Cultura

Barbangelo, un immigrato di prestigio

Vincenzo D'Avanzo
Il 9 giugno del 2021 sarà il centesimo anniversario della sua nascita: lo ricorderanno i familiari, i pochi o tanti amici che gli sono sopravvissuti. Ma forse è opportuno che lo ricordi anche l'intera città
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Il 19 marzo del 1999 il Centro EDA (corsi serali per lavoratori) di Andria tra le sue attività didattiche, sempre tese a portare gli allievi (adulti di varia età) a prendere contatto con la realtà circostante, ritenne opportuno ricordare una pagina storica della città, le cui conseguenze avevano lasciato una traccia indelebile sul tessuto urbano e sociale di Andria. Il vostro narratore, come insegnante di storia, propose all’intero corpo docente una ricerca su quel particolare momento storico che vide i francesi assediare la nostra città con la collaborazione di Ettore Carafa, che nella circostanza giocò un ruolo equivoco. Gli alunni, se hanno la possibilità di toccare con mano la storia che si racconta, si appassionano e cominciano ad apprezzare le bellezze artistiche e monumentali con le quali erano abituati a convivere senza magari apprezzarne il significato. Ne venne fuori una ricerca interessante che fu trasferita in una rappresentazione scenica. Uomini e donne che a stento si esprimevano ci misero un tale calore e tanta espressività che la rappresentazione fu la prova dell’interesse che la storia può suscitare se si è coinvolti direttamente negli eventi. Al vostro narratore piace ancora ricordare il giovane che interpretò Carafa: era balbuziente ma quella sera superò brillantemente l’handicap emozionando tutti i presenti. Ancora oggi quando lo incontro mi saluta con calore. Un handicap non è per sempre.

A illustrare gli avvenimenti quella sera fu chiamato il prof. Pietro Petrarolo, uno degli storici- divulgatori più noti della città. Per la verità il vostro narratore andò a invitare anche il prof. Pasquale Barbangelo, di cui era nota la passione per la storia, soprattutto quella medioevale: a lui si deve tanta conoscenza dei beni artistici andriesi ma soprattutto il contributo del popolo alla evoluzione sociale. Ma il professore per ragioni di salute non potette intervenire: ci promise tuttavia una ricerca originale su quella triste pagina di storia andriese: fu di parola perché ci mandò un manoscritto che raccontava gli eventi con molte notizie inedite. Ne uscì un saggio di indubbio valore che allora non ebbe la possibilità di essere adeguatamente pubblicato: ci limitammo a fare un opuscolo fotocopiato: è difficile che la scuola abbia i mezzi per fare cultura..

Pasquale Barbangelo, pur originario di Minervino, parlava di Andria come la “nostra città”: in realtà lo era diventata perché in Andria egli ha vissuto tutta la sua vita professionale come docente presso la scuola media Vaccina ( e poi al liceo scientifico) dove era “amato” dagli alunni per la sua chiarezza e suggestione nella comunicazione, appena “sopportato” dai colleghi per il fastidio recato loro dalle sue iniziative e soprattutto per l’annuale corsa dei genitori a iscrivere i propri figli alla sua sezione. Succede sul lavoro quando anziché emulare i più bravi si sparge l’invidia. È tutto umano. Ma lui imperturbabile ignorava tutto e tutti: raccontava la sua storia arricchendola di piccoli dettagli che lui aveva scoperto.

Infatti oltre che come docente egli sarà ricordato come ricercatore e studioso. Andria nel dopoguerra ha avuto molti divulgatori anche autorevoli: per divulgare occorre studiare. Barbangelo invece ha ricambiato il calore con cui Andria lo ha accolto studiando la sua storia, alla ricerca di documenti non facili da reperire. Proprio quell’incendio del 1799 aveva distrutto quasi la totalità dei documenti storici andriesi a causa della concentrazione degli stessi negli ambienti della cattedrale. Il prof. Barbangelo passava intere giornate (quando era libero da impegni scolastici) a compulsare documenti per le sue ricerche nella biblioteca comunale sita in via Napoli. Tuttavia la sua presenza in biblioteca era una tentazione per i ragazzi e studenti che frequentavano quell’ambiente di studio: tutti si rivolgevano a lui per spiegazioni, chiarimenti o informazioni: capitava infatti che gli stessi addetti alla biblioteca inviavano i ragazzi dal professore quando servivano notizie su un libro o su una pagina di storia e lui era sempre disponibile. Ascoltava, suggeriva, informava: e anche per questo era contento. Il sapere, come il pane, acquista sapore quando lo spezzi e lo distribuisci.

Come era disponibile a collaborare con altri colleghi, mai geloso della sua cultura: capitò con il preside Giuseppe Brescia, recentemente scomparso, quando entrambi cercarono di dipanare le tante notizie, quasi tutte leggendarie, relative alle origini della città, trovandosi concordi nell’attribuire ad “antra” (grotte) l’origine del nome della nostra città, con evidente riferimento alle grotte di sant’Andrea e/o alle laure basiliane: origini umili ma che la tenacia degli abitanti portarono al prestigio del medioevo. E così avvenne per catuma: è tra le poche notizie certe che al livello della prima chiesetta sulla quale si costruirà poi la nostra cattedrale si usava seppellire i morti, quindi Catacumba, divenuto nel tempo catcumba, cattuma, catuma, facendo giustizia di altre terminologie fantasiose come quella di catuma come forma di focaccia. E forse è tempo di finirla con la intitolazione della piazza a Vittorio Emanuele II, che tanto onore forse nemmeno si merita, avendo affamato il sud con la sua politica fiscale. Per gli andriesi è e resta piazza Catuma, termine più fascinoso anche quando lo devi spiegare ai turisti. Ma la notizia più importante che egli ci dà raccogliendo tutti i frammenti di notizie trovate è quella di san Riccardo primo vescovo di Andria riconosciuto dal papa Adriano IV nel dodicesimo secolo. Notizia curiosa è l’epistula del Papa con la quale si permette lo scioglimento del matrimonio causa “Impotentia coeundi” (l’impossibilità ad avere rapporto matrimoniale) il che colpiva il maschio, l’unico la cui impotentia era dimostrabile. Provate a contestualizzare la notizia a quel tempo in cui il maschio era l’uomo e la donna era quasi niente, salvo tenerla sul piedistallo chiamandola madonna. Questo lavoro certosino di ricerca delle fonti e della comparazione di fonti similari fecero di Barbangelo uno storico attendibile anche quando affrontava tematiche complesse. Non a caso proprio Brescia parlerà del collaboratore e amico come di un studioso serio e scrupoloso, docente umanista e conversatore affabile e convincente.

Frutto di queste ricerche i tanti libri e articoli pubblicati, tra i quali mi piace ricordare proprio il contributo offerto a noi “L’incendio di Andria: il dramma di un popolo “fidelis: 1799- 19 marzo 1999. Molto fu il lavoro da lui dedicato al rapporto tra il popolo e il potere che durante il medioevo portarono alla oppressione feudale. Felice intuizione di scorrere la storia attraverso gli occhi del popolo e non la sequela delle scelte burocratiche o belliche.

Fu come membro della sezione di Bari di Italia nostra, l’associazione che tutela il patrimonio storico del nostro Paese, che Barbangelo mise a frutto le sue ricerche nella biblioteca andriese catalogando tutti gli appunti che il prof. Giuseppe Ceci aveva scritto a mano e conservati nella biblioteca a lui intitolata. E qui va segnalato anche l’impegno costante per la realizzazione di una sede più degna per la nostra biblioteca in modo che essa potesse diventare un vero centro di cultura per la città. Secondo lui la biblioteca doveva essere nel centro storico perché tutti coloro che avessero l’esigenza di recarvisi a studiare dovevano attraversare le stradine cariche di storia, ammirare i bassorilievi o i tanti manufatti di ferro battuto: prima di inchinarsi sui libri era bello inebriarsi della storia a cielo aperto. Di qui l’esigenza di conservare tutto quanto di bello il centro storico di una città ha fatto arrivare a noi e che a noi tocca tramandare alle future generazioni. Lo studioso è tale se ama il suo lavoro: gli uomini e le loro opere, per questo si può dire che egli ha amato Andria e gli andriesi. Anche per questo uno sforzo deve essere fatto per una riedizione di tutte le pubblicazioni di questo emerito figlio adottivo che tanto seppe ricambiare l’accoglienza ricevuta.

Un figlio adottivo che non ha dimenticato la madre naturale: a Minervino tornava spesso e di Minervino parlava volentieri, regalando alla sua cittadina di origine un vocabolario del dialetto alla pari di quello che aveva prodotto per Andria la prof.sa Musaico. Anche qui l’amore per il dettaglio, per il particolare, l’amore per il popolo che con quell’idioma dava significato ai suoi sentimenti.

Il 9 giugno del 2021 sarà il centesimo anniversario della sua nascita: lo ricorderanno i familiari, i pochi o tanti amici che gli sono sopravvissuti. Ma forse è opportuno che lo ricordi anche l’intera città.

Si dice che a una certa età ti rendi conto che sono le cose piccole quelle che contano. Pasquale Barbangelo ha vissuto da certosino andando a scandagliare nei libri di storia, nei documenti dimenticati, tanti piccoli dettagli che l’intelligenza collegava tra loro dando un senso alla storia. Chi ha dato un senso alla nostra storia merita tutta intera la nostra gratitudine.

domenica 22 Novembre 2020

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Sabino  Di Tommaso
Sabino Di Tommaso
3 anni fa

Ottima e doverosa relazione – ricordo del prof. Pasquale Barbangelo, le cui ricerche storiche sulla nostra Città, al di là della sua schietta nobiltà d’animo ed elevata umanità, sono state preziose e lo sono tuttora; una fra tutte: la pubblicazione “Andria nel Medioevo. Da ‘locus’ normanno-longobardo a ‘contea’ normanna”, edita nel 1985, ricerca che qualche anno fa la sua famiglia mi ha permesso di pubblicare in formato elettronico, “ebook”, sul sito “andrairte.it”.

Nicola Zagaria
Nicola Zagaria
3 anni fa

Ciao sono stato uno dei suoi tanti alunni della scuola vaccina di Andria e stato quello che mi ha fatto appassionare alla cultura era un grande comunicatore è una persona gentile. Grazie

Sabino Papa
Sabino Papa
3 anni fa

Ho conosciuto il prof Barbangelo, è stato un mio professore al liceo scientifico Nuzzi. Ricordo la sua passione per l'insegnamento ed il suo carattere mite e la grande disponibilità verso i suoi studenti. Mi ha fatto piacere leggere queste belle parole su di lui , che condivido.