Iniziamo tutti forse a renderci conto del fatto che stiamo vivendo un periodo che sarà raccontato sui libri di storia, una grande guerra non fra gli uomini ma contro un virus, un nemico contro cui fare fronte comune.
Di questo avvenimento epocale sono consapevoli anche i ragazzi, a cui affidiamo volentieri alcune riflessioni: queste sono le parole di una studentessa dell’Itis “Jannuzzi” di Andria, Alessia Monterisi, che raccontano bene il sentimento che anima tanti di loro.
«Cara Italia,
come risplendi in questi giorni bui! Nonostante le strade e le tue piazze siano deserte, tu risplendi sempre.
Queste giornate sono così soleggiate che stare in casa è impossibile, ti viene voglia di uscire e non basta portare a spasso il cane sotto casa tua per respirare.
È incredibile quanto la semplice azione di uscire ogni giorno sia diventata un bisogno, ma tutto sommato non è neanche confortante farlo, è così straziante non poter vedere i volti della gente, perché coperti dalle mascherine. Camminano tutti con passo svelto perché stare in giro è vietato e allora bisogna sbrigarsi per comprare i viveri.
In questa situazione rivedo i racconti di mio nonno, di quando mi ha parlato della guerra e c’era il coprifuoco, di quando la gente rimaneva terrorizzata in casa e di quando partivano per il militare senza sapere se sarebbero tornati.
Ci sono così tante regole da rispettare che allora decidi di non uscire: “mantieni la distanza di un metro”,”non stringi la mano e non baci la gente”,”esci solo se è strettamente necessario”.
Cara Italia, ma come ti sei ridotta! Tu non sei così! Tu non sei fredda, tu sei calda e accogliente, profumi di mare e di pizza, risplendi come un cristallo e invece adesso mi sembri così spenta, non sento il profumo di mare e di pizza perché il mio olfatto è limitato da una mascherina e non sento il tuo calore perché ho i guanti alle mani.
In televisione mandano in onda ogni cinque minuti la pubblicità dove ci sono scritte le regole da rispettare, nei programmi non si sente più applaudire perché la platea è vuota e il telegiornale ormai rappresenta un’Italia grigia.
Questo periodo è strano, per strada non ci si può salutare, la gente dà di matto, le code ai supermercati sono chilometriche e fra le vie c’è sempre silenzio, a qualsiasi ora; ma in questi giorni se ci si scorge dalla finestra della nostra casa, si può udire una musica in lontananza: è l’inno della nostra patria. Mi commuove vedere come siamo uniti: ”Viva l’Italia!”, scriveva Italo Calvino in un suo libro.
La nostra terra è viva, ci sentite? Sentite quanto è bella la nostra musica, quanta speranza abbiamo; ce la faremo!
La cosa più difficile è proprio restare in casa, però, a volte mi sento mancare l’aria e voglio uscire per stare con i miei amici, ridere e scherzare, mi manca camminare per strada e sentire l’odore del pane appena sfornato, incrociare sguardi con altra gente che non siano i miei genitori. La quarantena è la parte peggiore di questa epidemia, sono passati solo sei giorni e mi sembra un’eternità, ma andrà tutto bene!
L’orgoglio più grande sono i nostri medici, un altro barlume di speranza lo colgo da loro che lavorano ininterrottamente tutti i giorni per darci supporto.
La mia vita è cambiata in un batter di ciglia, un giorno sono a scuola e quello dopo sono a casa, seduta davanti a un computer a fare videolezioni, il momento più normale della giornata è quello; non è normale stare tutto il giorno a chiedersi:”che faccio oggi?” Non è normale vedere i miei genitori a casa perché solitamente lavorano sempre. Sto imparando ad apprezzare quello che ho, a volte non mi andava mai di uscire ma dopo questo periodo credo che lo farò ogni volta che ne avrò la possibilità, senza sbuffare. Sto riscoprendo passioni che avevo abbandonato e sicuramente, dopo questo periodo, avrò qualcosa da raccontare. Racconterò ai miei futuri figli di quando ci hanno messo in quarantena e fuori non volava una mosca, di quando dovevamo stare costretti in casa e uscire solo per comprare il cibo, di quando ci siamo fatti prendere dalla malinconia e la nostra Italia si è scoraggiata e di quando poi finalmente ne siamo usciti vittoriosi e con qualche persona in meno, ma comunque più forti e uniti.
Forza, Italia, ce la faremo!
Alessia Monterisi 4 BE»
La retorica patriottica è la cosa più facile da sventolare in questo momento e anche la meno utile. Ci vorrebbero meno inni sui balconi e più mascherine sui balconi.