Cultura

Quando gli andriesi con la valigia di cartone emigrarono in Germania

Vincenzo D'Avanzo
"La speranza di una Europa unita possa farci dimenticare le tristi pagine di storia, scritte con le lacrime e il sangue di tanta gente che per sopravvivere e far sopravvivere è stata costretta a lasciare un luogo conosciuto..."
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Quel pomeriggio il cuore di Andria si era trasferito giù nella cripta della Madonna dei Miracoli: due pullman stavano per trasferire alla stazione di Barletta un centinaio di andriesi che, con le valige di cartone, affrontavano l’avventura della emigrazione in treno, direzione Amburgo. Per alcuni di quegli andriesi era la prima volta, abituati al traino o al massimo alla bicicletta. Non si erano mai mossi da Andria, al massimo avevano raggiunto le campagne del potentino al tempo della puta, perché per quel lavoro gli andriesi erano bravi e quindi richiesti, ma era un lavoro che durava un paio di mesi l’anno. Qualcuno aveva già preso il treno, ma fu per rispondere alla cartolina della Buonanima negli anni quaranta.

Don Riccardo Zingaro, che con intelligenza profetica aveva voluto quella iniziativa, aveva chiesto agli andriesi di stringersi in preghiera prima che partissero; era una consegna: «ovunque andate noi non potremo esserci ma la Madonna dei Miracoli sì». Non a caso don Riccardo aveva scelto di accompagnarli personalmente per affidarli alla rete di cappellani che egli stesso aveva organizzato in Germania perché i suoi braccianti non si sentissero mai soli.

Il sen. Jannuzzi, che con don Riccardo aveva ordito tutta la trama, non poté accompagnarli ma anche lui aveva organizzato una rete di protezione attraverso i consolati: era il tempo, all’inizio degli anni sessanta, che il nostro senatore godeva di un prestigio internazionale assoluto; era stato membro della delegazione italiana all’ONU, come sottosegretario alla difesa aveva dato un grande contributo allo sviluppo della idea europea, soprattutto quando si tentò dimettere su la CED (il sistema di difesa europeo) e in quegli anni era membro del parlamento europeo. Sarà lui a portare in Andria i parlamentari europei della Germania, Francia e Belgio, terre di destinazione dei nostri migranti. Mai un movimento migratorio ebbe una organizzazione complessa e totale. Partendo da Andria i migranti avevano in tasca il contratto di lavoro, un letto fornito dalle organizzazioni sociali cattoliche, una conoscenza essenziale della lingua, ecc. Mai si sarebbero dovuti sentire soli. L’accusa, che pure serpeggiò, che i nostri emigranti in Francia sarebbero stati mandati a combattere nella legione straniera, fu smentita in maniera risoluta. E al Senatore si credeva sulla parola, perché tra i contadini la parola valeva e quella di Jannuzzi non era mai detta invano.

Quel pomeriggio alla Madonna dei Miracoli c’era anche il sindaco Marano, l’altro caposaldo della triangolazione organizzativa, per farsi carico delle problematiche delle famiglie che invece restavano. Fu anche contrastata quella iniziativa da coloro che speravano che quelle forze lavoro rimanessero in loco per riempire le piazze della protesta proletaria. Fu una fatica convincere gli uomini a partire, fu una faticaccia convincere le donne a farli partire. Nonostante i sacrifici, le sofferenze e i disagi la partenza di migliaia di andriesi rappresentò una fortuna per la città. Favorì il lavoro degli uomini rimasti, agevolò l’intera economia della città che attraverso le rimesse degli emigranti mise in moto l’edilizia, il commercio e l’artigianato: solo nel 1960 partirono in 1360 e le rimesse superarono il miliardo. Avesse trovato una guida più illuminata la città negli anni delle rimesse forse il salto in avanti sarebbe stato ancora maggiore: aver fatto cadere il piano regolatore di Marano e aver consentito l’abusivismo di massa fu una ritorsione di coloro che erano contrari al fenomeno migratorio che pagheremo cara nel tempo.

Sul piazzale antistante il santuario al momento dei saluti serpeggiava un misto di paura e di speranza. Il silenzio era cupo. Le parole poche. I gesti tanti.

La mamma di Antonio consegna al figlio un laccetto di spago con la medaglia della Madonna: era la prima volta che il figlio lasciava la famiglia… Il gesto non sfugge a don Riccardo che si avvicina per consolare quella donna il cui viso era rigato di lacrime. È lo stesso don Riccardo che trascrive in un appunto trovato tra le sue carte il dialogo che segue:

  • “perché la Madonna, dice don Riccardo, Gesù è più importante: Gesù è Dio, la Madonna è una creatura”.
  • “Certo che Dio è più importante perché è il padre, ma i figli quando hanno bisogno chiamano la mamma. Quando succede un incidente nessuno invoca Gesù, tutti invochiamo la Madonna. Oppure diciamo Ah Mamm!”

Don Riccardo insiste perché sia invocato Gesù, ma la donna non si fa trovare impreparata: “quando mio figlio si ammalava diceva sempre ‘Mamma, mamma!’ E mio marito non si offendeva se non dicevano: Papà, Papà!”.

E finalmente don Riccardo sorrise.

Per Francesco non era la prima partenza: era già stato in guerra. Ma questa volta non c’era la cartolina precetto. Era una libera scelta per dare un futuro ai propri figli. La moglie aveva provato fino all’ultimo di trattenerlo, ma lui insistette: “qualche mese in Germania e con i soldi che guadagno compriamo un pezzo di terreno e non mi muovo più”. Tre anni stette in Germania Francesco, di ritorno comprò il pezzo di terra ma realizzò anche una sopraelevazione sulla casa della madre in via Garibaldi (oggi De Nicola) e ci andò ad abitare.

Tante furono le storie. Non mancarono incidenti anche mortali, non mancarono matrimoni italo-tedeschi, uomini che tornarono e alcuni che si fermeranno definitivamente in Germania.

Andria a quei tempi faceva la storia. Persino dagli Stati Uniti vennero delegazioni vescovili per studiare il fenomeno. Grazie a questo anche perla immigrazione Andria fece scuola. La collaborazione intensa tra don Riccardo e le amministrazioni comunali consentì che Andria avesse il primo diurno per i migranti e la prima moschea nei sotterranei della Comunità Braccianti mentre a Natale del 1987 il sindaco potette offrire il pranzo natalizio ai migranti presso l’istituto Quarto di Palo grazie alla disponibilità di Padre Nicola, altro sacerdote attento alla vita sociale andriese, tanto che ai quei tempi molte decisioni la giunta le prendeva nei ritiri presso l’istituto su via Corato, anfitrione appunto P. Nicola e presso la sede estiva del vescovo alla Guardiola dove si veniva riscaldati dal pasticcio di carciofi di Mons. Lanave.

Mi piace concludere questi appunti con una riflessione di Padre Giuseppe Massara, un protagonista della formazione professionale in Andria (direttore dell’Enaip Barbadangelo), che formò decine di andriesi prima di partire per la Germania: “La speranza di una Europa unita possa farci dimenticare le tristi pagine di storia, scritte con le lacrime e il sangue di tanta gente che per sopravvivere e far sopravvivere è stata costretta a lasciare un luogo conosciuto e amato e avventurarsi verso una terra ignota e priva degli affetti più cari” (da: situazione storica della emigrazione, 1987). Padre Massara è morto il 2018.

In questo anno 2019 ricorre insieme il ventesimo anniversario della morte di don Zingaro e il cinquantesimo della morte del Sen. Jannuzzi. Sarà bello celebrare insieme i due anniversari per rendere omaggio a due protagonisti della vita della nostra città, insieme ad altri che le diedero lustro. Chiunque abbia ricordi e/o foto relativi a quel periodo può raccogliere il materiale e portarlo alla sede della fondazione don Riccardo Zingaro in via Lama Paola 13, oppure presso la redazione di AndriaLive in via Principe Amedeo 38 – o contattare telefonicamente tel. 0883 1797631. Tutto il materiale sarà rigorosamente restituito integro. Grazie.

domenica 6 Gennaio 2019

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