Lo scorso anno quando mi sono iscritta all’Università a Milano, i miei genitori – tra le tante cose – mi hanno dato delle tovagliette, da usare per il pranzo nella residenza universitaria che condivido con altre ragazze. Mi hanno detto che erano prodotte dalla sartoria sociale de “La Téranga”: un progetto dei ragazzi della comunità Migrantesliberi.
Sono delle tovagliette colorate vivacemente. Veramente trendy – avevo pensato – e le ho subito utilizzate insieme alle amiche compagne di casa, provenienti da varie regioni italiane ed una russa, che hanno molto apprezzato durante i nostri pranzi, anche sul terrazzino.
Solo venerdì 25 settembre, in occasione dell'iniziativa a casa Acc. S. M. Goretti per la 107esima giornata del Migrante e del Rifugiato, mi sono resa conto di cosa c’è dietro la sartoria sociale ed il più ampio progetto de “la Teranga”.
Infatti, proprio durante la cena conviviale che promuove la conoscenza e l’integrazione socio-culturale di richiedenti asilo politico e persone che vivono situazioni di disagio e marginalità ho potuto vivere un'esperienza davvero unica. Il menu prevedeva, tra l’altro, Pakora fghana con i sapori dell’orto ubuntu, Cous cous e Pollo Karaage con salsa allo yogurt e avocado. Ma non si è trattato solo di un viaggio tra sapori e tradizioni di paesi lontani, per me è stato molto di più.
Durante la cena, gli ospiti della serata oltre ad avere avuto l’opportunità di degustare questi piatti tipici dei paesi africani e medio-orientali, hanno ascoltato don Geremia Acri che ha dato la parola ad un ragazzo, molto giovane, un minore non accompagnato. Questo ragazzo di colore con il suo italiano incerto ha raccontato la storia del suo percorso dalla Guinea per raggiungere l’Italia. Ha attraversato l’Africa per arrivare alle coste libiche, il Mali, l’Algeria. Poi dopo avere lavorato nei campi ha raggiunto l’Italia, prima Lampedusa, poi Trapani, Taranto ed, infine, Andria.
Il suo racconto, si interrompeva spesso, con pause che ti facevano veramente riflettere, il suo sguardo andava lontano: verso amici persi ? …o pensava ai genitori o alla sua terra di origine…chissà !
Non vorrei essere banale ma è stato veramente toccante. Anche altri ragazzi sono intervenuti con altrettanta partecipazione attraverso la traduzione di un mediatore culturale.
Ma il ragazzo che ha raccontato autonomamente la sua storia con quelle pause e silenzi così intensi resterà sempre nel mio cuore.
Ho subito fatto questo paragone. In definitiva, mentre io andavo, coccolata e protetta, a studiare lontano da casa questo ragazzo lasciava la sua terra da solo, incurante del rischio ma fortemente motivato a raggiungere, addirittura, un altro continente.
Le tovagliette della residenza universitaria di Milano da ieri sera hanno assunto un nuovo valore.
Ed in effetti, come si legge nel sito di Migrantesliberi Tèranga è una parola di origine senegalese che si può, sommariamente, tradurre con “ospitalità” ma che in realtà esprime molto di più: accoglienza, attenzione, rispetto. È il piacere di ricevere un ospite nella propria casa proprio come è stato fatto nei confronti questi coraggiosi ragazzi dalla comunità Migranteseliberi. Per la nostra comunità andriese mi sembra una grande lezione di vita come ha evidenziato il nostro Vescovo durante il suo intervento.