Cultura

P’ppnell i u macnidd

Vincenzo D'Avanzo
P’ppnell i u macnidd
Il pane era il bene essenziale e per soddisfare le esigenze di tutti si usava anche qualche trucco, tanto che anche il colore cambiava a seconda che si mischiava con la farina il granturco, la segala o altro trito commestibile
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Quella mattina P’ppnell, come ogni mattina, alle quattro era già in piedi. Si fece frettolosamente r razieun (le preghiere) e preparò la colazione per il marito che doveva andare in campagna. Appena brontolone fu andato via rassettò sommariamente la casa e si organizzò nell’ingresso dove aveva sistemato u macnidd. Non era quello piccolo che usava in cucina, era uno più grande che si era fatto fare apposta dal falegname mentre alla parte meccanica ci aveva pensato un fabbro. Con questo macinino cercava di venire incontro alle esigenze di coloro che avevano bisogno di macinare un po' di grano. Siccome erano molti quelli che avevano questa esigenza, doveva attentamente calibrare i tempi per essere pronta agli appuntamenti che la figlia prendeva nel negozietto di generi alimentari il cui accesso era dalla porta a fianco. Dovevano evitare ogni frstaruie in modo da non attrarre l’attenzione di qualche camicia nera perchè sarebbero stati problemi.

All’inizio le camicie nere subito denunziavano questi traffici illeciti, poi la fame costrinse anche loro a chiudere entrambi gli occhi in cambio di un pugno di farina. Qualcuno aveva cominciato a cambiare atteggiamento in attesa dell’imminente cambio di regime. Durante la guerra l’acquisto del pane e della farina non era libero: con la tessera si poteva avere 200 grammi di pane per ogni componente la famiglia. Per assicurarsi che non si violasse questa garanzia di uguaglianza per tutti, la Buonanima aveva imposto che all’epoca della mietitura tutto il grano doveva essere reso ai magazzini statali. La leggenda dice che sotto la dittatura le leggi funzionavano e sgarrare non era possibile: era l’ipocrisia “educativa”: a ogni delitto, grande o piccolo, bisognava prendere il responsabile perché la gente doveva sapere che era impossibile farla franca. Per raggiungere questo obiettivo spesso si prendeva uno a caso e lo si accusava del reato. Abbiamo mai saputo chi ha veramente ucciso Matteotti?

Accadeva infatti al tempo della mietitura che l’obbligo della resa ai magazzini di Stato di tutto il grano raccolto aveva una pecca (sembra un pregio della legislazione italiana di ieri e di oggi): erano consentite dotazioni ad uso personale. Tenete presente la legislazione odierna sulla droga? Qual’era la dotazione personale? Lo spazio per conservare e nascondere il grano. Quindi tutto dipendeva dalla disponibilità. Sia il coltivatore diretto che il colono, che il mezzadro e soprattutto il latifondista, tutti nascondevano un po' di grano per le esigenze familiari o per la borsanera (sotto le dittature il contrabbando fiorisce che è una meraviglia, basta non farsi acchiappare se no son dolori).

Ecco allora P’ppnell seduta davanti alla manovella du macnidd mentre dall’altro lato prendeva posto il cliente che svuotava un po' alla volta il sacco nell’imbuto. Farina e crusca cadevano sotto in un contenitore che alla fine veniva svuotato nello stesso sacco per essere portato via. Come doveva essere questo sacco? Era obbligatorio la “mst’tredd” (la federa del cuscino) per non attirare l’attenzione delle camicie nere. Durante la guerra, soprattutto nel 1941/3 quando l’attesa dell’arrivo degli angloamericani aveva allentato la pressione del regime, tutti vivevano nell’attesa della caduta del fascismo, chi doveva vigilare chiudeva un occhio anzi tutti e due per pietà (verso i concittadini) o per interesse. Ogni tanto ne acchiappavano uno, gli sequestravano il sacchetto che puntualmente andava ad aumentare la dotazione della borsa nera. Sarebbe stato delittuoso buttare un alimento fondamentale per vivere.

Tornata a casa la persona che aveva macinato quei pochi chili di grano passava il tutto al setaccio con i buchini piccolissimi in modo da far passare solo la farina che cadeva saup a u tavlirr e veniva utilizzata per il pane e la pasta fatta in casa; con la crusca si impastavano sottoprodotti a cominciare dalla focaccia che veniva bella croccante.

P’ppnedd era fortunata perché aveva il negozietto della figlia che all’epoca aveva un grande potere discrezionale utile per aiutare la povera gente ma anche per taglieggiare i grossi proprietari. Ecco perché l’onestà è prima di tutto un fatto personale ed educativo. La legge è fatta di parole, la sua applicazione è da sempre il problema di tutte le società e si sa che l’uomo è peccatore. Il mistero (?) è capire la solidarietà dei cittadini tra loro contro lo Stato.

Il pane era il bene essenziale e per soddisfare le esigenze di tutti si usava anche qualche trucco, tanto che anche il colore cambiava a seconda che si mischiava con la farina il granturco, la segala o altro trito commestibile (ad es. l pstazz -carrube- o i lupini). Era il tempo in cui montava l’odio contro il fascismo e i fascisti. Ancora sottovoce ma già si cominciava a cantare: Duce, Duce – la sera senza luce – la nott p l’airuploin – la matoin senza poin (la notte il rombo degli aeroplani e la mattina senza pane).

Questi comportamenti al limite della legalità fascista si riproponevano in altre dimensioni il mese di giugno al momento della mietitura. I grandi latifondisti non avevano modo di seguire i lavori in campagna considerata la vastità della proprietà. Giocoforza dovevano fidarsi dei massari che chiamavano per la conduzione di parti della proprietà. Era un rapporto fiduciario molto teorico, quasi statistico. Ognuno sapeva che l’altro rubava. Tuttavia se la produzione rimaneva nella media il massaro “rubacchiava” ma doveva pagare dazio agli operai (braccianti) che dovevano non vedere a condizione che potevano portare qualcosa a casa. Messe insieme tutte queste “furbizie” se allo Stato arrivava la metà del prodotto era già un miracolo. Allora c’era l’usanza molto frequente di vendere i prodotti della campagna in casa, segnalando la cosa con una sedia davanti alla porta. Inutile dire che spesso in questo commercio erano impegnate le mogli dei massari e dei guardiani.

Passano gli anni, il boom economico migliora le condizioni di tutti e si comincia ad assaporare il piacere del progresso. P’ppnell è diventata anziana ma ha avuto la fortuna di conoscere i nipoti e di vederli anche diventare grandi. Comincia lo scontro generazionale. Non con i figli che bene o male hanno conosciuto con i genitori lo stato di povertà e quindi si sono adattati alla loro mentalità: i nipoti invece sono cresciuti all’ombra della televisione e della radio, della pubblicità e dei primi supermercati: lo scontro è tra la mentalità contadina, parsimoniosa al limite dell’avarizia, e la cosiddetta civiltà dei consumi, piuttosto spendacciona. “Ora parliamo noi” dicevano i giovani all’inizio degli anni settanta. E per un verso fu una fortuna perché nacque la stagione dei diritti. P’ppnell assisteva, incapace di scegliere tra la severità dei suoi costumi e la comprensione delle nuove esigenze. Infatti litigava con i figli che non educavano i nipoti, anche se poi sottobanco qualche soldino lo allungava agli stessi . Un giorno ricordò a una nipote diciassettenne la fatica che lei faceva a u macnidd per aiutare la famiglia e la polvere che era costretta a respirare pur stando in casa. La nipote ebbe una reazione a dir poco sgarbata: tu eri avara, potevi prendere la farina dal negozio di tua figlia, bastava aumentare un poco il prezzo per gli altri. Fu come avere una sciabolata. Era il crollo della sua visione della vita. P’ppnell ammutolì e ripassò nella mente la sua vita fatta di stenti e di sacrifici per rendere migliore la vita dei figli e dei nipoti. Da quel giorno si chiuse nel silenzio. Usciva solo la mattina presto per andare in Chiesa dove si arrabbiava con il primo santo o Madonna che capitava a tiro. “Allora i sacrifici nostri non sono valsi a niente?” Diceva quasi gridando. Un giorno la sentì un anziano sacerdote e le disse: Dio, dal momento in cui siamo nati, ha messo in un angolo della nostra anima un piccolo salvadanaio. Tutto il bene che facciamo finisce in esso e nessuno lo può aprire. Quando saremo chiamati all’appello è quel salvadanaio che farà la differenza tra ciascuno di noi. P’ppnell ascoltò con il dovuto rispetto, ma quando il prete si allontanò fu sentita esclamare: ci brtt munn p kiss uagniun.

“Più vado avanti negli anni, più acutamente sento che qualsiasi cosa sia stata abbastanza buona per i nostri padri non è abbastanza buona per noi”. Oscar Wilde.

domenica 12 Giugno 2022

(modifica il 2 Agosto 2022, 11:21)

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