Cultura

U mracl d Sand Rccard

Vincenzo D'Avanzo
La festa di san Riccardo nasconde tante storie, minimali se volete, ma che racchiudono lo spirito di un popolo
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Quando nacque Mario la famiglia abitava in una di quelle “grotte” nei pressi della chiesetta di sant’Andrea, poi sciaguratamente demolita. La mammoir dovette lavorare praticamente al buio: due piattini con un po’ d’olio e uno stoppino era l’illuminazione straordinaria per la circostanza. Normalmente quella fioca luce era una sola e si accendeva a tarda sera nonostante fosse diventato buio da tempo. Il padre di Mario diceva che la luce non era necessaria quando si stava seduti perché le parole si ascoltano, non si vedono. La saggezza dei poveri è tale che riesce a trovare una spiegazione a tutto pur di addolcire il disagio. Quella sera nacque un bel maschietto: fu una sorpresa per i presenti perché tutti si aspettavano una femmina in base all’altezza e la forma della pancia, al vomito della gestante, ecc. Era la ecografia visiva dell’epoca, anche se poi c’era sempre la sorpresa. Un bel problema: la famiglia era già ricca di tre maschi e una femmina ora ci stava tanto che la partoriente, con il consenso delle due suocere agguerrite per accaparrarsi il nome, avevano acconsentito che il nome fosse quello di Maria per devozione alla Madonna, che univa entrambe le famiglie.

Il nome dei padri dei due consuoceri era stato già utilizzato. Ci fu un certo imbarazzo quando la mammoir chiese il nome del ragazzo p scill ad assgnè. Qualche minuto di silenzio fu interrotto da una comara del vicinato che propose il nome di Mario, che per lei era semplicemente il maschile di Maria. Un’altra comara che frequentava la chiesa assiduamente a questo punto suggerì che l’onomastico di Mario fosse il 12 settembre, festa del nome di Maria. E così Mario obbedì al concilio femminile e anche da grande continuò a celebrare l’onomastico il 12 settembre per non dispiacere i genitori. Data che aveva un’altra coincidenza: cadeva sempre qualche giorno prima di San Riccardo e quel giorno, passati gli anni, Mario voleva che tutti ifigli prima e poi i nipoti si incontrassero a casa sua per festeggiarlo e nel contempo sentire i desideri per il regalo che la nonna avrebbe provveduto e reperire sulle bancarelle della festa patronale. Trattamento diverso da quello riservato ai figli che si erano tutti dovuti accontentare du parauall e la figlia femmina della solita cucina in miniatura. Con i nipoti i nonni sono sempre più generosi perché devono accaparrarsi il loro favore. Così avvenne anche nel 2019 quando entrambi i nonni avevano superato la novantina, un po’ acciaccati ma ancora lucidi.

Prima però di decidere il regalo i nipoti chiacchieravano con i nonni i quali avevano sempre voglia di raccontare brandelli della propria vita. Il 12 settembre scorso l’appuntamento si ripropose ma il nonno era triste e apparve a tutti particolarmente taciturno. I nipoti ebbero paura che saltasse l’appuntamento con i regali per cui cominciarono a martellare di domande il nonno. Alla fine si aprì: san Riccardo è un santo permaloso, disse, e non sappiamo mai come può reagire se noi non gli facciamo una bella festa, che in paradiso indica la misura dell’amore dei propri fedeli nella gara perenne tra i santi protettori dei paesi vicini. In questa gara san Riccardo era avvantaggiato perché era l’ultimo a essere festeggiato. Per questo quando ero piccolo, raccontò Mario, la processione della domenica si fermava al largo dei Cappuccini perché sia la Madonna sia san Riccardo ascoltassero la musica di una delle orchestre che allora era ubicata proprio in quel largo, oltre che a piazza Imbriani e piazza Catuma, e dopo assistere anche a una batteria (fuoco pirotecnico) che si svolgeva a u staccoit. Per un quarto d’ora tutta la gente stava con il naso in su per assistere a quel carosello di colori. Per la verità allora erano più rumori che colori. E poi le due statue si incamminavano per il ritorno in cattedrale passando sotto la galleria di luci fantasmagoriche che illuminava tutto il corso.Era un trionfo per il nostro Patrono. Arrivati a Porta Castello il sindaco e gli assessori si giravano per guardare e verificare che san Riccardo fosse contento. E san Riccardo applaudiva dal cielo con una pioggia abbondante per far ingrossare le olive della campagna andriese: U MRACL D SAND RCCARD. Quando uno dei nipoti fece rilevare che la paura del virus aveva fatto saltare la festa non la cattiva volontà della gente, nonno Mario replicò che questa era una scusa che peggiorava la situazione. Infatti san Riccardo nei secoli ci aveva liberato dalla peste, dalla invasione delle cavallette e da tanti altri guai. Cosa facciamo capire, disse il nonno, che non è capace di isolare il virus?

Fu la nipotina che aveva fatto la prima comunione nel 2019 a chiarire la situazione: fresca di catechismo la fanciulla spiegò che era Gesù a fare i miracoli, i santi pregano Gesù di aiutare i loro amici. E Gesù è buono e capisce i comportamenti degli uomini. Fu allora che Mario, dopo aver apprezzato l’intelligenza della nipote e rimproverato gli altri di non studiare abbastanza, disse: i poue stè la Madonn e ripiegò sull’argomento a lui sempre caro, che tuttavia stimolava l’attenzione dei nipoti.

Quando era piccolo e anche da giovane i genitori lo obbligavano ad andare a messa la domenica di san Riccardo e, cosa strana, Mario sceglieva sempre la cattedrale. Guarda che lì la messa è lunga perché sta il vescovo. Non importa, rispondeva Mario, forse poco sincero, a me piace la messa cantata. In verità egli andava a messa volentieri (doveva poi raccontare il vangelo ai genitori se voleva sedersi a tavola), ma gli piaceva alla fine spostarsi in piazza Catuma dove alle 12, mentre la banda suonava sulla orchestra motivi religiosi, c’era il lancio dei palloni aerostatici le cui evoluzioni era bello seguire con il naso rivolto verso l’alto fino all’ultimo che in genere prevedeva lo scoppio di qualche petardo. Non era raro che qualche pallone non si gonfiava con il fumo e si incendiava: allora i vecchi erano pronti a fare previsioni nefaste.

Il pomeriggio poi Mario, divenuto giovincello, inseguiva “Spiripicchio” che con le sue gag recitate con l’immancabile bombetta, frack e bastone di bambù, allietava la gente davanti ai bar. La sera poi Mario con gli amici si divertiva a seguire lungo i tavolini dei bar sistemati su “via Trani” due suonatori ambulanti, dei quali uno era cieco, il quale continuava a suonare anche quando l’altro con un piattino raccoglieva l’obolo dei presenti. E fu proprio in una di queste circostanze che Mario incontrò una bella ragazza che peraltro si chiamava Maria (nome a quei tempi molto diffuso rispetto a quelli esotici di oggi). Mario scoprì che la ragazza abitava nella zona delle grotte di sant’ Andrea, in una piccola casa di recente costruzione dopo la demolizione delle grotte. I due ragazzi si frequentarono e con il consenso dei genitori si avviarono verso il matrimonio non dopo aver affrontato un piccolo problema: l’onomastico. Mario aveva scoperto che il suo nome non era il maschile di Maria ma faceva memoria di un altro santo. Motivo per il quale chiese ai genitori di poter festeggiare il suo onomastico il 19 gennaio festa di san Mario e non il 12 settembre quando avrebbero festeggiato il nome della fidanzata. Maria però fu di diverso avviso: festeggiamo tutti e due il 12 settembre, in questo modo tieni contenti i genitori e noi risparmiamo. E così è stato fino ad oggi nonostante i genitori di Mario siano scomparsi da tempo. Ma nella civiltà contadina la memoria vale quanto la presenza.

Anche quella dei bambini: infatti uno di loro fu svelto a chiedere il doppio regalo per san Riccardo. La festa è una e il regalo è anche uno, rispose il nonno. Ognuno dicesse alla nonna in gran segreto quello che vuole. Ma la nonna fu pronta a replicare: so fatt vecchie, cià vè a r bancaredd? I poue stann auann? Allora il nonno risolse il problema: cinquanta euro ciascuno, avastn pu mizz pizz, u parauall i piur la mezzaggiarl (la granite al limone, tradizione del lunedi), secondo il linguaggio del suo tempo e chi si accontenta gode. Niue avemm assaliut u parauall… La sorpresa finale fu che i soldi andarono ai genitori con ampia facoltà di gestirli per il bene dei figli.

La festa di san Riccardo nasconde tante storie, minimali se volete, ma che racchiudono lo spirito di un popolo.

Nota: quest’anno olive non ce ne sono motivo per il quale stiamo tranquilli: le poche olive si gonfiano anche senz’acqua. In cambio chiediamo a san Riccardo di illuminare gli andriesi per collegare alla coscienza il segno di croce della matita. Buona festa a tutti.

domenica 20 Settembre 2020

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