Si è appena conclusa la biennale di Milano 2019 a cui l’artista pugliese Ricarda Guantario, come da noi già anticipato, ha partecipato con la sua presenza e la sua arte pittorica.
La manifestazione, ufficialmente aperta giovedì 10 ottobre, ha avuto la finalità di rendere visibili a un pubblico internazionale le creazioni di talentuosi artisti contemporanei italiani e non. Un’occasione per mettere in mostra artisti nuovi e conosciuti e per fare il punto sullo stato dell’arte.
L’evento di spicco, sabato 12 ottobre, presso Brera Site ha attratto giornalisti e personaggi del jet set, ed ha visto anche la presenza del critico d’arte Vittorio Sgarbi che ha apprezzato l’opera della Guantario intitolata “la ruota, da dove veniamo, dove siamo diretti in preda alla smania di successo? e cos’è il vero successo?”.
Per l’artista andriese è stato un ulteriore momento di condivisione e di confronto su una piazza importante quale quella meneghina: «Soffermarsi a scambiare pareri e opinioni sulle opere esposte con critici e gente che ritiene l’arte un indispensabile aneddoto contro la desertificazione culturale e sociale, è stato per me importante. Momenti come quello che ho appena vissuto nel week end appena trascorso mi fanno riflettere sull’importanza di far uscire fuori la mia arte, donarla agli altri affinché loro possano trarne ciò che di buono e positivo essa racchiude.
La presenza a Milano del sociologo Alberoni, della psicoterapeuta Maria Rita Parsi, del direttore del Vittoriale degli Italiani Giordano Bruno Guerri, e poi il curatore del Padiglione Italia della Biennale di Venezia Milovan Farronato, l’artista Josè Dalì, Carlo Motta, lo stilista Alviero Martini, il fotografo di fama internazionale Roberto Villa, amico di Pier Paolo Pasolini e di Dario Fo, solo per citarne alcuni, e per ribadire che il linguaggio dell’arte pittorica e, nel mio caso oserei dire materica, è trasversale e conquista settori tra i più disparati perché, in fondo, tutti noi abbiamo bisogno di vedere le cose con un occhio più votato alla bellezza unica e pertanto “soggettiva” che solo un’opera d’arte è in grado di donare».