Cultura

Stabat Mater (i martiri sconosciuti)

Vincenzo D'Avanzo
Mentre conosciamo i nomi dei nostri due martiri delle Fosse Ardeatine, Giuseppe Lotti e Vincenzo Saccotelli, dei dispersi in Germania non abbiamo notizia sia dei morti che dei reduci
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Di buonora, appena aperta la Cattedrale, Nunziatina ogni mattina si piazzava davanti al Crocifisso nero nella cappella laterale della cattedrale dedicata a san Francesco di Sales (allora sul lato destro entrando). Narra la tradizione che quel Crocifisso di legno si era annerito ma non bruciato durante l’incendio della cattedrale per mano dei francesi. Per gli andriesi era il Crocifisso dei miracoli. Cosa aveva di così urgente Nunziatina da dire ogni giorno al Dio della vita e della morte? Nulla di personale, voleva avere solo notizie di suo figlio, anzi voleva che le fosse restituito il figlio sano e salvo.

Nunziatina aveva pregato molto perché la guerra non coinvolgesse quell’unico figlio, Riccardo, che era diventato subito grande: da piccolo il marito se lo portava in campagna a lavorare e a vent’anni era già lui che conduceva i pochi terreni di famiglia. Quando scoppiò la guerra lei non si preoccupò: hanno detto che durerà poco, disse al marito. Man mano però che la guerra si ingarbugliava lei cominciò ad avere paura.

Pregò molto che non fosse toccato il figlio, sperò quando vide che gli anni passavano senza “la chiamata”, si disperò invece quando una mattina del 1943 furono avvisati che doveva partire. Dove? nessuno lo seppe dire. Riccardo, che non conosceva nemmeno tutta la sua città, fu catapultato all’improvviso nel nord Italia con i partigiani di fronte e i  tedeschi a fianco, sperando e temendo nello stesso tempo l’arrivo degli americani. Egli aveva simpatia per i partigiani e lo fece capire con molta cautela anche ai suoi superiori, ma nessuno ancora poteva muoversi nell’esercito italiano per paura dei tedeschi, assetati di sangue italiano, dopo il voltafaccia del Gran Consiglio, che aveva fatto diventare nemici quelli che erano alleati. Riccardo nel tempo di pausa scriveva alla mamma alla quale raccontava tutto quello che accadeva e la mamma alternava ansia e speranza a seconda delle notizie che riceveva. La sua vita era appesa alla borsa del postino. Ogni volta che lo vedeva chiedeva se avesse una lettera per lei. Tanto che il postino, quando l’aveva, cominciava a sventolare la lettera non appena la vedeva sull’uscio della porta. La guerra è forse più terribile per chi resta a casa  ad aspettare.

Fino a quando  a metà del 1944 le lettere non arrivarono più. Tutti i tentativi fatti per avere notizie dalle autorità civili non ebbero esito, se non confuse notizie su deportazioni operate dai tedeschi.

Stabat mater…dolorosa davanti al Crocifisso: Nunziatina non sapeva pregare, salvo le forme rituali che era abituata a dire sin da piccola la mattina. E poi lunghi silenzi nella speranza che la  divina presenza le suggerisse qualcosa. Lei continuava sempre a dire: me lo rimandi indietro sano e salvo?

Un giorno si materializzò alle sue spalle mons. De Fidio. L’aveva notata altre volte ma non ci aveva fatto caso. Quel giorno intravide gli occhi umidi, si avvicinò e le chiese il motivo di tanta sofferenza. Raccontò le sue pene Nunziatina, ma il canonico vide solo le sue lacrime, le parole erano le stesse che lui ormai aveva imparato a memoria dopo quattro anni di guerra. Mons. De Fidio cercò a fatica qualche parola di speranza: ala fine seppe solo suggerire di pregare. Lasciata la donna De Fidio, profondamente turbato, va a trovare il vescovo mons. Di Donna. Lo trova inginocchiato nella sua cappella privata: sapevano entrambi che quando non erano sufficienti le azioni occorreva rifugiarsi nella preghiera. Si inginocchiò anche lui in silenzio. Quando vide che il vescovo lo guardava De Fidio raccontò che giù in chiesa  “stabat mater dolorosa, gemente e piangente” mentre pensava al suo figlio disperso chissà dove. Così raccontò di quella donna che aveva lasciato sotto la Croce in cattedrale.  Il vescovo non profferì parola, impietrito da un racconto tanto frequente quanto straziante in quel periodo di guerra. Scese in cattedrale dove trovò ancora la donna, la benedisse e si fece raccontare dell’ultima lettera ricevuta dal figlio. Questo ennesimo episodio indusse il vicario vescovile a prendere appunti di tutte queste storie immaginando che potessero essere utili un giorno. 

Propizia arrivò il 31 agosto di quell’anno una richiesta da parte della segreteria di Stato vaticana perché le diocesi segnalassero i nomi di eventuali dispersi o prigionieri deportati in Germania al fine di poter creare una rete di assistenza e fare arrivare loro un po' di viveri. Immediatamente mons. De Fidio raccolse tutti i suoi appunti, compilò un pacco di moduli descrittivi e li inviò alla santa sede. Era il momento in cui Papa Pio XII aveva allertato tutte le missioni cattoliche nei paesi occupati dai nazisti perché mettessero in campo ogni sforzo per aiutare tutti i malcapitati. Alla lettera seguirono anche alcuni pacchi di viveri. Infatti il 3 gennaio del 1945 la santa sede informa la diocesi di Andria di aver ricevuto il tutto e di averlo rimesso alla missione cattolica di Friburgo per la ricerca e la distribuzione. De Fidio informò della iniziativa anche la signora Nunziatina che provò un po' di sollievo nella speranza che anche il figlio fosse trovato. Il giorno 

Per fortuna nessuno conosceva allora le peripezie alle quali erano sottoposti i prigionieri di guerra. Se si fosse saputo allora quello che noi oggi conosciamo i tormenti delle famiglie sarebbero stati atroci.

Il documento della santa sede parla di 291 prigionieri. Purtroppo non abbiamo altra documentazione, è presumibile che quel numero sia riferito alla diocesi di Andria. Il che potrebbe farci pensare a qualche decina di andriesi. Chi sono stati? Mentre conosciamo i nomi dei nostri due martiri delle Fosse Ardeatine, Giuseppe Lotti e Vincenzo Saccotelli, dei dispersi in Germania non abbiamo notizia sia dei morti che dei reduci se ci sono stati.

Anche Nunziatina non saprà la fine fatta dal figlio. Vivrà per un paio d’anni ancora nella speranza di poterlo riabbracciare. La salvò la sua fede straordinaria. Anche quando perse ogni speranza ella continuò ad inginocchiarsi sotto la Croce, dicendo a tutti che suo figlio ora era in Paradiso. Quando qualcuno le chiese come mai fosse così sicura lei rispose che se Gesù si era portato appresso il ladrone come poteva non chiamare a sé “il mio Riccardo che era anche buono”.

Stabat mater: ci sono momenti in cui le mente e il cuore rischiano di traballare, soprattutto quelli delle mamma, possibili candidate a diventare Madonne. Nunziatina, infatti, stabat ferma sotto quella Croce annerita e lì immaginava il suo dolce figlio (vidit suum dulcem natum) che moriva abbandonato mentre esalava l’ultimo respiro. Uscita dalla chiesa ogni giorno di quel figlio andava fiera per la patria e per Dio.

Ps. L’assenza di documenti ci impedisce di scrivere questa pagina di storia, sia per imparare, sia per ricordare i nostri morti nella giornata della memoria. Chiunque abbia notizie dei nostri dispersi in guerra abbia la bontà di segnalarlo al sottoscritto o alla direzione di Andrialive o alla biblioteca diocesana. Renderebbe un servizio molto utile alla città e alla sua memoria storica.

Ringrazio Michele Carretta per i documenti e Silvana Campanile per la collaborazione.

domenica 31 Gennaio 2021

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Bernocco Michele
Bernocco Michele
3 anni fa

Artigliere Sinisi Michele disperso nell'affondamento del Crispi, all'argo dell'isola d'Elba il 29/4/1943.

Vincenzo Di Bari
Vincenzo Di Bari
3 anni fa

Mio nonno Vincenzo Di Bari è stato un IMI e nel 2019 e' stao insignito della medaglia d'onore del Presidente della Repubblica