, in una calda mattina d’estate pugliese e, parlando sull’ideazione e creazione delle sue opere pittoriche ultime, ispirate alla "natura", ma distanti dal concetto tradizionale in senso stretto, ha esordito: «…mi piace, anche nelle catastrofi, cogliere l’aspetto poetico che, nelle mie pitture, è dato dal colore, come l’azzurro, che mi riporta a “Respiro” (un’opera pittorica precedente, di alcuni anni fa, liberamente ispirata al film interpretato da Valeria Golino), in cui il bianco rappresenta la speranza e la purezza, ormai rara nell’umanità d’oggi».

Arte, natura e umanità  si sintetizzano in “ICE“, un’opera pittorica realizzata a olio e pastelli su tela in cui, il bianco ghiaccio, fondato sulla ricerca artistica al di sopra dei codici che caratterizzano il senso visivo comune, attiva nuovi sistemi di segni critici e innovativi, sviluppando una propria autonomia strutturale, alludendo a una nuvola sospesa, alta nello spazio e nel tempo, che divide l’umanità, dall’universo/natura/cosmo, raccontato con il colore buio tendente al nero/blu sui bordi estremi e alti dell’opera, sotto cui scende una nuvola di meteoriti bianchi, anch’essi ghiacciati, orientati verso il basso che piombano, su un’allusiva vista dallo spazio della terra, tra mari verde/blu e terre emerse verde/rame, raccontando la natura di una Terra possibile e immaginaria vista da lontano, dallo spazio, più equilibrata nel suo uso da parte dell’umanità vivente.

A questa visione cosmica, universale, naturale fa da contraltare una umanità aggressiva, che abita, in senso specifico la Terra, in pochi punti concentrati e in agglomerati urbani fitti, densi, arabi, tra muri urbani, spesso senza alberi, imbiancati a calce viva su cui, istintivamente, per rabbia i “graffi”, o per ragione i “segni”, sono incisi con tracce e segni indelebili, graffi parlanti, e segni/fori che segnano volontariamente un pensiero altrui che, Irene Petrafesa ha percepito e trascritto attraverso la sua pittura nell’opera “MURI”, anch’essa esposta alla Biennale d’Arte di Bari, di cui lei mi ha raccontato in anteprima la sua visione : «Alcuni anni fa ho visto, dal vero, superfici di calce viva naturale, bianca, stesa a biacca dall’uomo sui lunghi e alti muri di Puglia che proteggono le case nei centri storici,  scalfita da forti segni… ne sono rimasta affascinata e, credo, che siano l’esatta rappresentazione dell’universale”.

La dimensione naturale/universale da Lei percepita e trascritta nell’opera pittorica “MURI“ un dittico di due opere pittoriche affiancate, create con olio su tela e grafite, in cui, è da intuire nella forza della pittura che si esprime attraverso la sua materica naturalità, fissando “segni/fori“ dipinti in circolo, che alludono ad una Stonehenge contemporanea in cui mondo reale fisico naturale, si incontra con l’immaginario e l’universale, unendosi in segni fisico naturali e cosmico allusivi, ampi, in cui l’immaginazione contempla e supera gli spazi immensi della conoscenza, i quali vengono fissati e trascritti attraverso la pittura, nella descrizione allusiva di un paesaggio lunare, fisso in alto nell’opera, quasi paradisiaco, staccato da una coppia di linee/graffi lunghi e continui che segnano il Dittico in orizzontale, dandogli un senso/segno di passaggio dell’uomo nel paesaggio, nell’esistenza dell’ambiente, descrivendo una resistenza/resilienza che in molti casi stride, ed è in contrasto, con l’ambiente naturale della Terra.

Terre e Mari; una natura sospesa tra passato e futuro che, nelle due opere pittoriche ICE e MURI, si contrappongono tra una scala infinitamente grande e un dettaglio infinitamente piccolo, in un’opera pittorica unica sul tema dell’ambiente, della natura, dell’universalità dell’uomo tra esse, che solo l’arte pittorica, in una continua ricerca dell’essere, tra spazi infiniti reali ed esteriori, visivamente percepibili, e spazi infiniti ed interiori, alternativamente orientati verso il centro dell’universo visibile a molti, e verso il mondo interiore visibile a pochissimi, luogo in cui si sommano volontà ancora inespresse, piaceri di ricerca e sentieri infiniti fondati sulla certezza della conoscenza, di emozioni, di sentimenti intimi e flussi di coscienza, dettati dall’amore per la vita, la natura e l’ambiente in cui l’uomo vive, visti e fissati dalla pittura e dall’arte visiva.

martedì 3 Agosto 2021

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