Cultura

Notte di san Lorenzo alle Fornaci, vanto del nostro artigianato

Vincenzo D'Avanzo
I desideri affidateli pure alle stelle ma che siano realistici, perché se chiedete l'impossibile nemmeno le stelle possono aiutarvi
scrivi un commento 18887

In questo caldo mese di agosto, riproproniamo alcuni dei più bei “racconti della domenica” di Vincenzo D’Avanzo, che ci accompagnano ormai da tempo tra storia, tradizione e nostalgia.

Quella mattina il vecchietto piangeva a dirotto. Seduto su una sedia di paglia, avvolto in un pastrano nero per il freddo guardava gli operai che si muovevano in modo confuso intorno a quella che era l’ultima fornace con ciminiera che stava per essere abbattuta. Era il nove gennaio del 1991. Al vecchietto alla nascita avevano dato il nome di Lorenzo in onore del santo patrono della zona, anche se per la gente che vi abitava era sempre il rione Fornaci, per la presenza di numerosi laboratori situati in quelle impervie stradine fatte di scale, di case e di sottani se non addirittura grotte dove erano ubicati i laboratori e i forni. Lorenzo era l’ultimo di una secolare famiglia di vasai: tutti avevano lavorato in quella attività. A chiuderla fu proprio Lorenzo quando la produzione industriale delle terracotte e vasi in genere rendeva impossibile la concorrenza da parte del lavoro artigianale. Quando seppe che anche l’ultima testimonianza di quell’attività millenaria sarebbe stata demolita si armò di bastone per appoggiarsi e, nonostante i suo 87 anni andò sul Comune salendo a fatica pendio san Lorenzo e le scale del Municipio. Chiese del sindaco ma l’usciere lo mandò ancora più su all’Ufficio Tecnico. Qui gli diedero, dopo qualche tempo di attesa, la più classica delle risposte: è pericolante. Il poveretto non seppe replicare perché il pericolo poteva essere superato dal restauro: ma di fronte doveva avere uno che avesse studiato la storia della città e ci tenesse a conservare la memoria storica. La burocrazia se non ha memoria quasi sempre non ha cuore.

Era un quartiere abitato da povera gente dedita al lavoro pesante. Nei momenti di maggiore richiesta ci lavorava tutta la famiglia e spesso i ragazzini marinavano la scuola per mettersi al tornio dove la soddisfazione era più immediata. Vedere crescere tra le mani la forma del vaso era una soddisfazione che non provavano con gli Assiri e i Babilonesi. Lorenzo a scuola non c’era andato, ma aveva il gusto del bello. Una domenica come al solito era entrato nella chiesetta dedicata a san Lorenzo per la messa e chiese al sacerdote chi rappresentasse quella statua situata sul portale dietro una grata di ferro. Il sacerdote gli spiegò che trattavasi di san Lorenzo, un martire dei primi secoli della Chiesa che la tradizione certifica essere morto arrostito sulla graticola. Per questo san Lorenzo è il patrono dei cuochi e dei pompieri. È questa una tradizione tramandata nei secoli e a dimostrazione Roma aveva circa una ventina di chiese dedicate a san Lorenzo. Tutto questo però a lui interessava poco. Un dettaglio lo impressionò: il sacerdote aveva detto che era di terracotta. Egli volle salire sopra per toccarla e lì si accorse che era un pregevole manufatto realizzato in tre parti e poi compattato direttamente sul posto. Fino a quel momento Lorenzo aveva fatto solo vasi e pensò bene di mettersi a fare qualcosa di più prezioso, ormai aveva più di vent’anni ed era quindi nella età giusta per sperimentare forme nuove.

Questo diede una svolta alla sua vita. Aveva da un paio d’anni sposato una bella ragazza, mezza parente come si usava una volta quando il giro delle conoscenze era limitato. Carolina, il nome della ragazza, aveva fatto la seconda elementare e quindi sapeva leggere sia pure in modo approssimativo. Però era andata a scuola di ricamo e quindi sapeva disegnare. Allargarono allora il laboratorio con un’altra stanza dove Carolina con alcune ragazze amiche si fecero spiegare da uno che si dichiarava discendente di Ferdinando Di Bari, l’autore della statua di san Lorenzo e che aveva il laboratorio di ceramica proprio da quelle parti. Le ragazze impararono subito e Lorenzo non produsse più solo vasi ma cominciò a produrre piastrelle, giocattoli di terracotta per i bambini, statue di vario genere. Questa produzione veniva data ai negozianti e ambulanti di Andria perché vendessero il risultato del loro lavoro. La sua ambizione era che qualche sua opera fosse conservata nei musei, come era capitato a qualche antico vasaio andriese di cui si conserva qualche manufatto persino nel museo Jatta di Ruvo.

Intanto le ragazze mentre disegnavano o dipingevano si raccontavano le vicende d’amore delle attrici e degli attori, fino a quando le amiche chiesero a Carolina: “e tu come lo hai trovato Lorenzo?” E Carolina si raccontò: “durante i preparativi della festa di san Lorenzo “u uagnaun” mi girava attorno come un moscone, tanto che se ne accorse pure il cappellano della chiesetta il quale mi mise sull’avviso: ma io già me n’ero accorto. Eravamo entrambi figli di cugini e quindi ci conoscevamo da piccoli. La sera della festa mentre sulla piazzetta si svolgeva l’assalto all’albero della cuccagna e i genitori erano in piazza, Lorenzo propose agli amici di andare sulla terrazza di casa sua a vedere cadere le stelle. Accettammo l’invito in sei tra cui ovviamente c’ero io. Per salire in terrazza c’era una ripida scala di legno appoggiata al muro e una botola che bisognava aprire e le ragazze in particolare ebbero paura. Allora Lorenzo propose di alternarsi in modo che in caso di pericolo i maschi potessero proteggere le donne. Una di esse disse che la cosa non le piaceva perché i ragazzi stando sotto potevano guardare le gambe. In realtà impossibile perché le gonne erano larghe e lunghe fino alla caviglia. Per questo alla fine accettarono. Non avevano calcolato però che per proteggerle i maschi salivano con una mano al piolo e una in alto. Proprio quella in alto, involontariamente ma frequentemente, capitava di sfiorare il “lato B” delle ragazze. Mentre le altre si ribellavano, io facevo finta di niente. Giunti in terrazza finalmente io rimproverai Lorenzo per i “passaggi” che si era preso. Ma lo feci ridendo in modo che fosse chiaro il gradimento. Finalmente ci stendemmo sul pavimento e, ancora per caso io capitai vicino a Lorenzo. “Cadono le stelle” e tutti e due riuscimmo ad esprimere il desiderio prima che una di esse scomparisse alla vista. Subito dopo Lorenzo mi chiese quale desiderio avessi espresso. Io prima resistetti, poi dichiarai che mi sarebbe piaciuto trovare l’amore. “E tu?”- Aggiunsi. Io ho chiesto “d famm vasè na uagnedd ca stè vcioin a maie”. “A destr u a snistr?” Replicai. “Andvoin?” Disse Lorenzo voltandosi verso di me. “Naun moue, s naun crrobb hana doic r chmbagne?” E ci mettemmo d’accordo per l’indomani quando sarebbero andati a pulire la chiesetta. E fu proprio nella sacrestia che ci scambiammo il primo bacio, ma fu così veloce che nemmeno il prete, che guardava attento in giro, se ne accorse”.

I desideri la notte di san Lorenzo affidateli pure alle stelle ma che siano realistici, perché se chiedete l’impossibile nemmeno le stelle possono aiutarvi. Chiedere di vincere al totocalcio o al “gratta e vinci” è tra quelli che rasentano l’impossibilità e le stelle non li conoscono questi giochi.

domenica 9 Agosto 2020

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti