Cultura

Festival della disperazione, per la III ed. 16 autori e 23 eventi in tutto

La Redazione
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Presentazione III ed. del Festivale della Disperazione
Quattro le giornate previste dal 16 al 19 maggio in cui gli autori saranno chiamati a declinare liberamente il vastissimo tema della disperazione, partendo dall'angolo visuale della loro opera
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4 giornate, 16 autori e 23 eventi in tutto. Questi in sintesi i numeri della terza edizione del Festival della Disperazione che anche quest’anno si terrà ad Andria, in Puglia, dal 16 al 19 maggio– e di cui abbiamo già avuto modo di anticiparne i contenuti – . Una manifestazione fra le più originali e spiazzanti all’interno del panorama festivaliero nazionale. Una rassegna in cui autori di diversa estrazione, senza intermediazione, sono chiamati a declinare liberamente il vastissimo tema della disperazione, partendo dall’angolo visuale della loro opera.

Una edizione sicuramente meno “pop” della precedente ma di spessore in considerazione dei temi trattati, fatti esplodere e poi ricomposti, in modo da mostrare il lato disperante di ciascuno. Un’edizione coraggiosa che porta in scena qualità e contenuti. Tanti e differenti.

Ad unire disperazione e attualità ci penserà lo scrittore messicano Eduardo Rabasa, primo ospite internazionale del festival. La sua sarà una puntuale satira del mondo lavorativo contemporaneo, con le sue ossessioni, i suoi slanci idealistici, le sue abominevoli parole d’ordine in stile LinkedIn, le sue brutalità e le sue miserie. Al tema delle migrazioni sarà invece dedicata la lezione-concerto del prof. Stefano Alievi: un viaggio in parole e musica attraverso la mobilità umana e le migrazioni del passato e di oggi, messe a confronto in un percorso di rimandi e interrelazioni, anche musicali. Nella stessa direzione si muoverà l’intervento di Michela Monferrini che parlerà di muri: quelli che sono limiti ostili, ma anche quelli capaci di accogliere preghiere, desideri e disperazione. Vanessa Roghi prenderà invece di petto uno dei casi di cronaca più angoscianti del nostro passato recente, quello della morte di Desirèe Mariottini, nel tentativo di raccontarlo come un mero oggetto di storia. Francesco Filippi si occuperà invece di fascismo, smontando tutte le fakenews del “ha fatto anche cose buone”. Infine l’astrofisica Patrizia Caraveo, nel cinquantesimo anniversario dal primo sbarco dell’uomo sulla luna, racconterà dei tentativi falliti di allunaggio.

Ad unire disperazione e letteratura sarà Diego De Silva, assieme al suo Trio Malinconico, che in uno spettacolo di parole e musica proverà a spiegare, per l’appunto, che cos’è la malinconia. Roberto Mercadini presenterà la sua storia perfetta dell’errore: un delicato inno, il suo, allo sbaglio che migliora, alla perdita che arricchisce, alla caduta che innalza, alla difficoltà che mette le ali ai piedi, alla pecca che si rivela una forma superiore di perfezione. Claudio Morici, da solo sul palcoscenico, con un microfono, un leggio e dei giocattoli ai suoi piedi, proverà a spiegare la vita a suo figlio, attraverso una lettera che riscriverà per 46 volte. Il poeta Tiziano Fratus, durante un trekking fra le cave di bauxite, coinvolgerà il pubblico in un esercizio di castigo, chiarendo, ove mai ce ne fosse bisogno, quale sia la condizione di noi uomini che “siamo al mondo per essere piegati dal vento, annegati dalla pioggia e schiantati dal sole”. Nadia Terranova condurrà invece gli uditori al fondo dei propri fantasmi, usando la letteratura come viatico per raggiungere gli angoli più contraddittori dell’esistenza.

Il compito di unire disperazione e morte – tema disperato per eccellenza – sarà affidato al filosofo e tanatologo Davide Sisto, che racconterà come i social network e le tecnologie digitali stiano impedendo alla morte di essere il momento conclusivo della vita, considerato che la verità ormai è una sola: i nostri profili social sopravvivono a noi stessi. Si occuperà di morte anche lo scrittore Ermanno Cavazzoni, approcciandosi al tema con il suo inconfondibile stile stralunato e grottesco: terrà un discorso sulle ultime parole in punto di morte di autori famosi e su immaginazioni dell’aldilà. Alla morte sarà inoltre dedicata la sezione “DisperArti” del festival con “Before I die”, installazione in cui il pubblico è chiamato a scrivere su pareti posizionate in giro per la città ciò che vuole assolutamente fare prima di morire.

A far incontrare disperazione e amore sarà infine Gioia Salvatori, in chiave comica, ma non troppo, con il suo spettacolo “Cuoro”: un dispenser di elucubrazioni contro i mali moderni, un assaggio per combattere la disagevole condizione dello stare al mondo, l’alternativa sexy alla pulsione di morte. E per ultimo Ivan Talarico, a cui sarà affidata anche le festa conclusiva del festival, che porterà in scena lo spettacolo “Un elefante nella stanza”, esibizione di canzoni leggere come nuvole in un giorno di pioggia, che affrontano con determinazione, poesia e ironia la realtà che ci circonda e ci invade.

venerdì 3 Maggio 2019

(modifica il 2 Agosto 2022, 13:51)

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